Mercato dell’auto sempre più in crisi, anche grazie alla nuova tassazione Iva e Ipt

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Il mercato dell’auto torna a contrarsi. Dopo aver rialzato la testa ad agosto, le immatricolazioni a settembre sono nuovamente calate, segnando una flessione del 5,7%. Il mercato resta quindi depresso, con la conferma delle previsioni per il 2011 che dovrebbe chiudersi con un volume di vetture inferiore agli 1,8 milioni. In questo scenario calano anche le nuove vetture di Fiat, che segnano però una flessione inferiore alla media (-3,04%), consentendo al Gruppo di aumentare la propria quota di mercato, tornando a sfiorare il 30%.

 

Il mese scorso le immatricolazioni, secondo i dati diffusi dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, hanno segnato una flessione del 5,7% a 146.388 unità (contro le 155.231 di settembre 2010). Ad agosto le vendite avevano registrato una crescita dell’1,51%. Nel complesso dei primi nove mesi dell’anno le immatricolazioni sono state 1,369 milioni, in calo dell’11,29% rispetto allo stesso periodo del 2010 (1,543 milioni). Il volume globale delle vendite di settembre (522.135 autovetture) ha interessato per il 28,04 % auto nuove e per il 71,96% auto usate.

Secondo il Centro studi Promotor, il calo di settembre”non è certo inatteso” e la sua entità è “modesta soltanto perché molte case continuano ad utilizzare la leva dei chilometri zero” che conferma la previsione per il 2011 di un volume leggermente inferiore a 1.800.000, un “livello così basso da mettere a rischio la sopravvivenza di un certo numero di concessionarie”. Il Csp evidenzia tuttavia che ci sono “segnali di risveglio della domanda dal letargo degli ultimi mesi”.

In questo scenario, il Gruppo Fiat Automobiles (Jeep inclusa) segna un risultato migliore di quello del mercato, con un calo delle immatricolazioni del 3,04% a 43.504 unità (da 44.867 dello scorso anno). La quota del Gruppo sale al 29,72% dal 28,9% dello scorso anno: in particolare, mentre calano la quota di Fiat (al 21,21%) e di Alfa Romeo (al 2,85%), crescono le quote di Lancia (al 5%) e di Jeep (0,66%) grazie all’arrivo sul mercato di nuovi modelli. Fiat Panda e Fiat Punto sono le auto più vendute in settembre. Tra i costruttori esteri, Ford si conferma il primo importatore con 11.558 nuove immatricolazioni, in calo del 5,06% rispetto ad un anno fa. Al secondo posto c’è Volkswagen con 10.669 nuove immatricolazioni (-1,34%) e terza è Opel con 10.129 unità (-0,8%).

Se il nuovo non gode, per l’usato si prepara un futuro molto triste, specie per le vendite di automobili nelle regioni ordinarie e per i modelli con elevata potenza. Infatti, a partire dal mese di ottobre cambiano le modalità di calcolo dell’Ipt, l’imposta di trascrizione, appannaggio delle esauste casse delle province italiane: da una quota fissa di 196 euro, si passa ad un importo calcolato sulla potenza del veicolo usato eccedente la soglia dei 53 kW, con una quota variabile tra 3,51 e 4,56 euro/kW a discrezione delle varie province. Come ha calcolato Quattroruote, per una vettura usata come una Mini Cooper di 90 kW l’Ipt cresce di oltre il 109%, arrivando a 410 euro, mentre una Vw Passat 2.0 Tdi 170 Cv cresce di ben il 190%, arrivando a 570 euro. Per automobili più potenti come una Bmw 530d Futura da190 kW l’incremento è di ben il 342% a 866 euro, o anche del 423,5% a 1.026 euro per una Mercedes Slk 350 V6 premium da 225 kW. Una tassa che non tiene conto del valore dell’usato, proporzionale all’anzianità del mezzo, che finirà per deprezzare sensibilmente la vendita (se non a bloccarla del tutto) di autovetture dotate di motori potenti ma dal valore commerciale basso. Per non dire delle distorsioni commerciali che convoglierà le immatricolazioni dei grandi flottisti (come le società di autonoleggio) a spostare le loro immatricolazioni dalle province di Roma e di Firenze a province molto più convenienti dal punto di vista fiscale, come le province speciali di Trento e di Bolzano o la regione della Val d’Aosta.

Se ai maggiori costi d’acquisto (l’incremento dell’1% dell’aliquota Iva e l’Ipt), si aggiungono i costi d’esercizio (tassa di proprietà, costo sempre più esorbitante dei carburanti e della manutenzione) e la situazione anacronistica del fisco italiano che permette ai titolari di partita Iva di detrarre sono una piccola ed irrisoria percentuale del costo d’acquisto e di gestione di un veicolo (quando una deducibilità allineata alla media dei grandi paesi europei consentirebbe la vendita aggiuntiva di almeno 300.000 veicoli nuovi all’anno), si può supporre che l’attesa ripresa del mercato degli autoveicoli, nuovo e usato, sarà ben difficile per tutto il 2011 e anche per il primo semestre del 2012.