Nuove regole europee per l’allevamento delle galline ovaiole: a rischio la produzione veneta e italiana

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Con la Direttiva europea 1999/74 CE, recepita in Italia dal decreto legislativo 267/03 entrato in vigore il 5 ottobre del 2003, sono stati identificati tre sistemi di allevamento delle galline ovaiole: gabbie non modificate (convenzionali), gabbie modificate (o “arricchite”) e sistemi alternativi alla gabbia (a terra, all’aperto, in aviario). L’utilizzo di impianti con gabbie convenzionali è vietato dal gennaio 2012. Le ovaiole interessate dai provvedimenti sono circa 7 milioni nel solo Veneto e circa 18 milioni in Italia. Considerando un valore variabile da 8 a 20 euro per capo, per l’adeguamento delle gabbie, si calcola un costo complessivo di alcune decine di milioni di euro solo nella regione Veneto.

 

L’assessore regionale all’agricoltura Franco Manzato ha rivolto alla UE un appello affinché non penalizzi le Pmi italiane in questo momento di particolare difficoltà in ogni settore, con la previsione di dover procedere all’abbattimento, al 1° gennaio 2012: “l’Unione Europea ammetta a contributo gli interventi per adempiere agli obblighi previsti per gli allevatori di galline ovaiole e attivi una deroga a livello di Piano di Sviluppo Rurale a sostegno degli adeguamenti degli impianti. La richiesta è tesa a consentire di conformarsi ai nuovi requisiti entro 36 mesi dalla data in cui questi diventano efficaci, ossia fino al 31 dicembre 2014”.

Per l’assessore la deroga è necessaria per consentire alle aziende di adempiere, magari mettendole nelle condizioni di “accedere ai contributi del PSR per l’adeguamento alle normative in quanto i nostri allevatori vogliono farlo e chiedono solo il tempo per eseguire i passaggi necessari”, pena il rischio di “un danno anche per i consumatori. A fronte di una riduzione di uova non solo venete ma anche italiane ed europee, siamo a rischio importazione da Paesi extracomunitari, come la Cina, senza avere certezza di qualità e salubrità”.

Il provvedimento europeo preoccupa non solo per le perdite che la direttiva procurerà al comparto, ma anche “per i risvolti a cui il Veneto dovrà andare incontro con l’applicazione del provvedimento in questione: sanzioni, concorrenza sleale tra Stati, oneri maggiori e differenza di reddito. Con la linea dura adottata dal Parlamento si corre il rischio che all’inizio del 2012 ci si trovi di fronte ad un calo della produzione di uova con conseguente rialzo dei prezzi per il consumatore” conclude Manzato auspicando l’attenzione dell’Europa ai problemi dell’agricoltura non solo italiana.