Spumanti italiani prodotti anticiclici

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Indagine dell’Osservatorio economico dei vini effervescenti

“Basta con i dati campati per aria e similitudini fuori luogo” è l’appunto che Giampietro Comolli, fondatore 20 anni fa e amministratore di Ovse, l’Osservatorio Economico dei vini effervescenti Spumanti italiani che dal 1991 legge e raccoglie i dati dei consumi e dei mercati, secondo cui “l’andamento positivo dei vini con bollicine italiane prosegue potrebbe essere letto come antidoto, come piacere e gusto, come desiderio di brindare italiano e festeggiare per augurarsi che la paura venga vinta”.  

L’Ovse anticipa, con una stima realizzata su consegne, propensione all’acquisto e consumo fra 2.000 consumatori italiani, che in questi giorni si stapperanno circa 90 milioni di bottiglie di produzione tricolore (-1% rispetto al 2010) e circa 4 milioni di importazione, per un valore al consumo di oltre 710 milioni di euro, quasi stabile negli ultimi 3 anni. Il fine anno 2011 fa segnare in crescita la concentrazione dei consumi e degli atti di acquisto: aumento del numero medio di bottiglie acquistate per volta, aumento della spesa per acquisto, ma leggero calo del valore speso. A questo si abbina un aumento dei consumi durante le feste al 70% del totale consumato in un anno (riduzione dell’effetto destagionalizzazione), cioè lo spumante riprende un ruolo vecchio stile, di vino per le feste e per l’allegria. Inoltre si nota una maggiore discontinuità degli acquisti e una minore fedeltà: sul mercato c’è una riduzione della forbice del valore unitario fra prodotto di primo prezzo e suoi competitor (valore medio intorno a 3 euro) e le bottiglie di bollicine nazionali di alto livello (valore medio intorno a 10 euro), determinando un calo del 2,5% rispetto al 2010 anche dovuto al lancio di vendite promozionali di alcune insegne della grande distribuzione nazionale prima delle festività, seppur con limitazione delle quantità.

Buon l’andamento delle vendite nei “Cash&Carry” (+3% in volumi e +1% in valore rispetto al 2010), molto meno bene nel canale Horeca, che fa segnare perdite di volumi sia fra i prodotti di primo prezzo che di alto livello nazionali. Tengono bene, seppur con volumi non in crescita, gli champagne nei ristoranti e alberghi di pregio, dove le bollicine francesi hanno ancora una marcia in più in termini d’immagine rispetto al prodotto italiano.

“Si conferma – commenta Comolli – una crescita dei consumi domestici, un aumento degli acquisti concentrati negli ultimi giorni quindi con difficoltà di avere statistiche e stime attendibili, un aumento degli acquisti direttamente alla produzione, un aumento dei consumi di Prosecco Docg nei locali aperti al pubblico, un aumento delle vendite di Prosecco Doc nella GDO, un incremento per i Moscati Spumanti con l’Asti docg in testa, mentre regrediscono le bollicine rosate e il consumo di bollicine metodo classico. Le bollicine restano il primo regalo fra i vini in questo periodo, ma significativo è il calo del numero di confezioni e del valore della singola confezione. Il NordOvest italiano diventa la prima area per bottiglie da stappare con il 33%, mentre in buona crescita sono il centro Italia e il sud, anche se c’è ancora molto spazio e occasioni di consumo da acquisire”. Segnali che notano una perdita dell’effetto destagionalizzazione e consumo a tutto pasto, anche indipendentemente dagli abbinamenti a tavola tradizionali.

Per l’export continua e cresce con continuità il consumo delle bollicine nazionali. Per fine anno si stimano che saranno stappate oltre 160 milioni di bottiglie di spumanti “Made in Italy” per un valore al consumo di 1,4 miliardi di euro, pari al 64% di tutte le bottiglie esportate nel 2011, facendo segnare un incremento dell’11% in volumi rispetto al 2010 e un incremento del 20% in valore al consumo, segno che il vino e le bollicine “Made in Italy” attirano e hanno incrementato il loro fascino incrementando il valore aggiunto. Molte sono le bottiglie con etichette “generiche” e nomi di fantasia (cioè non riferiti ad una denominazione d’origine specifica), presenti sui vari mercati: la Germania resta il primo paese per i brindisi tricolori di fine anno, ma quest’anno la predominanza tedesca è incalzata da Stati Uniti e Regno Unito da sempre ai primi posti, che a loro volta sentono il fiato sul collo di una Russia innamorata del Prosecco e del Moscato italiano.
Sicuramente, il 2012 vedrà la Russia approdare al secondo posto dei consumi. Fra le etichette che fanno registrare i più brillanti risultati, oltre al “prosecco” in assoluto dove all’estero è diventato sinonimo di “brindisi italiano”, c’è il Müller Thurgau, mentre il 2011 si può considerare una buona annata export per il metodo classico, in primis per Trento Doc (+7%) in Giappone e Regno Unito e il Franciacorta (+17%) in Usa e Europa dell’Est.