Euro, nessuna crisi sostanziale, ma tempi duri per i consumatori

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Convegno a Marghera di Unioncamere e regione Veneto sugli effetti della moneta sul consumo

 

L’euro è uno strumento che funziona bene o male, a seconda che lo si usi bene o male: la domanda da porsi non è quale possa essere il destino di questa moneta, ma quale futuro vogliamo per la società. Questo vale anche per un altro strumento creato dall’uomo per migliorare la sua condizione, la finanza, dalla quale in questo momento ci facciamo dominare e che continua a creare bisogni sempre più sofisticati. In ogni caso, purtroppo, per i consumatori si prospettano tempi duri E’ questo lo scenario di fondo emerso dal dibattito sul tema “Il destino dell’euro. Cause di una crisi annunciata ed effetti sui consumatori”, svoltosi a Marghera per iniziativa di Unioncamere e della Regione del Veneto, con l’obiettivo di approfondire cause e scenari possibili rispetto all’attuale situazione di crisi economica, che vede l’euro altalenare il suo ruolo all’interno di un mercato mondiale che comunque è attraversato da forti tensioni.
E’ emersa una visione della situazione come terreno di confronto tra modelli di sviluppo diversi, che cercano di influenzarsi, ma dei quali nessuno avrebbe da guadagnare dalla fine dell’euro, che anzi potrebbe trascinare con sé proprio quel modello economista basato sul mercato che in questo momento sembra contrastarlo.
L’assessore regionale alla tutela del consumatore, Franco Manzato, il segretario generale di Adiconsum Veneto, Valter Rigobon, per conto delle associazioni consumatori riconosciute, Gian Angelo Bellati segretario generale di Unioncamere, il docente di Cà Foscari, Ignazio Musu, il prof. Fabrizio Pezzani dell’Università Bocconi di Milano e il prof. Fabio Sdogati del Politecnico di Milano MIP hanno illustrato le loro considerazioni, dietro le quali ci sono for-mazioni culturali anche diverse, forti però della capacità di aver in qualche modo “predetto” la crisi. Che è crisi di natura strutturale vasta, che coinvolge non solo i singoli elementi, come l’euro, ma i modelli socioculturali in generale (quello anglosassone che pare guardare al “giorno per giorno” e quello europeo che bada al medio periodo e al benessere sociale), che sembrano non all’altezza di dare le risposte che tutti sembrano intravvedere. senza però riuscire a concretizzare. La crisi è dunque epocale e l’unico modo per superarla è di stare nell’euro – sistema, adeguando lo ‘strumento euro’ a esigenze e obiettivi che sono assieme sociali ed economici.