Tassazione esagerata sui veicoli aziendali: la denuncia di Federauto

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Il presidente della Commissione prezzi del Senato, Divina, critica l’ulteriore aumento del prezzo dei carburanti per finanziare il fondo della Protezione civile

Federauto entra a gamba tesa contro l’ipotesi di finanziare la riforma del mercato del lavoro attraverso l’inasprimento fiscale sulle auto aziendali. In una nota diffusa dall’associazione dei concessionari italiani si definisce “incomprensibile che si vogliano ancora attaccare gli autoveicoli, gli automobilisti e ora anche i parchi auto aziendali. Il tutto in uno scenario di forte recessione del mercato auto italiano”. E tutto ciò nonostante che Federauto, circa un mese fa, “per la seconda volta in due anni, avesse presentato ad esponenti del Governo un piano organico e triennale per il sostegno della domanda alla luce del fatto che il settore automotive, nel nostro Paese, è una realtà fondamentale e imprescindibile dell’economia e del gettito fiscale dello Stato, fatturando rispettivamente l’11,4% del PIL e contribuendo al gettito fiscale nazionale per il 16,6%, oltre che a dare lavoro, con l’indotto allargato, a ben 1.200.000 addetti”.

In particolare, proprio sulle auto aziendali, Federauto ha da tempo richiesto di parificarne la fiscalità ai principali mercati europei, anche per evitare inutili penalizzazioni di competitività alle imprese italiane nei confronti dei loro concorrenti europei. L’attuale situazione italiana prevede una quota detraibile dell’Iva del 40%, contro il 100% dei maggiori Paesi UE, senza contare il tetto di valore d’acquisto ammortizzabile calcolato nell’irrisorio 50% di 18.000 euro. Oltre a ciò Federauto proponeva un ammortamento anticipato da 4 a 2 anni, per le vetture, e da 5 a 3 anni, per i veicoli commerciali.

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“E’ assurdo, inconcepibile, che in un mercato auto in una recessione eccezionale si pensi di inasprire la fiscalità delle auto aziendali per finanziare la riforma del lavoro. Il Governo deve reperire fondi per finanziarla? Suonate a un altro indirizzo, noi abbiamo già dato”: questo il primo commento di Filippo Pavan Bernacchi, presidente di Federauto, l’associazione che raggruppa i concessionari ufficiali di tutti i marchi commercializzati in Italia di auto, veicoli commerciali, veicoli industriali e autobus, che aggiunge come “il nostro settore è sotto il livello di sopravvivenza sia per la componentistica sia per la distribuzione. Così verranno bruciati centinaia di migliaia di posti di lavoro. L’aumento dell’IVA, dell’imposta provinciale di trascrizione, delle accise sui carburanti, dei pedaggi autostradali e dell’RCA ci sta distruggendo. Stiamo ammazzando la domanda e, di conseguenza, l’intera filiera dell’automobile. Ad ogni modo non possiamo accettare questa impostazione e tutte le Associazioni del settore sono pronte a far sentire la propria voce in Parlamento. Questo provvedimento sarebbe ingiusto e profondamente iniquo”.

Per Enzo Zarattini, presidente dell’Associazione Concessionari Italiani Bmw, “se anche le auto acquistate dalle aziende, già svantaggiate rispetto all’Europa, pagheranno un ulteriore dazio con la prevista riduzione dal 40% al 27% della quota deducibile, il mercato si contrarrà ulteriormente provocando danni incalcolabili”. Sulla stessa lunghezza d’onda Adolfo De Stefani Cosentino, presidente dei concessionari Mercedes: “la minore deducibilità allontanerà ancora di più l’Italia dal panorama europeo cui spesso ci si riferisce per indicare comportamenti o legislazioni virtuose. Rammento che in Germania la quota ammortizzabile è pari al 100%, a fronte del 40% fino ad ora previsto in Italia. La detraibilità dell’IVA è pari al 100%, con una riduzione al 50% per i professionisti. Sono dati di riferimento indicativi di un approccio totalmente diverso dal nostro e che porta le immatricolazioni annuali di auto intestate a società a pesare per quasi il 40% su un mercato di circa 3,8 milioni”.

Federauto lancia quindi un appello al Governo: se non volete equipararci all’Europa, almeno lasciate tutto come sta.

LNT Sergio Divina 1

Sulla vicenda interviene anche il presidente della Commissione prezzi del Senato, Sergio Divina, specie alla luce del fatto che il Governo Monti s’appresta ad incrementare di ulteriori 5 centesimi al litro il costo dei carburanti per finanziare il fondo della Protezione civile. Per il senatore Divina “questo è un provvedimento che aggraverà ancora di più l’inflazione già esplosa sui prodotti di consumo delle famiglie, i costi di trasporto di merci e dei servizi e la competitività del turismo italiano, già messo a dura prova nel ponte pasquale che ha fatto registrare preoccupanti cali. Non solo: l’ennesimo aumento sui carburanti da parte di un governo privo di fantasia e incapace di tagliare i costi dello Stato sprecone avrà come conseguenza diretta l’ulteriore affossamento del comparto automobilistico (che genera da solo circa il 20% del gettito fiscale dello Stato), già in pesante crisi e da poche settimane interessato pure da un’ulteriore mazzata contenuta nella proposta di riforma del lavoro finanziata con la consistente riduzione della deducibilità fiscale dei veicoli aziendali”. Per Divina “vale la pena continuare ad agire così, generando crisi, insicurezza e sfiducia tra i cittadini e tra gli imprenditori? L’Italia è in grado di sopportare l’ulteriore calo del PIL stimato all’1,5% cosa che da sola genera un ulteriore buco nel bilancio 2012 dello Stato di circa 40 miliardi di euro che andrà coperto da qui al 31 dicembre prossimo? Più che ulteriori provvedimenti recessivi, l’Italia ha bisogno di una frustata espansiva, possibile solo abbattendo drasticamente i costi dello Stato, riducendo l’imposizione fiscale, tagliando l’asfissiante burocrazia che pesa sulle sole imprese per oltre 70 miliardi all’anno di costi impropri. Se il Governo Monti non ne è capace (così come ha ampiamente dimostrato in questi 4 mesi di vita), è meglio che il professor Monti torni a godersi la pensione e lasci ad altri l’ingrato compito di condurre il Paese sulla retta via senza strozzare cittadini ed imprese”.