Negozi aperti di domenica: non sempre è utile secondo un’indagine di Unioncamere del Veneto

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cartello domenica aperto 1Coppola: “avevamo ragione a non sostenere la riforma del commercio”

Sono stati presentati i risultati di un’indagine conoscitiva sugli effetti della liberalizzazione delle aperture domenicali e festive e degli orari giornalieri dei negozi voluta dal decreto legge “Salva Italia”, che ha interessato un campione di oltre 1.000 imprese del commercio appartenenti alla piccola, media e grande distribuzione e un campione di 800 consumatori. Si tratta della prima fase di un progetto condotto dalla Regione, in collaborazione con il Centro Studi di Unioncamere Veneto e con il Gruppo di lavoro, appositamente costituito dalla giunta regionale, a cui partecipano anche i rappresentanti delle associazioni delle imprese del commercio, dei consumatori e dei sindacati.

“I risultati rilevati – commenta l’assessore regionale al commercio, Isi Coppola – confermano quanto buon senso ci avesse guidato nell’approvare la legge regionale n. 30/2011 in materia di orari e aperture domenicali. In essa era previsto l’ampliamento a 16 delle domeniche lavorative, la chiusura obbligatoria nelle festività del 1 gennaio, 25 aprile, 1 maggio, 2 giugno Pasqua e Natale e la promozione di iniziative di marketing territoriale concertate con la piccola, media e grande distribuzione, finalizzate alla valorizzazione del tessuto commerciale urbano”. Per Coppola “l’aver impugnato questo provvedimento, pendente ora in Corte Costituzionale, sia da parte della grande distribuzione, che del Governo, sospendendo l’applicazione della nostra legge ha portato alcune conseguenze di assoluto rilievo”.

isi coppola 1Dall’indagine emerge infatti che circa il 70% della piccola, media e anche della grande distribuzione dichiara che le aperture domenicali avranno un impatto sui costi che aumenteranno e non saranno compensati dall’aumento delle vendite. I maggiori costi non assorbiti dall’organizzazione aziendale verranno riversati sui prezzi dei prodotti e quindi sui consumatori; inoltre, sotto il profilo occupazionale, la maggior parte delle imprese del commercio, compresa la grande distribuzione, ritiene di non procedere, per ora, con nuove assunzioni, e che fronteggerà le aperture domenicali rimodulando i turni e l’orario di lavoro della manodopera attuale (grande e media distribuzione) o aumentando l’orario di lavoro proprio e/o dei propri familiari (piccola distribuzione); infine oltre il 75% dei consumatori preferisce avere massimo 2 domeniche di apertura al mese e secondo un calendario programmato e ben comunicato. Le abitudini di consumo infatti non sono cambiate (solo il 5% dei consumatori tende a cambiare abitudini).

“Mi permetto di evidenziare, al di là degli aspetti formali che la Corte Costituzionale rileverà – dice Coppola – come talvolta la politica, quella che sa ascoltare le esigenze di territorio, riesca ad essere reale interprete delle esigenze dei cittadini molto meglio di quanto possano disporre pur rispettabili “tecnici”. Certo avremmo avuto minori tensioni e forzature ad aperture cervellotiche e poco comprensibili e, oggi, nemmeno suffragate da risultati economici adeguati, o compensate da copiose, quanto fantomatiche assunzioni, garantite dagli incantatori di turno”.