Prosegue con successo il tour del duo Paoli-Rea “Due come noi che…”

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Gino Paoli Danilo Rea 1Lunedì 4 marzo al Teatro Filarmonico di Verona
di Giovanni Greto

Gino Paoli e Danilo Rea, dopo la fortunata avventura col progetto di gruppo “Un incontro in jazz” e il disco “Auditorium Recording Studio” (2011), continuano la loro felice collaborazione con “Due come noi che…”, album pubblicato il primo ottobre dalla Parco della Musica Records, che i due artisti stanno presentando nei più importanti teatri italiani, in una tournée prodotta da International Music, che continua ad arricchire il suo calendario. Prossimo appuntamento lunedì 4 marzo (ore 21.00) al Teatro Filarmonico di Verona.

Con “Due come noi che…” Paoli e Rea stanno collezionando un sold out dopo l’altro nei concerti dal vivo sui palcoscenici più prestigiosi in Italia e all’estero, incantando ed emozionando il pubblico ogni volta. Un successo che di certo non stupisce dato il duo d’eccezione: la voce e il carisma di Paoli, uno dei più grandi autori e interpreti della canzone italiana, affiancata da uno dei più lirici e creativi pianisti riconosciuti a livello internazionale come Danilo Rea.

“Due come noi che…” è un prezioso esempio di come due artisti assoluti possano interpretare in modo innovativo alcuni classici della storia della musica italiana. Solo piano e voce, solo Danilo e Gino, solo la loro capacità di inseguirsi, di smarcarsi e ritrovarsi su una strada che è quella delle canzoni più belle del nostro patrimonio. Le canzoni più amate di Gino, da “Averti addosso” a “Il cielo in una stanza”, da “Vivere ancora” a “Perduti” passando per “La gatta” e “Come si fa”, insieme a chicche dei cantautori genovesi, che per Gino sono gli amici di una vita: “Canzone dell’amore perduto” e “Bocca di rosa” (strumentale) di De André, “Il nostro concerto” di Umberto Bindi, “Vedrai Vedrai” di Tenco e “Se tu sapessi” di Bruno Lauzi. Nella track list, così come in scaletta live, anche “Non andare via” traduzione italiana della meravigliosa “Ne me quitte pas” che proprio Jacques Brel chiese di tradurre a Paoli e “Albergo a ore”, il commovente brano di Herbert Pagani.