Alto Adige, la terza edizione del Premio delle minoranze al Dalai Lama

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PAB dalai lama luis Durnwalder diploma premio minoranze 1Il leader spirituale della comunità tibetana in visita alla regione

Il Premio delle minoranze indetto dalla Provincia di Bolzano, giunto alla sua terza edizione, è stato assegnato a Tenzin Gyatso, il XIV Dalai Lama. Il riconoscimento è stato consegnato dal presidente Luis Durnwalder, il quale a nome di tutta la Giunta provinciale ha sottolineato il ruolo di “ambasciatore mondiale della non violenza” del Dalai Lama. “L’Alto Adige e il Tibet – ha spiegato Durnwalder – sono due terre molto diverse per storia, cultura e tradizioni, però hanno anche qualcosa in comune: da un lato le montagne, dall’altro il fatto che al loro interno vi siano delle minoranze”.

La situazione politica, però, è radicalmente diversa. “Ci sono Stati – ha proseguito il presidente altoatesino – i quali ritengono che le minoranze linguistiche siano una ricchezza, e non un problema, e qui sta la differenza: in Alto Adige c’è stata una lunga lotta per la sopravvivenza durante il nazi-fascismo, ma la nostra fortuna è stata di avere al nostro fianco Italia e Austria, che hanno inserito nella Costituzione la tutela della minoranza. Sappiamo, però, che in molti altri paesi minoranza fa rima con umiliazioni, oppressioni, tensioni e violenza”.

PAB dalai lama luis Durnwalder 1 1E proprio sull’approccio pacifico del Dalai Lama alla questione tibetana ha posto l’accento il presidente Durnwalder. “La guerra non è mai la soluzione del problema – ha spiegato – l’unica via percorribile per il bene del popolo è quella della pace. Ci sono personalità che con la loro mitezza e il loro carattere riescono ad usare la ragione al posto delle armi per cercare di far valere i loro diritti: lei è un ambasciatore mondiale della non violenza”. Consegnando il Premio delle minoranze, che prevede anche una dotazione finanziaria di 20.000 euro, Durnwalder si è detto “orgoglioso di poter accogliere il Dalai Lama in una terra dove c’è pace e autonomia. Il nostro è un esempio di convivenza, ma non vuole e non può essere l’unico modello possibile. Vogliamo che sappiate – ha concluso il presidente altoatesino – che sulle Alpi c’è un piccolo popolo che ha molto a cuore la causa tibetana”.

Il Dalai Lama si è detto “onorato di poter ricevere questo premio da parte di chi da anni ci sostiene”, e ha ringraziato la Giunta provinciale “a nome di tutti coloro che nel mondo rappresentano le minoranze e lottano per i loro diritti”. Nel suo intervento la guida spirituale del popolo tibetano ha sottolineato che “anche noi stiamo provando a raggiungere quello che si è fatto in Alto Adige, ovvero un modello di autonomia ‘reale’, e non solo sulla carta, che si dimostra in grado di portare benefici anche dal punto di vista economico e sociale, e non solo politico”. Allargando gli orizzonti, Tenzin Gyatso ha ricordato i tre pilastri della sua vita. “Il primo è come essere umano: tutti dobbiamo impegnarci assieme affinché si riduca la differenza fra ricchi e poveri nel mondo. Se il XX secolo è stato il secolo della violenza, il XXI secolo deve essere quello della fratellanza. Non abbiamo altra scelta”. Dal punto di vista spirituale, il Dalai Lama auspica una “migliore armonia religiosa. Le religioni hanno approcci diversi ma obiettivi comuni, e i conflitti nascono in realtà da motivazioni politiche ed economiche”. Infine, l’ultimo impegno del Dalai Lama sarà a favore del popolo tibetano, con l’obiettivo di “preservarne e tutelarne non solo la cultura, ma anche l’ambiente”.

Nella conferenza stampa con il Dalai Lama e il presidente Durnwalder i rappresentanti dei mass media – oltre una sessantina tra giornalisti, fotografi e cineoperatori accreditati a Palazzo Widmann – hanno puntato su alcuni temi: il lungo cammino del Tibet verso un’autonomia, i rapporti con la Cina, i crescenti conflitti internazionali. Su quest’ultimo punto, il Dalai Lama, oggi guida spirituale ma non più politica del popolo tibetano, si è detto triste e molto preoccupato per le nuove tensioni tra le due Coree: “le questioni tra popoli non si risolvono con i missili vanno invece risolti con il perdono, la ‘compassion’ e l’amore”. Il Dalai Lama ha sottolineato che “l’uso della forza non risolve mai i problemi, la violenza è controproducente e porta a conseguenze imponderabili. Questo vale per le Coree ma anche per la Palestina, la Siria, l’Afghanistan”.

Tenzin Gyatso ha ribadito che la soluzione per il Tibet, a suo parere, è quella dell’autonomia, una posizione che lo lega in tal modo all’Alto Adige. Riguardo all’evolversi dei rapporti con la Cina, il Dalai Lama ha spiegato che anche la Repubblica popolare cinese sta cambiando e non potrà sottrarsi ai sommovimenti politici verso maggiore libertà e maggiore apertura. Dal canto suo il presidente Durnwalder ha precisato che in occasione di questa quarta visita del Dalai Lama in Alto Adige, a differenza delle precedenti, la Provincia non ha ricevuto alcuna nota di protesta dalle autorità cinesi, “un segno che qualcosa forse sta cambiando”. Segnali incoraggianti anche secondo il Dalai Lama: “la Cina ha sperimentato tante nuove ere, da Mao agli attuali leader: prima prevaleva l’ideologia, poi è arrivata l’economia. Ma aumentano anche le pubblicazioni e le espressioni di sostegno e solidarietà in favore del cammino avviato 60 anni fa dai tibetani”.

Il Dalai Lama ha confermato che in tema di religione non intende fare proselitismo, non si ritiene un missionario buddista: “nel mondo occidentale il buddismo non ha radici, per questo non è mia intenzione convertire le persone. Quello che è importante è conoscere e dialogare con le altre religioni, per imparare e crescere ancora”. Ai media ha ricordato che svolgono un ruolo importante nelle questioni delle minoranze: “dovere investigare e informare in modo obiettivo e favorire il rispetto dei diritti umani”. Infine è tornato sul Premio ricevuto dalla Provincia: “tra tibetani e altoatesini ci sono affinità e comunanza, proprio per questo premio ha per me un valore particolare”.