Dopo elezioni, centro destra agitato in Trentino Alto Adige

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giacomo bezzi micaela biancofiore pdl 1Polemiche incrociate per il flop elettorale. Soddisfatto il centro sinistra autonomista che prepara le nuove giunte provinciali

Ad urne elettorali appena chiuse, scattano le accuse nell’ambito del centro destra, sia a Trento che a Bolzano, con al centro la gestione delle alleanze da parte dell’amazzone berlusconiana Micaela Biancofiore. Si affilano i coltelli e si attribuiscono con toni accesi le colpe di questa storica debacle. A Bolzano, Giorgio Holzmann, già leader storico dell’Msi e ora di Fratelli d’Italia, accusa senza mezze parole la sua ex collega Michaela Biancofiore di avere di fatto “eliminato” la destra altoatesina per il proprio tornaconto.

“Nel suo partito – dice – non è rimasto un solo consigliere comunale, provinciale o regionale delle passate legislature; tutti scientificamente eliminati, per poter rimanere incontrastata alla guida di quel giocattolo che le consente di essere deputata e non disoccupata”, scrive Holzmann in un lungo sfogo su Facebook. Alessandro Urzì (ex Pdl, rieletto con Alto Adige nel cuore) assegna invece la colpa a pari merito ai due rivali di sempre: “è stato – afferma – lo scontro infinto tra Biancofiore e Holzmann a lacerare il centrodestra con toni velenosi, che ancora oggi si riaffacciano”. “L’una – aggiunge – dovrebbe ammettere di avere condotto un’area che contava 31.000 voti a 7.000 voti; l’altro credo per umiltà dovrebbe riconoscere che è difficile candidarsi a buoni amministratori, se non si riesce per due volte neanche a presentare la propria lista”. Biancofiore rimanda al mittente tutte le accuse, rincarando la dose: “non mi abbasso al livello di Holzmann, che non solo ha distrutto lui il centrodestra, ma si è autodistrutto. E’ un dato di fatto – prosegue la Pasionaria azzurra – che io non ho lasciato il Pdl e non ho cambiato tre partiti in un anno, come hanno fatto altri”. Secondo la Biancofiore, il Pdl-Fi “paga il prezzo per aver candidato in passato persone che poi ci hanno traditi”.

La situazione non è molto migliore in Trentino, dove è difficile immaginare il centrodestra unito, vista la divisione con cui si è presentato alle urne. Anche qui lo spettro della Biancofiore e delle sue scelte sbagliate è molto ben presente, specie all’interno di Forza Trentino-Forza Italia, che non è riuscita ad eleggere nemmeno un consigliere, se si eccettua la meteora costituta dal candidato presidente Giacomo Bezzi, prescelto dalla stessa Biancofiore tra mille polemiche, che è stato eletto con un risultato personale molto magro, mentre alcuni esponenti del PDL che si solo allontanati in contrasto con la gestione Biancofiore del partito sono riusciti a farsi eleggere in altre liste sempre ispirate al centro destra, ma che non hanno fatto alleanze con il partito azzurro. Anche in casa Lega Nord le cose non vanno per il meglio, dove il segretario Maurizio Fugatti, eletto in Consiglio provinciale solo grazie al fatto di essersi candidato come presidente della provincia (cosa che garantisce la priorità nell’assegnazione del seggio rispetto agli altri candidati della lista a prescindere dal proprio risultato elettorale) dopo la recente trombatura alle politiche, si trova un partito con una rappresentanza in Consiglio provinciale ridotta da 6+2 consiglieri a solo due.

E il discorso non cambia in casa di Progetto Trentino, la lista civica ispirata da Silvano Grisenti che ambiva a vendicarsi del suo vecchio partito (l’Upt) che lo aveva scaricato a seguito dell’indagine e della condanna penale: credeva di sbaragliare, ma deve accontentarsi di un misero 18%, ben al di sotto delle sue aspettative.

Se nel centro destra ci si lecca le ferite, nelle fila del centro sinistra autonomista ci si prepara a formare le nuove giunte provinciali di Trento e di Bolzano. In Alto Adige, il futuro giovane governatore Arno Kompatscher si appresta a incontrare nei prossimi giorni tutti i partiti, per poi avviare le trattative di coalizione vere e proprie, anche se il “partner naturale” – come aveva detto in campagna elettorale – resta il Pd. A causa dell’astensionismo “italiano” alle elezioni e i nuovi equilibri “etnici” in consiglio, nella prossima giunta ci sarà solo più un rappresentante del gruppo linguistico italiano.

A Trento, Ugo Rossi, forte del 58% abbondante ottenuto dalla sua maggioranza si appresta ad allestire la nuova giunta provinciale, avvantaggiato dal dover trattare con solo tre partiti al posto dei precedenti cinque, anche se non sarà facile gestire le ambizioni dei vari “pezzi da novanta” della nuova coalizione, visto che la giunta provinciale sarà ridotta a soli 7 componenti, oltre al presidente e ad un eventuale assessore esterno.