Protesta Coldiretti al Brennero: una battaglia di Natale per la qualità del prodotto alimentare

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Coldiretti-manifestazione-tracciabilità-prodotti-Brennero-ilnordestZaia: “difendere la salute, la tipicità e il lavoro”. Scottà: “a fianco degli agricoltori a difesa del vero ‘Made in Italy’”

Grano cecoslovacco in arrivo dalla Germania, patate tedesche già etichettate con nomi italiani in viaggio verso la Sicilia, semilavorati di suino tedesco senza etichetta (che tanto metterne una si fa sempre tempo), fiori olandesi con la sigla “IT” destinati ai mercati di Verona e Toscana.

Sono solo le prime scoperte della manifestazione di Coldiretti insieme a produttori di tutta Italia che per tutta la giornata ha presidiato il valico del Brennero per mettere in luce l’agroalimentare straniero mascherato col tricolore che entra nel Belpaese, truffando il consumatore e rubando il valore del marchio ai veri prodotti “Made in Italy”. E’ una mobilitazione nazionale che va sotto lo slogan “La battaglia di Natale: scegli l’Italia”.

Con la crisi sono state chiuse in Italia 136.351 stalle ed aziende anche a causa della concorrenza sleale dei prodotti di minor qualità importati dall’estero che vengono spacciati come “Made in Italy”. E’ quanto emerge da un’analisi Coldiretti su dati Unioncamere relativi ai primi nove mesi 2013 rispetto all’inizio della crisi nel 2007. Solo nell’ultimo anno – sottolinea la Coldiretti – sono scomparse 32.500 stalle ed aziende agricole e persi 36.000 occupati nelle campagne. “Stiamo svendendo un patrimonio del nostro Paese sul quale costruire una ripresa economica sostenibile e duratura che fa bene all’economia all’ambiente e alla salute”, afferma il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo. Oggi l’Italia, anche a causa delle importazioni di minor qualità – sottolinea la Coldiretti – produce appena il 70% dei prodotti alimentari che consuma ed importa il 40% del latte e carne, il 50% del grano tenero destinato al pane, il 40% del grano duro destinato alla pasta, il 20% del mais e l’80% della soia. Dall’inizio della crisi ad oggi le importazioni di prodotti agroalimentari dall’estero sono aumentate in valore del 22%, secondo un’analisi di Coldiretti relativa al commercio estero nei primi otto mesi del 2013. Gli arrivi di carne di maiale sono cresciuti del 16%, mentre le importazioni di cereali, “pronti a diventare pasta e riso spacciati per italiani”, hanno segnato un boom (+45%), con un +24% per il grano e un +49% per il riso. Aumenta anche l’import di latte, +26%, “anch’esso destinato a diventare magicamente ‘Made in Italy’”. Netta pure la crescita delle importazioni di frutta e verdura, +33%, con il pomodoro fresco che sovrasta tutti (+59%).

Coldiretti-manifestazione-tracciabilità-prodotti-Brennero-ilnordestIl Brennero si è tinto di giallo e verde, i colori della Coldiretti. Alcune migliaia di manifestanti si sono radunati al valico italo-austrico, nonostante il freddo polare. I tir controllati trasportavano tra l’altro fiori e semilavorati di maiale, che secondo gli organizzatori della manifestazione arriveranno poi nei negozi come “Made in Italy”.

Una battaglia per evidenziare i sempre più numerosi casi di illegalità e di concorrenza sleale a danno dei prodotti italiani, spesso a marchio Dop e Igp, che vengono immessi sul mercato confondendo o, peggio, truffando i consumatori che credono di comprare un prodotto di qualità ed autentico. Il settore suinicolo per la produzione di prosciutti è fortemente minacciato dall’arrivo di cosce di suino straniere, pronte ad essere marchiate come italiane. Ma non è il solo. “Il costo di una coscia di maiale – spiega il direttore di Coldiretti Rovigo, Silvio Parizzi, in prima linea dal Brennero – è superiore di oltre l’11% di quanto viene pagata all’allevatore. Il differenziale è spesso dato dal valore aggiunto dell’italianità, deve essere correttamente ripartito nella filiera agroalimentare e, soprattutto, deve valere solo per il prosciutto prodotto realmente in Italia, con carne italiana”. Secondo le stime della Coldiretti, in Italia rispetto a 73,5 milioni di cosce suine consumate, per esempio, 57,3 milioni sono di importazione, 24,5 milioni sono di produzione nazionale mentre 8,3 milioni vengono avviate all’esportazione. Da recenti articoli apparsi sulla stampa europea, è emerso che l’efficienza dell’industria della carne suina in Germania è basata su prodotti a basso costo, falde acquifere inquinate e tecniche di allevamento non sostenibili che includono l’utilizzo massiccio di antibiotici.

La manifestazione ha avuto la solidarietà delle autorità italiane, ad iniziare dalla ministra all’agricoltura Nunzia De Girolamo che ha visitato i manifestanti, sollevando però una piccata protesta da parte di Confindustria che si dice “sconcertata per il suo comportamento che non tiene in considerazione le regole UE in tema di libero commercio”. Vicino agli agricoltori il governatore del Veneto, Luca Zaia: “Quella per il made in italy è una battaglia di civiltà per difendere gusto, tipicità, lavoro e una delle tante vere ricchezze non esportabili del nostro territorio: il nostro eccellente e ineguagliabile settore agroalimentare. Con una manifestazione di libertà, l’organizzazione degli agricoltori mette in luce le tante insidie alla nostra immagine e al guadagno delle nostre aziende e dei nostri operatori. Con una sfacciataggine che non può non avere coperture e complicità, una massa enorme di falso ‘Made in Italy’ attraversa il confine alla rovescia, portando da noi prodotti fasulli che ingannano i consumatori con l’italian sounding”.

Presente al Brennero anche l’eurodeputato Giancarlo Scottà, membro della Commissione agricoltura del parlamento Europeo: “è incredibile come il nostro agroalimentare, che rappresenta oltre il 17% del PIL, soffra all’interno dei propri confini di una concorrenza sleale da parte di falso ‘Made in Italy’, che sta mettendo in ginocchio le nostre imprese”. Secondo l’eurodeputato trevigiano, “c’è bisogno di maggiore controllo da parte delle istituzioni europee al fine di tutelare l’identità del nostro agroalimentare su tutta la filiera. Quella lanciata oggi è una battaglia di tutti perché l’origine della materia prima in etichetta non vuol dire solo più trasparenza per i consumatori ma fa anche il bene degli stessi agricoltori. L’obiettivo è, infatti, valorizzare il lavoro onesto di quelle imprese che investono per realizzare prodotti di alta qualità”.

A fianco dei produttori anche l’eurodeputato azzurro Sergio Berlato: “gli agricoltori al Brennero hanno rappresentato quello ‘scudo’ necessario per impedire che i prodotti provenienti dall’estero vengano spacciati come ‘Made in Italy’ hanno fatto ciò che le Istituzioni dovrebbero fare con più vigore. Il ‘Made in Italy’ agroalimentare, oltre a rappresentare un importante volano per la nostra economia ed un’importante fonte di opportunità occupazionali, significa portare sulle tavole di tutto il mondo prodotti che sono garanzia di qualità, tipicità e salubrità. Non possiamo permetterci di disperdere un simile patrimonio e sosterremo ogni utile iniziativa per contrastare ogni attacco alle nostre produzioni, proseguiremo nell’azione già iniziata al Parlamento Europeo per ottenere norme più rigide sulla tracciabilità dei prodotti ed ogni altra azione che consenta ai cittadini di sapere quali sono le caratteristiche dei prodotti che vogliono acquistare”.