Manzato: «un primo, timido passo nella giusta direzione. Se ne avvantaggiano i consumatori e i produttori agricoli»
La Camera dei Deputati ha dato via libera all’emendamento alla legge comunitaria che prevede un contenuto minimo del 20% d’arancia per le bibite gassate prodotte in Italia che si richiamano a questo agrume.
«E’ un piccolo e timido primo passo. Ma la direzione è quella giusta – ha commentato l’assessore all’agricoltura del Veneto Franco Manzato – piccolo e timido, perché il problema è più vasto è serio, riguarda la trasparenza delle etichette nei confronti dei consumatori e la tutela della qualità della nostra frutticoltura. Una quantità del 20% di vero succo di frutta è per noi l’ipotesi minima per ogni tipo di bibita che alla frutta si richiami, non può limitarsi alle sole arance, delle quali al Brennero abbiamo purtroppo visto anche in tempi recenti passare autobotti di succo sudamericano con destinazione Sicilia. Il problema non è inoltre solo italiano, ma continentale». Secondo Manzato, «l’Europa non può essere condizionata da lobby multinazionali “minimaliste” che lucrano sull’acqua e sul lavoro degli imprenditori agricoli. Opporsi ad un aumento del contenuto minimo di vera frutta nelle bibite richiamandosi a norme comunitarie è avvilente: cambiamo quelle norme, piuttosto, e facciamolo iniziando da qui. Se continua così presto, avremo la carne senza carne, il pesce senza pesce e così via, mentre i cittadini europei devono sapere cosa acquistano e come si alimentano».
Una battaglia doverosa, dove il Veneto ha fatto da battistrada inoltando al Governo una specifica richiesta in questa direzione: «è necessario sostenere l’aumento del contenuto di succo di frutta nelle bibite analcoliche, a tutela del “Made in Italy” agroalimentare, della trasparenza delle etichettature, della equità delle filiere, della competitività delle imprese del primario e della qualità delle produzioni» conclude Manzato.
