Trentino, polemica accesa sulla proposta di legge sull’omofobia

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Gay Pride di Milano 2007 bacio Foto Giovanni DallOrto 1
Gay Pride di Milano 2007 bacio Foto Giovanni DallOrto 1L’appello dell’arcivescovo Bressan a concentrarsi su cose più utili per la comunità scatena l’Arcigay. Divisa la maggioranza di centro sinistra autonomista che governa la provincia

Sembrava un percorso facile, avviato in discesa quello della discussione nel Consiglio provinciale di Trento della legge di iniziativa popolare supportata dall’Arcigay e dalle ali progressiste della politica trentina riguardante l’omofobia. Ma è bastato un appello dell’arcivescovo di Trento Luigi Bressan a concentrarsi “su cose più utili per la comunità trentina” per scatenare la polemica anche all’interno della stessa maggioranza di governo della provincia di Trento, retta da un tripartito fondato su autonomisti, eredi della Dc e del Pci.

I consiglieri più vicini al richiamo dell’arcivescovo, su tutti quelli autonomisti del Pat e i post democristiani dell’Upt hanno immediatamente innestato la marcia indietro, sollevando gli strali dell’Arcigay nazionale, che secodo il suo presidente Flavio Romani, bolla la politica trentina come «il solito rituale degradato della politica italiana», riservando strali anche per Bressan, definito “un prelato di turno in grado di scatenare reazioni e perplessità ignobili nel merito oltre che fuori tempo massimo nel metodo».

La becera reazione dell’Arcigay nazionale trova un baluardo nel Forum delle Associazioni Familiari del Trentino che ribadisce la propria contrarietà all’inserimento, nel disegno di legge sull’omofobia in discussione in Consiglio provinciale, «di principi o riferimenti che richiamano posizioni di parte, come la teoria dell’indifferenziato e l’ideologia del gender». Secondo Silvia Peraro Guandalini, presidente dell’associazione, «si finirebbe in questo modo per violare inevitabilmente i principi costituzionali regolatori dei rapporti familiari e genitoriali, travalicando i fini stessi della proposta legislativa provinciale. Contrasto alla discriminazione sì dunque, ma nel rispetto dei principi costituzionali». Peraro sottolinea inoltre che «la discriminazione motivata dall’orientamento sessuale non è che una delle tante situazioni di discriminazione riscontrabili nella nostra società».

L’esponente dell’Upt Giampiero Passamani s’allinea al richiamo vescovile: “credo vi siano in Trentino temi più stringenti dove il consiglio e la Giunta devono sentirsi chiamate a fornire ai cittadini risposte pronte ed efficaci, non più rinviabili. Detto questo, la legge per il contrasto alle discriminazioni determinate dall’orientamento sessuale un passaggio estremamente importante e per questo merita il dovuto approfondimento».