Ancora in calo l’incidentalità nelle strade del Belpaese

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incidenti stradali andamento 2001-2013 1Nel 2013 morti in calo (-9,8%), soprattutto tra ciclisti (-14,0%) e motociclisti (-14,5%)

Diminuiscono gli incidenti stradali in Italia, con una consistente riduzione del numero delle vittime che nel 2013 ha permesso di risparmiare 368 vite umane, quasi il 10% in meno rispetto al 2012, con risultati particolarmente rilevanti per alcune categorie di utenti vulnerabili, come i ciclisti (-14,0%) e i motociclisti (-14,5%).

I dati contenuti nell’ultimo Rapporto ACI-ISTAT documentano che nel 2013 sulle strade italiane si sono registrati 181.227 sinistri con lesioni a persone (-3,7% rispetto al 2012), che hanno causato 3.385 morti (-9,8%) e 257.421 feriti (-3,5%). In media, ogni giorno 9 persone muoiono in incidente stradale e 705 restano ferite. Sul dato complessivo pesa il tragico incidente avvenuto nel luglio 2013 sull’A16 che ha coinvolto un bus turistico e nel quale sono morte 40 persone.

Con 56,2 morti per incidente ogni milione di abitanti, l’Italia supera la media europea (51,4). La UE ha imposto la riduzione del 50% delle vittime entro il 2020 rispetto ai valori 2010 e verso questo obiettivo l’Italia si posiziona nella media dei 28 Stati membri (-17,7% nel triennio 2013/2010).

Migliora la sicurezza stradale nelle città: rispetto al 2012 si registra un calo degli incidenti del 4,4%, dei morti dell’11,3% e dei feriti del 4,2%. Malgrado ciò, sulle strade urbane si concentrano il 75% degli incidenti e il 42% dei morti. I comuni che presentano il più alto indice di mortalità sono Napoli (1,69 morti ogni 100 incidenti), Catania (1,57), Trieste (1,43) e Torino (1,31), rispetto alla media nei grandi comuni di 0,71 decessi.

vittime incidenti stradali paesi UE 28 anno 2013 per milione di abitanti 1Se a bordo delle automobili si muore di meno (-12,2% decessi rispetto al 2012), per le due ruote i miglioramenti sono più netti: -14,5% per i motocicli e -14% per le biciclette. Tra i conducenti le fasce di età più a rischio sono quelle dei giovani, in particolare tra 20 e 24 anni (219 vittime), e quella degli adulti tra 40 e 44 anni (215 vittime). Tra i pedoni diminuiscono le vittime del 4,7%, ma aumentano i feriti dell’1,6%; le fasce che fanno registrare maggiori incrementi di decessi per investimento sono tra gli 80-84enni e tra i 90-94enni, ma vittime in aumento anche tra giovani (15-29 anni) e bambini (0-4 anni).

In ambito extraurbano la distrazione si conferma la prima causa d’incidente (20,4%), seguita dalla velocità troppo elevata (17,5%) e dal mancato rispetto delle distanze di sicurezza (13,1%). In città, invece, è l’inosservanza di semafori e regole di precedenza a causare il maggior numero di sinistri (19,1%), seguita dalla distrazione (15,6%) e dalla velocità elevata (9,5%).

«La sicurezza stradale migliora grazie a una maggiore consapevolezza dei conducenti – dichiara il presidente dell’Automobile Club d’Italia, Angelo Sticchi Damiani – e lo dimostrano i dati sulle quattro ruote ma soprattutto quelli relativi a moto e bici. La formazione e la sensibilizzazione funzionano, quindi vanno intensificati gli sforzi per l’educazione di tutti gli utenti della strada. Le novità del Codice annunciate dal Parlamento, alle quali ACI ha contribuito fattivamente, potranno accelerare i miglioramenti».

Il rapporto contiene anche l’analisi delle strade più pericolose in assoluto. Il Raccordo autostradale di Reggio Calabria, nel tratto vicino al capoluogo, è la strada dove si verificano più sinistri (14,8 incidenti/km a fronte di una media italiana per la rete extraurbana di 0,68 incidenti/km), seguito dal segmento urbano della A24 Roma-L’Aquila vicino Portonaccio (14,6 incidenti/km) e dalla A51 Tangenziale Est di Milano all’altezza di Cologno Monzese e Brugherio (14 incidenti/km). Solo su questi tratti il numero di sinistri è 20 volte superiore al resto della rete extraurbana. Al quarto posto per pericolosità il Raccordo tangenziale nord di Bologna con 13,9 incidenti per chilometro nella tratta tra Casalecchio e San Lazzaro.