No a Voltago Agordino in Alto Adige, critiche dai Ladini dolomitici e dal comitato referendario

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regione Trentino Alto Adige corte dei conti regione trentino alto adige stemma logo 1
regione trentino alto adige stemma logo 1La chiusura di Bolzano indice di miopia politica, perché la ladinità va oltre i confini tradizionali

Dopo il “nein” della commissione statuto del Consiglio provinciale di Bolzano in merito alla richiesta di modifica dei confini della regione per accogliere il comune bellunese di Voltago Agordino perché questo non avrebbe i necessari requisiti di presenza di minoranze etniche, il comitato referendario e la Federazione tra le unioni culturali dei ladini dolomitici del Veneto hanno preso carta e penna stilando una dettagliata nota di critica alla decisione altoatesina, che tra le righe si critica per una chiusura immotivata e aprioristica.

Secondo Danilo Marmolada e Gabriele Riva, rappresentanti del comitato referendario e della Federazione, «dopo l’aver constatato il parere negativo della commissione del Consiglio provinciale di Bolzano, competente sulle proposte di modifica dello Statuto di Autonomia, all’aggregazione del comune bellunese di Voltago Agordino alla regione Trentino Alto Adige – Südtirol, il comitato referendario ed il mondo ladino bellunese non possono rimanere in silenzio. Ben sappiamo che nel mondo Sudtirolese e Trentino è conosciuta e riconosciuta la ladinità delle valli altoatesine di Gardena e Badia, quella della val di Fassa e di Livinallongo del Col di Lana con Colle Santa Lucia e Cortina d’Ampezzo, appartenuti al Tirolo austriaco sino alla fine della Grande Guerra, ma spesso non è conosciuta e/o riconosciuta la ladinità dolomitica bellunese che pure è ampiamente documentata con tesi di laurea, testi scientifici e Unioni Ladine operative su tutto il territorio dell’Agordino, Zoldo, Cadore con il Comelico». Secondo Marmolada e Riva «per il caso specifico del comune di Voltago Agordino basti solo citare il vocabolario dei dialetti ladini e ladino-veneti dell’Agordino di Giovanni Battista Rossi, uscito nel 1992 e ristampato di recente, frutto di decenni di lavoro e che si avvale della prefazione del docente universitario a Padova, Giovan Battista Pellegrini, uno dei più grandi, se non il più grande ladinista al mondo, di fama internazionale. Ma centinaia sono i documenti sul ladino bellunese prodotti anche da altri studiosi di varia estrazione».

Nel citare i contributi di vari studiosi alla ladinità dell’alto Bellunese, Marmolada e Riva «in tutto rispetto, pretendiamo sia riconosciuta anche la ladinità dei territori a sud ed est del vecchio confine dell’Impero asburgico.Come per la ladinità tirolese, trattasi di territori che hanno subito influenze linguistiche, consuetudinarie e nella tradizione, sia dall’area tedesca a nord, che da quella italiana a sud in modo più o meno marcato. Per la Conca agordina ad esempio, di cui Voltago fa parte, i primissimi abitanti sono di origine longobarda, come ancor oggi testimonia la toponomastica: Oltach, Farsenech, Brugnach….Al di la della storia, l’invito ora è a guardare al presente ed al futuro».

«Più che un diniego alla revisione dei confini, ci aspettiamo – sottolineando Marmolada e Riva – un ragionamento più ampio e se vogliamo complesso, alla questione del diritto all’autonomia per la gestione dei territori montani, peraltro da sempre attuata dalle genti di montagna nella storia.Il momento è ora! Noi facciamo la nostra parte, ma i territori autonomi confinanti devono fare la loro ampliando il loro orizzonte di vedute per un reciproco vantaggio».