Provincia di Padova, la crescita dell’industria nel II trimestre 2015 si ferma al +0,2%

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Nel secondo trimestre torna positiva la produzione su base annua. Crescono gli ordini (+0,5%) spinti dalla domanda interna (+1,6%). Aumenta l’export, specie extra-Ue. Segnali positivi dall’occupazione. Migliora la fiducia, ma non è ancora la svolta

 

confindustria pd indicatori economiciAvanti adagio, ma finalmente avanti. Dopo la “stecca” d’inizio anno, l’industria padovana si muove e ritrova un’intonazione positiva. È un recupero ancora modesto, ma la produzione nel secondo trimestre aumenta su base annua (+0,2%), contro il -1.7% del I trimestre 2015. Migliorano gli ordini. Si allunga la striscia positiva della domanda interna, che dà chiari segni di ripresa (+1,6%) ed è più tonica dell’export. L’occupazione mostra primi segnali di recupero (+0,9%). Gli indici anticipatori e gli investimenti delineano un miglioramento del clima di fiducia. La priorità è rafforzare la lenta risalita non indebolendo la determinazione, anzi accelerando le riforme strutturali, a partire dalla riduzione del carico fiscale che zavorra le imprese.

Il recupero è contenuto a causa del risultato negativo per il metalmeccanico (-1,1%) e le costruzioni (-1,4%), recuperano gli altri settori del manifatturiero (+1,1%) e i servizi (+1,6%). Soffrono di più le grandi imprese (-1,9% oltre 50 addetti). La variazione degli ordinativi è positiva (+0,5%), sui livelli dei trimestri precedenti. La visibilità è invariata: per il 30,5% delle imprese l’orizzonte di lavoro assicurato dal portafoglio ordini non arriva a un mese, il 25,1% ha ordini per più di tre mesi. Accelera la ripresa della domanda interna, con vendite interne in aumento su base annua (+1,6%) e dato segnatamente positivo per le microimprese (+5,2%) e quelle oltre 50 addetti (+2,2%) e, tra i settori, per il metalmeccanico (+2,9%). Si consolidano le vendite all’estero, con variazione del +0,9%, molto più tonica per le micro e le piccole imprese (+7,2 e +8,1%). Il cambio euro-dollaro sostiene le vendite extra-Ue (+3%), ristagnano quelle in Europa (-0,3%).

L’indice dell’occupazione cresce di quasi un punto su base annua (+0,9%), con variazione positiva nel manifatturiero (+0,4) e nei servizi (+4,2), in calo nelle costruzioni (-3,8%). Migliore il dato sotto i 10 addetti e fra 20-49 (+3,1%). Tengono i contratti a tempo indeterminato, pari al 31,3% delle nuove assunzioni, diminuisce il tempo determinato (39,7), cresce l’interinale (29%). È risalita, non proprio a gran velocità, più che ripresa. Il leggero rialzo del greggio si trasferisce sui prezzi delle materie prime, in aumento per il 34,1%. Le condizioni di offerta del credito sono invariate per 7 imprese su 10 (69,9%), con rialzo dei tassi di interesse bancari solo per il 15,8%, ma costo superiore all’area Euro. La liquidità aziendale è giudicata tesa dal 24%, anche a causa dei tempi di pagamento: il 44,6% (dal 49,5) lamenta ritardi.

Le previsioni per il III trimestre segnalano un miglioramento del clima di fiducia delle imprese. La produzione è attesa in crescita dal 30,2%, in calo dal 16,2%: saldo di opinione da +10 a +14. Prosegue il recupero degli ordini interni, in aumento per il 29%, in calo per il 14,9% (saldo da +5 a +14). Intonata la fiducia sulla domanda estera, in aumento per il 28,7%, giù per il 10%. Restano prevalenti i giudizi di stabilità dell’occupazione (70,9%), il 17,7% aumenterà gli organici (e 3 su 10 saranno laureati). Le condizioni esterne e il commercio globale favorevoli, incoraggiano gli investimenti, previsti nei prossimi dodici mesi dal 68,6% delle aziende. Il 29,4% aumenterà gli impieghi, il 36,4% li manterrà stabili. Prevalgono gli investimenti in innovazione tecnologica, sostituzione di impianti, R&S, ampliamento della capacità produttiva.

confindustria padova assemblea 2015 massimo finco 1Per il presidente di Confindustria Padova, Massimo Finco, a commento dei risultati dell’indagine congiunturale realizzata da Ufficio Studi di Confindustria Padova, in collaborazione con Fondazione Nord Est, su un campione di 314 imprese, «gli indicatori congiunturali segnalano che nel secondo trimestre l’attività industriale è tornata su un binario positivo, spinta non più solo dall’export, ma dalla ripresa della domanda interna, che unita al dato sull’occupazione apre spiragli positivi. Segnali che sembrerebbero confermare l’uscita dalla recessione, anche se l’intensità e la velocità di risalita sono insufficienti. Bisogna dare concrete ragioni di fiducia a famiglie e imprese, non accontentarci di una crescita asfittica, creare le condizioni per un aumento del Pil almeno del 2% all’anno. La priorità è non indebolire la determinazione, anzi accelerare le riforme necessarie a risollevare il potenziale di sviluppo. A partire – sottolinea Finco –  dalla prossima legge di Stabilità che dovrà essere espansiva, rilanciare gli investimenti pubblici e privati e ridurre il carico fiscale che zavorra la competitività delle imprese. Bene lo “shock fiscale” annunciato dal premier Matteo Renzi, da finanziare in tre anni attraverso una drastica cura dimagrante della spesa pubblica, unita alla lotta all’evasione e ai margini di manovra Ue. Ora un patto con gli imprenditori che punti dritto al cuore dei problemi, più che al consenso: meno tasse sulle imprese anticipando l’intervento già al 2016, in cambio di più investimenti, produttività e quindi reddito e lavoro da redistribuire, soprattutto ai giovani. Noi siamo pronti». 

Per Finco «la situazione economica internazionale continua ad essere favorevole. Ma non durerà per sempre e comunque non è sufficiente. È imperativo concentrare gli sforzi sulle riforme strutturali, come quella della pubblica amministrazione e la delega fiscale, e sul contesto in cui operano le imprese non assistite, esposte alla concorrenza dei mercati. Basti ricordare che la tassazione in Italia ha raggiunto livelli insopportabili: il “total tax rate” è pari al 65,4%, 24 punti più della media Ocse, quasi 17 punti più della Germania. Un taglio della pressione fiscale è indispensabile, oltre che atteso da anni».

L’ultima riflessione riguarda la Regione e i fondi europei di sviluppo regionale. «Non va sprecata l’opportunità dei nuovi fondi 2014/20 – sottolinea Finco – che devono costituire l’occasione e lo strumento per consolidare e ampliare i segnali positivi che vengono dalle imprese. La palla torna nelle mani delle istituzioni, a tutti i livelli. Sono un banco di prova essenziale per il nuovo Governo regionale, della capacità di far partire, rapidamente, una politica per lo sviluppo che abbia davvero al centro le imprese».