Truffa dell’olio extravergine d’oliva: attenzione a cosa si compra e a che prezzo

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olio extravergine oliva appena franto
Coldiretti: «sotto i 6-7 euro difficilmente un olio è veramente extravergine». Pan: «l’olio del Veneto è quasi interamente Dop. Ma lo Stato deve intensificar ei controlli sulla grande industria»

 

olio extravergine oliva appena frantoSe si vuole acquistare un buon extravergine italiano, bisogna fare attenzione ai prodotti venduti a meno di 6-7 euro al litro che non coprono neanche i costi di produzione. E’ il consiglio che rivolge ai consumatori la Coldiretti che, in riferimento alla maxi inchiesta condotta dal procuratore di Torino, Raffaele Guariniello, sottolinea anche che il valore aumenta a seconda delle diverse provenienze territoriali. 

Coldiretti invita anche quello a guardare la scadenza e preferire l’extravergine nuovo guardando l’annata di produzione che molti indicano volontariamente in etichetta. In vendita c’è infatti anche l’olio delle scorso anno che è stato drammatico per il “Made in Italy” con la produzione che è scesa al minimo storico di 300.000 tonnellate mentre le importazioni, utilizzate spesso per miscelare quello nostrano, hanno raggiunto, sottolinea Coldiretti, le 666.000 tonnellate di olio di oliva e sansa, con un aumento del 38% che sale addirittura al 748% per quello arrivato dalla Tunisia. Quest’anno invece, precisa Coldiretti, il raccolto in Italia è buono con un aumento stimato in oltre il 30% della produzione di olio rispetto al 2014, con una qualità ottima per l’andamento climatico favorevole. Rispetto allo scorso anno, uno dei più neri della storia dell’olivicoltura italiana, la produzione 2015 dovrebbe risalire a circa 400.000 tonnellate, pur rimanendo sotto la media storica (intorno alle 500.000 tonnellate). In compenso, rileva Coldiretti, la qualità delle olive è ottima grazie anche al caldo che ha limitato gli attacchi della mosca olearia. Proprio la mosca era stata, assieme al maltempo, una delle cause del crollo produttivo fatto registrare lo scorso anno. 

L’Italia è il primo importatore mondiale di oli di oliva che vengono spesso mescolati con quelli nazionali per acquisire, con le immagini in etichetta e sotto la copertura di marchi storici, magari ceduti all’estero, una parvenza di italianità da sfruttare sui mercati nazionali ed esteri. Il consiglio di Coldiretti è di guardare con più attenzione le etichette ed acquistare extravergini a denominazione di origine Dop, quelli in cui è esplicitamente indicato che sono stati ottenuti al 100 per 100 da olive italiane o di acquistare direttamente dai produttori nei frantoi o nei mercati di “Campagna Amica”. Le avvertenze per il consumatore sono peraltro accompagnate da un’incisiva attività di controllo da parte delle forze dell’ordine che hanno portato nel 2014 a sequestri per 10 milioni di euro grazie a oltre 6.000 controlli sul comparto da parte dell’Ispettorato repressione frodi. Un’attività importante che va sostenuta con l’attuazione della rigorosa cornice normativa definita con la legge 9 del 2013 fortemente sollecitata da Coldiretti che ha introdotto importanti misure per la trasparenza nel settore. Bisogna applicare, precisa Coldiretti, le norme previste a partire dal controllo di regimi di importazione per verificare la qualità merceologica dei prodotti in entrata per cui, ad esempio, l’olio d’oliva viene spacciato per l’olio extravergine d’oliva e l’olio di sansa passa per olio d’oliva.

Inoltre, continua Coldiretti, servono i controlli per la valutazione organolettica del prodotto che consentirebbero di distinguere e classificare gli oli extravergini d”oliva individuandone le caratteristiche mentre bisogna fissare le sanzioni per il mancato uso obbligatorio dei tappi antirabbocco nella ristorazione dove continuiamo a trovare le vecchie oliere indifferenziate. «L’Italia – afferma il presidente di Coldiretti, Roberto Moncalvo – deve difendere il proprio patrimonio in un settore strategico del “Made in Italy” con circa 250 milioni di piante su 1,2 milioni di ettari coltivati, con un fatturato del settore stimato in 2 miliardi di euro e con un impiego di manodopera per 50 milioni».

«Se le accuse saranno confermate, ci troviamo davanti a una frode gravissima che intacca pesantemente la fiducia dei consumatori» afferma Paolo De Castro, coordinatore per il gruppo dei Socialisti e Democratici della Commissione agricoltura del Parlamento europeo, commenta lo scandalo dell’olio d’oliva vergine venduto come extravergine. «In un caso come questo – prosegue l’ex ministro dell’Agricoltura – i danni sono difficilmente quantificabili, perché in gioco c’è la fiducia del consumatore, un bene inestimabile. L’Europa, negli anni, ha compiuto importanti passi in avanti in materia di trasparenza delle informazioni in etichetta sui prodotti agroalimentari e, nel caso specifico dell’olio, ha introdotto norme stringenti in materia di commercializzazione ed etichettatura sia di prodotto vergine che extravergine. Regole puntuali e controlli serrati sono le uniche vie da percorrere per garantire ai consumatori la qualità di ciò che portano ogni giorno sulle loro tavole». 

«Chi compra olio extravergine di oliva certificato con la denominazione d’origine protetta DOP, può stare tranquillo sulla sicurezza e la qualità di ciò che consuma. In particolare chi compra l’olio del Garda Dop o l’olio Veneto Dop ha la certezza di gustare il prodotto della spremitura di olive selezionate nei nostri territori, coltivate e lavorate  secondo precisi disciplinari, macinate in frantoi che garantiscono l’esclusività della provenienza, del gusto e della biodiversità» dichiara l’assessore all’agricoltura del Veneto, Giuseppe Pan. 

L’olio del Veneto, che si distingue da quelli di altre regioni per caratteristiche organolettiche delicate e peculiari, si è guadagnato la fiducia dei mercati e dei consumatori grazie all’attività dei due rispettivi Consorzi di tutela, degli oltre 900 olivicoltori che lavorano il prodotto certificato anche attraverso molti frantoi aziendali, indice questo di una grande dinamicità e capacità di valorizzare direttamente il proprio prodotto. Sono 10 infatti le varietà di olivo autoctone del Veneto e danno vita ai due oli a denominazione di origine protetta: Garda Dop e Veneto Dop. Quest’ultimo comprende tre sottozone:  “Valpolicella”, “Euganei e Berici, e “del Grappa”. L’80% del prodotto è riconducibile agli oliveti della collina veronese e del Garda, nel territorio della Valpolicella; il restante proviene dai  Colli Euganei, in provincia di Padova, dai colli Berici (in provincia di Vicenza) e dalla Lessinia, in provincia di Verona, e dalla pedemontana  veneta, in provincia di Treviso.

«La filiera dell’olio nella nostra regione, per quanto di nicchia – sottolinea l’assessore all’agricoltura – rappresenta una peculiarità e un vanto della tradizione veneta ed è tutelata da un sistema di tracciabilità che la rende “sicura”. Ma anche in questo settore non va mai abbassata la guardia e la Regione è impegnata a garantire la massima vigilanza sulla filiera delle due Dop – conclude Pan –. E per fronteggiare le grandi frodi su scala industriale faccio appello al Ministero delle politiche agricole e agli organismi di controllo (ICQ Repressione Frodi, guardia di finanza, carabinieri dei Nas e dei Nac, corpi di polizia, agenzia delle dogane) perché la vigilanza sia rigorosa e siano intensificate le operazioni di controllo. In gioco ci sono la tutela dei consumatori, ma anche l’onestà e la continuità di tante piccole e medie imprese che hanno saputo investire su un prodotto identitario della nostra agricoltura e del nostro stile di vita e rappresentano una delle eccellenze del “Made in Italy», apprezzate nel mondo».