Nonostante Renzi, Pil italiano fermo allo 0,2% nel terzo trimestre

0
472
matteo renzi premier mano conta
Rallenta la crescita, tendenziale limato allo 0,8%. Problemi anche sul fronte della disoccupazione, dove cresce il numero degli inattivi. Inflazione fredda, a rischio di andare

 

matteo renzi premier mano contaIl rallentamento era nell’aria già da qualche tempo e puntualmente si è riflessa nell’andamento del dato del Pil che ha registrato una frenata nel terzo trimestre 2015, con la crescita attestatasi allo 0,2%, valore che su base annua significa un tendenziale dello 0,8%, inferiore allo 0,9% auspicato dal governo Renzi.

Nel terzo trimestre era atteso un impatto più deciso dal turismo e dei servizi (anche grazie all’Expo) che in parte c’è stato. I consumi finali sono cresciuti dello 0,4%, a fronte di una discesa degli investimenti (-0,4%) e delle esportazioni (-0,8% a fronte di un +0,5% delle importazioni). I dati evidenziano la maggior debolezza della congiuntura italiana rispetto alle principali economie di riferimento: nel terzo trimestre, il Pil è aumentato in termini congiunturali dello 0,5% negli Stati Uniti e nel Regno Unito e dello 0,3% in Francia e in Germania. In termini tendenziali si è registrato un aumento del 2,3% nel Regno Unito, del 2,2% negli Stati Uniti, dell’1,7% in Germania e dell’1,2% in Francia. In ambito eurozona, il Pil è aumentato dello 0,3% rispetto al trimestre precedente e dell’1,6% in termini tendenziali.

Immediata la giustificazione twittata dal premier Matteo Renzi, che dal rallentamento evidente dell’economia nazionale rischia molto, ad iniziare dalla sostenibilità della manovra finanziaria in corso di approvazione alla Camera: «penso prevalga di più la fiducia sulla sfiducia. Sono venuti meno alcuni motori di Paesi emergenti come il Brasile, la Russia e un po’ la Cina, economie che avevano continuato a crescere anche dopo il 2010: ci stavano tirando un po’ su e che ora hanno smesso di crescere». 

Nonostante Renzi si sbracci ad irrorare una fiducia che in tanti non vedono, il mondo dell’economia rimane molto riflessivo, anche perché esportazioni e consumi interni ristagnano. Le sanzioni alla Russia e il basso prezzo del petrolio costituiscono grandemente a frenare l’export tricolore verso mercati tradizionalmente molto importanti per il “Made in Italy”. Secondo Luca Mezzomo, responsabile analisi macroeconomica direzione studi e ricerche di Intesa Sanpaolo, «la domanda estera dopo il picco positivo di aprile-maggio, continua a risentire della frenata in più quadranti. Non solo la Cina. La frenata riguarda da mesi anche America Latina, Turchia, oltre a tutte le incognite di questi ultimi giorni, e Paesi Opec. Verso Ankara e il Golfo siamo certamente più esposti. A ciò si aggiunge che l’Eurozona stenta una uscita decisa dalla crisi». 

Comunque lo si guardi, l’andamento del Pil nazionale rimane sempre stentato, a rischio d’involuzione, magari seguendo quanto appena accaduto in Giappone che è rientrato in recessione. Per un vero rilancio, la crescita dovrebbe attestarsi stabilmente sopra l’uno per cento, cosa che non si vede all’orizzonte, anche a causa di una politica economica e fiscale da parte del Governo Renzi che non facilita certamente la ripresa. La stessa decisione di puntare sulla spesa in deficit contenuta nella legge di Stabilità in discussione al Parlamento non aiuta a curare i mali del Paese, ma solo a rimandarli e, probabilmente, ad aggravarli per paura di non scontentare qualche fetta dell’elettorato, quando in altre realtà (si veda la Gran Bretagna) non si esita ad incidere il bisturi nei bubboni che frenano la crescita.