Frontiera del Brennero, l’Euregio tirolese riunita a Bolzano dice no ad un collo di bottiglia

0
1713
apertura dei confini italia austria cartello
Preoccupazione anche da Unioncamere del Veneto sulle ripercussioni economiche del blocco delle frontiere a Nord

 

confine italia austria cartelloEventuali misure di controllo al Brennero (e agli altri valichi di confine con l’Austria) dovranno avere carattere straordinario, transitorio e limitate sul piano temporale: è quanto chiedono a Italia e Austria i presidenti Ugo Rossi (provincia di Trento), Arno Kompatscher (provincia di Bolzano) e Günther Platter (land Tirol) riuniti a Bolzano nella seduta del GECT Euregio. «Il Brennero – hanno detto – non deve diventare un collo di bottiglia». E domani saranno a Vienna, poi a Roma.

«Possiamo dire, con sufficiente livello di credibilità, che i nostri territori – ha sottolineato il presidente del Gect Euregio e governatore del Trentino Ugo Rossi – hanno da tempo sperimentato la cooperazione fra di loro, dentro una logica assolutamente Europea. Questo è il senso vero della nostra euregione. Vogliamo, quindi, affrontare il difficile momento con la precisa volontà di salvaguardare ed implementare i risultati che abbiamo raggiunto fino ad oggi. Questa è una convinzione profonda – ha detto ancora Rossi – che ci unisce. Stiamo cercando di lavorare per comprendere ognuno le difficoltà dell’altro – ha chiarito il presidente del Gect – ma cercando di mantenere saldi quei principi su cui abbiamo costruito la nostra cooperazione, perché noi l’Europa l’abbiamo sperimentata dal basso e vogliamo continuare a farlo con grande convinzione». 

Rossi ribadisce che «chiediamo ai governi di Austria e Italia che vi sia un indirizzo di sollecito forte all’Unione europea affinché vengano messi in sicurezza i confini esterni dell’Europa e che all’interno si possa mantenere saldo il principio della libera circolazione. Per questo chiediamo anche un impegno serio per rivedere gli accordi di Dublino, affinché vi sia una politica europea comune in materia di profughi. Infine – ha concluso Rossi – chiediamo ad Austria e Italia di collaborare sulle problematiche legate ai valichi ed in particolare a quello del Brennero, in stretto coordinamento con i governi locali, limitando al minimo i disagi per le popolazioni che abitualmente passano attraverso i nostri valichi per vivere o per lavorare». 

La riunione del Gect Euregio ha deliberato le iniziative a salvaguardia degli sviluppi europei dell’Euregio e formulato alcune precise richieste che saranno oggetto del confronto dei tre oresidenti già domani a Vienna con la ministra degli interni Mikl-Leitner e successivamente a Roma con l’omologo ministro Alfano. «Non è una delibera contro qualcosa o qualcuno, bensì un impegno a collaborare per gestire questa emergenza in una logica che non deve essere di chiusura del percorso storico dell’Euregio. Questa situazione va vista come una sfida per far crescere l’Euregio e i suoi valori». 

«La delibera del GECT fa chiarezza sulla posizione di Alto Adige, Tirolo e Trentino – ha detto Kompatscher – rispetto a una situazione in evoluzione che oggi presenta ancora scenari variabili ma davanti a cui l’Euregio non vuole farsi trovare impreparata. Se tali misure saranno necessarie dovranno avere carattere straordinario, transitorio e limitate sul piano temporale, ma non potranno intaccare i principi di Schengen e la portata dell’Euregio».

Plattner Rossi KompatscherIl presidente tirolese Platter ha sottolineato che l’Euregio conferma la sua disponibilità «a partecipare attivamente alle procedure concordate tra i governi nazionali e l’UE per risolvere il prima possibile un possibile scenario di crisi ai confini italoaustriaci. In particolare i valichi tra Tirolo e Alto Adige non devono diventare teatro di uno stato di emergenza, una seconda Spielfeld. Bisogna finalmente garantire una registrazione rapida e un’equa ripartizione dei migranti direttamente al loro arrivo in Europa».

Queste in sintesi le richieste dell’Euregio a Italia e Austria: sollecitare l’UE a mettere in sicurezza i confini esterni e a ripartire i profughi in modo equo su tutti gli Stati membri, impegnarsi a rivedere l’Accordo di Dublino per poter attuare una vera politica comune europea in materia di profughi, lavorare per una gestione coordinata degli spazi di confine in stretto coordinamento con i governi locali nel caso in cui il flusso di profughi della cosiddetta rotta balcanica si sposti sempre più verso ovest e gli Stati europei continuino a dimostrare una incapacità di agire insieme. Il GECT chiede inoltre a Austria e Italia di evitare che il Brennero, fondamentale asse di trasporto europeo, si trasformi in un collo di bottiglia: vanno adottate per tempo misure appropriate per garantire una rapida registrazione e una distribuzione dei profughi già al momento del loro ingresso sul territorio nazionale ed evitare così l’insorgere di situazioni critiche al confine.

Sulla possibile chiusura dei confini italoaustriaci interviene anche Unioncamere del Veneto, secondo cui «una barriera al Brennero o comunque una limitazione del traffico merci e persone causerebbe un grande danno economico anche al Veneto e alla sua economia che, lentamente, sta cercando di risollevarsi dalla crisi che ha colpito duramente una delle regioni trainanti del Paese».

Secondo i dati elaborati dal Centro Studi di Unioncamere del Veneto, il valico alpino più importante per dimensione dei flussi di traffico merci verso il Veneto è il Brennero con 41 milioni di tonnellate nel 2014 (pari al 20% dell’intero traffico transalpino), seguito dal Gottardo con 24,4 milioni di tonnellate. Il 70% del traffico merci che attraversa il Brennero (circa 29 milioni di tonnellate) viaggia su gomma, che corrisponde ad un transito di circa 2 milioni i veicoli pesanti. Il restante 30% (12 milioni di tonnellate) su rotaia, che corrisponde ad un transito di circa 120 treni merci al giorno. 

«Gli ostacoli al traffico merci e persone significano per il Veneto e la Pianura padana un grande danno a livello economico, perché limitando la circolazione nell’asse nord-sud significherebbe perdere competitività per le nostre aziende – sottolinea Giuseppe Fedalto, presidente Unioncamere del Veneto –. Come Sistema camerale stiamo pertanto valutando quali azioni sia meglio intraprendere a tutela della libera circolazione e degli interessi delle nostre aziende. Attraverso il nostro ufficio di rappresentanza a Bruxelles ci stiamo attivando per coinvolgere sulla vicenda la Commissione europea».