Assemblea annuale di Confindustria Trento alla presenza di Boccia e del ministro Calenda

0
372
Confindustria trento assemblea 2016 pubblico 1
“L’Industria conta. Insieme contiamo di più”

 

Confindustria trento assemblea 2016 pubblico 1Si è tenuta presso il Centro congressi di Riva del Garda l’assemblea generale 2016 di Confindustria Trento alla presenza di oltre 600 persone, la prima assemblea pubblica dall’insediamento, lo scorso anno, del presidente Giulio Bonazzi.

Aperti i lavori, Bonazzi ha dialogato con il presidente della Provincia autonoma di Trento, Ugo Rossi, a proposito del peso e del ruolo dell’industria in Trentino, della legge di stabilità provinciale 2017, dei riflessi locali del referendum costituzionale, di “Industria 4.0”. Con l’ausilio dei dati elaborati dall’Associazione di Palazzo Stella, il presidente degli industriali trentini ha spiegato i termini di quello che appare un paradosso: «l’industria in Trentino – ha detto Bonazzi – ha un’incidenza sul PIL e sull’occupazione non inferiore alla media nazionale e alle aree più industrializzate, eppure per l’opinione pubblica l’economia provinciale poggia su altri settori, come ad esempio agricoltura e turismo. Particolarmente eloquenti i casi di Valle di Non, dove l’industria produce il 50% del fatturato locale, e della Valle di Fiemme: qui la percentuale sale al 60%». 

In provincia di Trento, in generale, il 31% del valore aggiunto proviene dall’industria. Di più: le aziende associate a Confindustria Trento hanno una produttività superiore alla media provinciale e nazionale (rispettivamente, del 20% e del 37%): «segnale – ha chiosato il presidente degli industriali – di una ricerca di efficienza e innovazione non comune». L’industria è anche il principale datore di lavoro, perché impiega un occupato su tre, e lo fa in maniera stabile (9 contratti su 10 sono a tempo indeterminato), offrendo gli stipendi più elevati (+20% rispetto alla media provinciale e +18% della media nazionale). 

L’industria in Trentino è anche sostenibile, perché occupa appena lo 0,2% della superficie complessiva del territorio e si impegna da anni per abbattere i consumi: tra il 1996 ad oggi, nonostante il continuo sviluppo, è il settore con il minore incremento dei consumi elettrici. Inoltre, contrariamente a quanto si pensi comunemente, i contributi alle imprese rappresentano appena il 2% del bilancio provinciale.

Se l’economia provinciale ha potuto compensare il calo della domanda domestica grazie all’export, è per merito dell’internazionalizzazione dell’industria manifatturiera, che produce il 95% dell’export provinciale. A farla da padrone sono le aziende di grandi dimensioni:  le prime 20 imprese esportatrici fanno il 50% dell’export provinciale; le prime 100 fanno l’85%. Da ultimo, Bonazzi ha evidenziato il valore delle grandi aziende: «spesso demonizzate, danno un contributo insostituibile in termini di posti di lavoro e di innovazione tecnologica. Dal 2007 ad oggi sono le uniche ad avere incrementato l’occupazione, contribuendo ad attutire il calo complessivo dell’occupazione nell’economia trentina».Confindustria trento assemblea 2016 bonazzi rossi 3

Dal canto suo, Rossi ha rassicurato la platea: «siamo un territorio pienamente cosciente del ruolo dell’industria e della necessità che il sistema si presenti come tale. In questa direzione si sono mossi gli sforzi di questi anni, e su questa linea seguiteremo a muoverci: cercando di aumentare, anche presso la pubblica amministrazione, la consapevolezza del valore delle imprese e della cultura d’impresa da parte della nostra amministrazione, per accompagnare le aziende, dando loro meno fastidio possibile. Stiamo spingendo il brand trentino e lo facciamo presentandolo come un unico insieme di opportunità». 

Al centro del dibattito anche la manovra di bilancio provinciale. A proposito dell’aliquota Irap «avremmo preferito – ha detto Bonazzi – mantenere i livelli del 2016, ma apprezziamo che non sia aumentata oltre quanto stabilito per compensare le mancate entrate dovute al taglio dell’Ires. Bene l’azzeramento per chi aumenta l’occupazione, ma andrebbe sostenuto anche chi la mantiene». Ugualmente per le deduzioni per gli aumenti salariali legati a incrementi di produttività, in attuazione di accordi o contratti aziendali e territoriali: «non vanno penalizzate – ha precisato Bonazzi – le aziende meno strutturate che magari non formalizzano incentivi ad personam pur importanti».

Sull’Imis, Bonazzi ha espresso perplessità sul contributo di scopo e ha condiviso l’auspicio di un allineamento dell’Imis con le aliquote altoatesine (0,79% in Trentino; 0,56% in provincia di Bolzano), oltre che di un’estensione all’industria delle agevolazioni per gli opifici artigianali fino a 400 mq.

Il presidente Rossi ha spiegato che le misure s’ispirano ai principi della qualità del lavoro e dell’occupazione: «un territorio è competitivo se c’è coesione sociale e se il contesto è favorevole agli investimenti. Il governo provinciale sta facendo il possibile per intervenire con maggiore efficacia sul fronte dell’innovazione come pure dell’internazionalizzazione, ma intanto deve badare ai conti, gestire le variazioni nel gettito». 

I due presidenti sono stati infine interpellati da Andrea Cabrini, direttore di ClassCNBC e condirettore di Milano Finanza, a proposito del dibattito sul tema “Industria 4.0” e in particolare del piano del Governo. Bonazzi ha illustrato le attività condotte in questo senso dall’Associazione. «Ci attrezziamo per dare alle nostre imprese la possibilità di fruire di fondi europei – ha aggiunto Bonazzi – ma gli incentivi della Provincia restano fondamentali. Per essere efficaci, devono concentrarsi sui settori e sulle imprese a maggior potenziale di crescita, essere snelli, garantire un salto di qualità alle imprese». 

«Puntiamo molto sulla formazione pre-universitaria – ha aggiunto Rossi -, così come sul sistema duale. Per questo tipo di iniziative la partnership do Confindustria Trento è necessaria. Abbiamo attivato interventi importanti: lo stesso investimento sul miglioramento delle competenze linguistiche degli studenti sarà la dote dei lavoratori di domani».

Nel corso dell’appuntamento è intervenuto poi il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, che ha presentato il piano del governo “Industria 4.0”. L’impegno, spalmato tra il 2017 e il 2024, è destinato a sostenere investimenti privati nel 2017 con il supporto di superammortamento, iperammortamento, Nuova Sabatini, e investimenti supportati dal credito di imposta. La manovra conterrà un insieme di stimoli fiscali agli investimenti che non si era visto in passato, «con la sostanziale novità – ha spiegato Calenda – di aver abbandonato completamente la logica degli incentivi a bando, tipici di una stagione in cui il governo voleva decidere in quali settori e con quali tecnologie le aziende devono investire». Si passa ora a incentivi fiscali orizzontali: gli strumenti che negli ultimi anni hanno funzionato meglio vengono orientati verso un disegno comune che è la trasformazione digitale dell’industria italiana. Calenda ha illustrato la logica dei “Competence Center”, spiegando che l’iniziativa si regge sul principio della complementarietà delle competenze dei singoli territori.Confindustria trento assemblea 2016 carlo calenda 5

I lavori sono quindi proseguiti con una tavola rotonda, moderata anch’essa da Cabrini, alla quale hanno partecipato Marco Bonometti, presidente del Gruppo OMR, Giovanni Bonotto, direttore creativo di Bonotto Spa, Alessandro Olivi, vicepresidente della Provincia autonoma di Trento e Gianluigi Viscardi, presidente di Cosberg Spa.

«Il manifatturiero – ha esordito Bonometti – è la chiave di volta per uscire da questa crisi. Senza manifatturiero questo Paese non crescerà. La mia preoccupazione è che l’industria italiana non sappia cogliere l’opportunità di questa rivoluzione: l’intervento del Governo è un primo passo. Dobbiamo creare insieme le condizioni perché l’impresa possa fare il proprio lavoro». Viscardi, pioniere della fabbrica intelligente, ha parlato del valore della flessibilità: «noi piccole imprese dobbiamo preparare le nostre aziende ad adattarsi a quello che chiede il mercato. Dobbiamo saper valorizzare il nostro “know how”, dobbiamo usare le nuove tecnologie per valorizzare le nostre imprese. Stiamo scrivendo la rotta di quello che serve nel nostro Paese». Bonotto, teorico della fabbrica lenta, ha raccontato la propria esperienza personale e la storia dell’azienda familiare: «nel 2007 ho inventato questo nuovo processo perché credo che la nuova via del prodotto sia di tornare a fare il prodotto. Abbiamo ricominciato a fare un prodotto maieutico. Siamo convinti che la cultura ci farà ricchi».

«Il compito del pubblico – ha evidenziato Olivi – è creare ecosistemi favorevoli alla creatività degli imprenditori, dove questi ultimi possano trovare terreno fertile per fare il proprio lavoro. Anche sulla scorta del piano del governo, la nostra Provincia deve cogliere la sfida del cambiamento in atto».

Le conclusioni sono state affidate a Vincenzo Boccia, presidente di Confindustria: «da soli possiamo fare tanto, ma da soli non ce la faremo – ha detto -. L’idea di politica economica che abbiamo coincide con l’intervento illustrato da Calenda: si tratta di una politica di fattori e non di settori». Boccia ha parlato anche di industria e di relazioni industriali, di banche, di credito alle imprese, del progetto “Elite” di Borsa italiana. «Chiediamo una politica economica unica, per una crescita che sia un progetto per il Paese e la precondizione per combattere le disuguaglianze». Infine, l’appello a un’Europa compatta, protagonista di una politica economica e una politica monetaria coerenti e convergenti.