“Caso” Baratter: il consigliere PATT si autosospende dal gruppo autonomista per evitare il peggio

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lorenzo baratter trequarti
Ancora polemiche anche nella stessa maggioranza di centro sinistra autonomista che governa la provincia di Trento: Pd e Upt chiedono provvedimenti concreti al PATT. Rossi minaccia la crisi

lorenzo baratter trequartiSe si cercava la prova di come del livello di schizofrenia della politica trentina a poco più di un anno e mezzo dalle elezioni regionali e provinciali fosse al suo massimo, il “caso” del consigliere provinciale del Patt, Lorenzo Baratter è emblematico.

Dopo avere rischiato una condanna penale per corruzione elettorale, scampata solo in corner per avere chiesto la messa in prova ai servizi sociali, per avere promesso soldi (500 euro al mese in caso della sua elezione poi avvenuta) in cambio dell’appoggio elettorale da parte degli Schützen, Baratter non si è limitato a tenere un basso profilo, ma ha preferito fare lo sbruffone, facendo spallucce, pubblicando sul suo sito social una vignetta di Charlie Brown che ha profondamente irritato colleghi di partito e di maggioranza oltre che che gli esponenti dell’opposizione. Un comportamento che potrebbe costargli pure caro, a livello personale, visto che altri due coimputati nella medesima vicenda, che avevano scelto il rito ordinario, sono stati condannati in primo grado per corruzione elettorale. Da parte del Movimento 5 Stelle si chiede al giudice di valutare il comportamento di Baratter, visto che per l’affidamento in prova è necessario da parte del richiedente un comportamento consono e di responsabile contrizione per quanto fatto. Cosa che Baratter parrebbe non avere dimostrato fino in fondo.

Quelle appena trascorse sono state ore di fibrillazione della politica trentina, con infuocate riunioni di maggioranza e di opposizione, con telefonate mattutine del presidente della giunta provinciale di Trento, Ugo Rossi, ai suoi partner di maggioranza nel tentativo di “cinturare” una situazione avviata sul pendio di una crisi politica, evidenziando indirettamente il pesante sfilacciamento e coesione esistente all’interno della maggioranza Patt-Upt-Pd. Se da parte dell’area PD e Upt si è chiesto al Patt provvedimenti ben più drastici di un semplice rimbrotto al proprio esponente il cui comportamento è stato derubricato da segretario autonomista, il senatore Franco Panizza, come «un comportamento dettato da ingenuità o buona fede, non la una logica corruttiva dal punto di vista elettorale».vignetta lucy

La tensione era alle stelle pure in aula consiliare riunita in seduta straordinaria per approvare alcuni provvedimenti indifferibili, dove ben presto la discussione del giorno nei vari conciliaboli era l’opportunità della permanenza di Baratter all’interno del gruppo Patt, della stessa maggioranza di centro sinistra autonomista e delle sue dimissioni dal Consiglio provinciale. Gli esponenti del Pd parlano di «situazione insostenibile», di «pressioni fortissime provenienti dalla base del partito» quelli dell’Upt, specie all’indomani della pubblicazione sul sito social dell’esponente politico autonomista della vignetta dove la Lucy di Charlie Brown alla guida di un’automobile afferma «Non ti curar di lor, ma guarda e passa… Poi metti la retromarcia e schiaccia». Davvero troppo, tanto che le proteste e l’indignazione verso Baratter sono cresciute al massimo, tanto da costringere il consigliere autonomista all’ennesima marcia indietro.

Al segretario del Patt Panizza gli esponenti degli altri partiti della coalizione di centro sinistra autonomista fanno giungere una nota dai toni perentori: «l’atto oggetto dell’indagine e del percorso giudiziario è incompatibile con una politica sana, credibile e trasparente, non ha nulla a che fare pertanto con i perimetri valoriali del centrosinistra. Riteniamo pertanto necessaria, indipendentemente dal percorso giudiziario, una gestione politica della questione per non danneggiare l’intera comunità politica trentina. La banalizzazione rischia di aprire una questione politica di cui il centrosinistra autonomista non ha bisogno. La responsabilità di individuare le modalità di questa gestione spetta al Patt, che siamo certi saprà dare un segnale netto ed efficace». Richiesta giudicata «atto non corretto ed inopportuno» dal senatore autonomista, che tenta in tutti i modo di depotenziare l’accaduto per evitare il peggio.

Dalla maggioranza all’opposizione. Filippo Degasperi (M5S), artefice della battaglia giudiziaria contro Baratter (i grillini si sono costituti parte civile nel procedimento che ha portato alla condanna in primo grado degli altri due soggetti coinvolti) è netto: «lo ripeteremo spesso: la campagna elettorale del 2013 è stata inquinata e una parte dei voti ottenuti dalla coalizione di Rossi, potenzialmente, è stata oggetto di corruzione elettorale». Per Claudo Cia (Agire, Gruppo misto), «in un contesto storico in cui si prevede il licenziamento immediato di chi va a bersi un caffè, il Consiglio non può tacere di fronte a un comportamento che il tribunale ha qualificato come corruzione elettorale», parlando di «comportamento che mina l’onorabilità e la credibilità dell’istituzione». Bordate anche dalla lega Nord che attacca il presidente Rossi: «Non sapeva nulla di questo accordo? Venga – dice Maurizio Fugatti – a dichiarare che non ne sapeva nulla. Non può cavarsela dicendo che Baratter ha compiuto una leggerezza. Se sapeva e non ha detto nulla, sarebbe gravissimo». Marino Simoni (Progetto Trentino) è il più netto chiedendo «le dimissioni di Baratter, ritenendo impossibile, stante la situazione creatasi, che porti a termine la legislatura, essendo venuta meno la credibilità di chi rappresenta oggi le istituzioni». L’intervento più interessante giunge da Walter Kasvalder, già presidente del Patt e ora in via di espulsione dal partito reo di essersi messo in contrasto con l’asse di vertice del partito che afferma «il fatto che i vertici del partito minimizzino, mi fa pensare che forse qualcuno sapeva di questo accordo, in alto nel partito. Io comunque chiedo umilmente scusa a chi ha dato il voto al Patt: tutte queste persone oneste non meritano tutto questo fango». Una dichiarazione smentita a stretto giro dal segretario del Patt Panizza.

Alla fine di una giornata tempestosa, Baratter ha cercato di salvare per il momento capra e cavoli annunciando la sua autosospensione dl partito «fino alla chiusura del procedimento giudiziario». Baratter parla di «un atto di responsabilità sia rispetto alle istituzioni che rappresento, sia al Partito autonomista trentino tirolese al quale orgogliosamente appartengo, sia alla coalizione del centrosinistra autonomista, che al popolo trentino. Sono consapevole che aver sottofirmato un impegno di reciprocità con la Federazione degli Schützen del Tirolo meridionale – aggiunge Baratter – sia stata una scelta sbagliata, anche se compiuta in totale buona fede e con l’unico intento di dare forza e valore ad una vicinanza che ho sempre avuto nei confronti di quel mondo con il quale da sempre collaboro. Confidando che questa mia scelta sia accolta nel suo vero significato, quello di continuare a servire in modo serio e appropriato l’interesse del Trentino e dell’Autonomia, rinvio al momento in cui il servizio di messa in prova e il procedimento saranno esauriti, la riconsegna della questione nella mani del Partito perché assuma le scelte che riterrà più opportune».

Probabilmente la scelta più opportuna per restituire un minimo di credibilità ad una politica locale sempre più priva di autorevolezza e di credibilità potrebbe darla lo stesso Baratter rassegnando le sue irrevocabili dimissioni dal Consiglio provinciale.

Su richiesta del legale delle persone inquisite, si aggiorna l’articolo segnalando che Paolo Dalprà è stato successivamente assolto per insussistenza di prove con sentenza della Corte d’Appello di Trento del 26 ottobre 2018, passata in giudicato il 12 marzo 2019. Per Lorenzo Baratter, il Tribunale di Trento in data 30 maggio 2017 ha stabilito il proscioglimento perché il fatto non sussiste.