Vino vegano, cresce la richiesta del mercato e la certificazione spontanea delle aziende

0
613
marchio Vegan Ok
Nel 2016 il marchio “VeganOk” ha aumentato le adesioni del 35%. Cento cantine abbandonano l’impiego di albumina e colle animali

marchio Vegan OkLa certificazione dei vini vegani è ancora priva di regolamentazione, europea e nazionale, ma il settore è in decisa crescita: nel 2016 le richieste di certificazione “VeganOk”, marchio di autocertificazione riconosciuto dall’Associazione Vegani Italiani, da parte di aziende vitivinicole sono aumentate del 35% rispetto all’anno precedente, così come aumentate le richieste per le etichette di vini vegani, privi cioè di stabilizzanti e chiarificatori di origine animale. 

«Si parla di un centinaio di cantine – precisa Paola Cane, curatrice del Rapporto “In vino vegan” -. E’ un mercato ancora di nicchia ma l’aumento delle domande di certificazione è un significativo indice di un cambiamento che si sta verificando in Italia. Nell’industria alimentare i cambiamenti si sono già registrati nelle linee produttive, il comparto enologico è più lento nel cogliere una istanza salutistica forte ma anche nel vino il cambiamento riguarda un po’ tutto il settore, da Nord a Sud. In termini di listini – sottolinea ancora la responsabile dell’Osservatorio – i prezzi al consumatore sono in linea, mentre la differenza c’è per le bottiglie bio e da viticoltura biodinamica». 

Le aziende vitivinicole certificate “VeganoOk” hanno sede principalmente in Toscana 28%, Abruzzo 20% e Piemonte 17%, con una buona presenza di vini del Trentino e della Sicilia. I chiarificanti incidono su tre aspetti: a livello tecnologico, l’albumina come coadiuvante non è ammessa così come sono proibiti caseina, colla di pesce, gelatine animali. «Poi – precisa ancora Cane – ci sono i parametri legati al packaging, col divieto di utilizzo di colle di origine vegan, e poi c’è uno stimolo alla cultura del consumo. Non si può pensare di produrre vino vegano e poi consigliare in retroetichetta l’abbinamento con carne e selvaggina». 

Le denominazioni di appartenenza delle etichette certificate, secondo il Rapporto, sono 54% IGT, 17% DOC/DOP e 1% DOCG. Il 45% circa delle etichette che riportano la scritta “vegan”, posseggono un’altra certificazione o un riferimento a metodi naturali o biodinamici. Lo standard più diffuso è sicuramente quello biologico, con il 26% circa delle etichette di vino “vegan” certificato anche bio; le etichette certificate “Demeter” ricoprono un’altra interessante quota così come quelle che riportano la dicitura “naturale” o “biodinamico”.