Def, rimane l’incognita legata all’Iva e alle clausole di salvaguardia

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Analisi della Cgia sulle prime notizie legate alla manovra di primavera. La CNA critica l’allargamento dello “split payment” dell’Iva

euro soldi evasione fiscaleNonostante Matteo Renzi non sia più il premier ufficiale del Governo italiano, rimane in tutta la sua portata il vizio di annunciare manovre fiscali senza produrre contestualmente le cifre. Cifre che saranno scritte nero su bianco dopo, con comodo. Intanto, in mancanza di un testo ufficiale ed univoco (cosa che pone più di un dubbio sulla serietà dell’azione di governo del conte Gentiloni Severji), ci s’interroga sulla portata delle norme promesse.

Secondo la Cgia di Mestre, dalle indiscrezioni emerse fino a ora non è chiaro come il Governo affronterà la clausola di salvaguardia che dovrà essere sterilizzata entro la fine di quest’anno, ovvero, come verranno recuperati i 19,5 miliardi di euro necessari per scongiurare l’aumento dal 1 gennaio 2018 dell’Iva e un incremento delle accise sul carburante già da tempo decise.

Secondo il coordinatore dell’Ufficio studi dell’Associazione artigiani mestrina, Paolo Zabeo, «vista la situazione dei nostri conti pubblici è molto probabile  che il Governo non sarà in grado di recuperare con la legge di Stabilità tutti i 19,5 miliardi di euro necessari per evitare che, dal 2018, l’aliquota Iva del 10% passi al 13% e quella del 22% al 25%. Ricordo che un aumento di un punto dell’aliquota ridotta costa agli italiani poco più di 2 miliardi e quella ordinaria 4. Pertanto, non è da escludere che dei 19,5 miliardi l’esecutivo sia in grado di sterilizzarne solo una parte, almeno 14-15. E visto che la spesa corrente al netto degli interessi sul debito è destinata ad aumentare ancora, la quota rimanente dovrà essere recuperata con nuove entrate, con il ritocco, ad esempio, di un punto di entrambe le aliquote Iva». 

Il tutto, ovviamente, ammesso ma non concesso che la BCE continui nella sua politica dei tassi a quasi zero, perché se questi aumentano anche di una frazione di punto, per l’Italia e il suo debito pubblico monstre (oltre 2.300 miliardi di euro) arriverà una “botta” anche sul fronte degli interessi da pagare sul servizio al debito.

Sull’altro fronte del mondo artigianale, la Cna «apprezza la struttura del Def, così come anticipata nel comunicato stampa della presidenza del Consiglio. In particolare, condivide l’impegno di proseguire il piano di riduzione della pressione fiscale e di rilanciare gli investimenti e l’occupazione. Nella giusta direzione va sicuramente anche il blocco agli aumenti programmati dell’Iva e l’intenzione di reperire le risorse finanziarie necessarie dalla razionalizzazione della spesa pubblica e dalla lotta all’evasione».

La CNA «boccia la decisione di estendere il meccanismo dello “split payment” anche alle prestazioni nei confronti delle società partecipate dirette e indirette, contrariamente a quanto sollecitato dalla nostra Confederazione. Questo provvedimento è destinato a creare enormi problemi finanziari a numerosissimi artigiani, micro e piccole imprese, per i quali il rischio di chiusura diventa reale dal momento che il Def imporrà l’obbligo del visto di conformità a partire dai 5mila euro di crediti, una prestazione da chiedere ai professionisti che incide fino a un quinto dell’importo».

L’idrovora fiscale denominata “split payment” già sottrae alle imprese mediamente oltre nove miliardi l’anno. Con oneri finanziari quantificati dalla CNA in circa 325 milioni di euro l’anno a carico di quanti sono costretti a rivolgersi alle banche per coprire il danno, ammesso che le banche decidano di erogare prestiti per garantire liquidità. Una fattura da capogiro a carico delle imprese che l’ampliamento del perimetro dello “split payment” «farà lievitare in modo sensibile – scrive la CNA -. Una operazione meramente finanziaria che non inciderà sulla lotta all’evasione Iva dopo l’introduzione dell’obbligo di fatturazione elettronica nei confronti della Pubblica amministrazione e dell’obbligo delle imprese di comunicare tutti i dati delle fatture emesse e ricevute e delle liquidazioni Iva trimestrali».