Troppi social nuocciono alla salute

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facebook nuoce alla salute intellettiva
I genitori del Trevigiano contro il regalo di cellulari e tablet ai bambini

facebook nuoce alla salute intellettivaIl mondo “social” sta trasformandosi velocemente in un boomerang a causa della crescita travolgente e disordinata che, di fatto, li hanno trasformati in una sorta di cloaca dove si veicola di tutto e di più, spesso nella più totale anarchia, dove fa premio (in termini di click e di visualizzazioni) chi la spara più grossa e pazienza se il contenuto non è del tutto reale o palesamente falsato.

Stare troppo sui “social” fa male anche sotto l’aspetto psicofisico, come testimonia un rigoroso studio universitario pubblicato sull’Harvard Business Review rileva che all’aumentare del tempo di utilizzo di Facebook si verifica un calo, anche prevedibile, in termini di salute fisica, mentale e in generale del benessere. Come numerose altre ricerche di questo tipo anche il nuovo studio parte dal presupposto che una vita sociale più intensa contribuisce al benessere psicofisico delle persone. 

Già ricerche precedenti hanno determinato una correlazione tra l’uso intenso di Facebook e una riduzione dei rapporti interpersonali, calo del tempo dedicato ad altre attività, aumento di comportamenti sedentari per dedicare più tempo allo schermo, dipendenza da Internet e anche un calo dell’autostima. Quest’ultimo è dovuto al confronto sfavorevole sui social online, dove la maggior parte delle persone pubblica foto, post e momenti accuratamente scelti per mostrarsi al meglio, generando senso di inadeguatezza e inferiorità negli utenti più accaniti di Facebook.

Il nuovo studio si spinge oltre perché è stato effettuato su un campione di 5.200 persone analizzando dati sia per la vita social su Facebook che sulle relazioni sociali nel mondo reale, questo per tre tranche di dati su un periodo di due anni, quindi non solo un sondaggio estemporaneo. Per l’uso di Facebook sono stati rilevati i “Mi piace” (o like) assegnati ai post di altri, creazione e pubblicazione di post personali e click sui link. Per la valutazione del benessere i partecipanti hanno risposto a domande sulla qualità della loro vita, incluse auto dichiarazioni su salute fisica e mentale, oltre a indicare l’indice di massa corporea (BMI). Lo studio inoltre ha preso in esame anche la vita sociale nel mondo reale chiedendo ai partecipanti di indicare fino a 4 amici con cui discutono argomenti importanti e fino a 4 amici con cui trascorrono il tempo libero.

I risultati dello studio dimostrano che esiste una correlazione positiva con la vita sociale reale, che diventa invece negativa per la vita social su Facebook, in modo particolare con conseguenze negative sulla salute mentale. All’aumentare dei “Mi piace” e dei click sui link di Facebook in un anno per un determinato soggetto, corrisponde una diminuzione della salute fisica, mentale e del benessere generale l’anno successivo, inclusa una diminuzione della soddisfazione di vita. I ricercatori evidenziano i risultati ottenuti ma non possono ancora spiegare in dettaglio perché ciò avvenga. In generale mentre studi precedenti indicavano il tempo speso sui social come irrilevante, mentre contava più la qualità delle interazioni social, ora sembra che anche il tempo trascorso contribuisca alla diminuzione del benessere.

A contribuire alla diffusione dell’uso dei “social” tra i bambini c’è l’abitudine sempre più diffusa di abbassare l’età in cui i genitori regalano ai figli il telefono cellulare capace di connettersi alla rete in occasione di compleanni, promozioni di fine anno o della Prima Comunione. Cinque associazioni di genitori di alunni della scuola primaria di Roncade e Monastier, nel Trevigiano, hanno diffuso attraverso i “social” una riflessione- appello che affronta in modo critico, sviscerando i pro ed i contro, il precoce utilizzo dei terminali mobili, in particolare per quanto riguarda il loro impiego per lo scambio indiscriminato di informazioni ed immagini. 

«Internet – si legge nella lettera aperta – in pochi anni ha provocato una moltiplicazione di informazioni, contatti, e interazioni specialmente sotto forma di social, chat eccetera, che spesso proprio per la loro quantità, velocità e tempo che assorbono, rischiano di far perdere il senso della realtà autentica». Per giovanissimi e, non di rado, anche per i bambini, osservano i genitori, «il punto d’incontro e socializzazione è in rete e sempre meno in campetti piazze o oratori. Sono sempre di più gli occhi incollati al piccolo schermo di un cellulare dove si incrociano voci e parole ma nessun viso, nessun suono, nessuna emozione genuina» ed in cui «uno sbaglio, una leggerezza o una confidenza magari personale, talvolta fotografica, commessa proprio a causa dell’inesperienza, dell’ingenuità, non è rimediabile perché la rete non dimentica né cancella nulla». 

I comitati, infine, auspicano «un ritorno del buon senso, meglio se con un accordo ampio fra tutti i soggetti educatori, genitori in primis, insegnanti catechisti e istituzioni. Stabiliamo noi tutti assieme il momento in cui fornire il telefono ai figli e confrontiamoci per riflettere magari dandoci un decalogo comune su come accompagnare le nuove generazioni nello sconfinato mondo del digitale che noi stessi, forse, per primi e non senza colpa – concludono – conosciamo troppo poco».bambini telefoni cellulari