Polemica sull’asse Venezia-Bologna-Roma su decisione della Regione veneto di procrastinare al 2019 l’obbligatorietà della vaccinazione

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Venturi: «con la copertura sotto la soglia di sicurezza, tornano le malattie che erano state sconfitte». Lorenzin: «decreto della Regione Veneto irragionevole. Sarà impugnato». Bisato: «un pasticcio in salsa veneta»

vaccinazioni bambinoIl decreto emanato dalla Regione del Veneto con cui si proroga al 2019 l’entrata in vigore dell’obbligo di vaccinazione per la frequenza della scuola dell’obbligo e della materna ha scatenato una polemica accesa sull’asse Venezia-Bologna-Roma.

Secondo l’assessore alle politiche per la salute della regione Emilia-Romagna, Sergio Venturi, «vaccinare i bambini che frequentano nidi e asili è una misura di salute pubblica utile e necessaria in primo luogo a loro, ai più piccoli, e in particolare ai più deboli dal punto di vista immunitario. E lo è a maggiore ragione oggi, nel momento in cui la copertura vaccinale è al di sotto della soglia di sicurezza del 95% stabilita dall’Organizzazione mondiale della sanità e di fronte al ritorno di malattie che pensavamo debellate, basti pensare al fortissimo aumento dei casi di morbillo che abbiamo anche in Italia. A meno di non sconfessare le autorità scientifiche dando credito a presunti esperti o teorie pescate su internet, i vaccini vanno fatti, e vanno fatti adesso. Mi chiedo dunque il senso di rinviare di fatto per due anni l’obbligo vaccinale, come ha stabilito la Regione Veneto, invece di mettere famiglie e genitori nelle condizioni di poter salvaguardare i propri figli e la collettività». 

«Siamo al teatro dell’assurdo – prosegue Venturi -. Di fronte a una legge dello Stato, discussa e approvata da entrambi i rami del Parlamento e votata anche da gran parte delle opposizioni, la Regione Veneto decide che nei nidi e nelle materne venete l’obbligo vaccinale slitta di due anni, che per due anni le vaccinazioni si possono anche non fare e che i bambini possono frequentare le scuole dell’infanzia senza essere vaccinati: è una decisione incomprensibile e ingiustificata».

Infine, «la cosa che più lascia increduli è la leggerezza con cui si assume una decisione del genere, senza fare i conti con aspetti etici a mio avviso rilevantissimi: le malattie non si fermano certo ai confini del Veneto – chiude Venturi – e se un bambino o una persona si ammala perché si è ammalato un bambino in Veneto, dopo di chi è la responsabilità? Di fronte a eventuali epidemie, chi ne risponderà?»

«Ho dato mandato di perseguire tutte le azioni contro la decisione della Regione Veneto che è totalmente irragionevole» ha affermato il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, in merito al decreto con cui il Veneto ha deciso una moratoria sull’obbligo vaccinale per l’iscrizione a scuole fino al 2019-20. «La legge sull’obbligo vaccinale – ha detto il ministro – è nazionale. Il Veneto è nello Stato italiano e deve rispettare la legge. Inoltre, i virus non seguono i con fini regionali o le valutazioni politiche. Il Veneto, da alcuni anni, ha fatto una scelta che comunque non l’ha portato ad essere in un a soglia di sicurezza per le coperture vaccinali». Lorenzin ha ribadito «invito il presidente Zaia e il direttore Mantoan a rivedere la loro posizione alla luce dei dati epidemiologici e per la sicurezza delle famiglie. Non voglio una sterile polemica ma ho interesse che la legge sia applicata in modo uniforme».

Sulla polemica interviene anche il segretario regionale del Partito democratico Veneto, Alessandro Bisato: «il pasticcio veneto dei vaccini mette in luce tutta l’irresponsabilità della giunta regionale. La proroga di due anni all’obbligo di vaccinazione non è infatti della giunta, ma un decreto firmato da un dirigente. In barba alla gerarchia delle fonti, la Regione tenta di scavalcare una legge dello Stato. Probabilmente, fra qualche settimana ci accorgeremo che la Regione ha provato a intervenire in un campo non di sua competenza. Senza contare – conclude Bisato – che un provvedimento del genere a una settimana dall’inizio delle scuole è destinato solo a generare confusione e a disorientare le famiglie, insegnanti e personale della scuola e operatori sanitari».