Porti, al via progetto italo-sloveno su sicurezza dell’Alto Adriatico

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Trieste capofila, coinvolti gli scali di Venezia e Capodistria. D’Agostino: «il porto di Trieste tecnologicamente all’avanguardia»

porto trieste panorama aereo 1Si è tenuto a Trieste il primo incontro del progetto europeo Interreg sulla sicurezza portuale, che coinvolge lo scalo giuliano e quelli di Venezia e Capodistria (Slovenia). Il progetto, denominato “Secnet”, si propone di migliorare la sicurezza attraverso la tecnologia e le innovazioni procedurali nell’ambito dei trasporti marittimi. 

“Secnet” si propone di studiare le migliori modalità per dotare le infrastrutture portuali di sistemi di sicurezza all’avanguardia a causa della crescente instabilità geopolitica legata al pericolo di attentati terroristici, attraverso l’impiego di piani portuali di security che utilizzino sistemi fisici di monitoraggio e vigilanza, ma anche sistemi di sicurezza digitale per respingere le minacce di tipo informatico. 

Il progetto è co-finanziato dal Programma di cooperazione trasnfrontaliera Italia-Slovenia e conta su una disponibilità per di 1,3 milioni, che copriranno 18 mesi di lavoro. Capofila del progetto sarà il porto di Trieste. Vi parteciperanno inoltre Luka Koper, Autorità di sistema portuale del mare Adriatico settentrionale, Università del Litorale (Capodistria), Università di Trieste e Segretariato esecutivo dell’Iniziativa Centroeuropea (Ince). 

Nel discorso che ha aperto i lavori, il presidente dell’Authority Zeno D’Agostino, ha evidenziato che «la sfida fondamentale di oggi nel settore marittimo è garantire al massimo livello gli standard di sicurezza per persone, merci e strutture portuali». Secondo D’Agostino, serve «individuare nuove politiche che non incidano sull’operatività dello scalo e la catena logistica a terra», evitando così di causare ritardi nei transiti della merce e conseguente perdita di competitività. D’Agostino ha sottolineato l’importanza di un progetto che mira a dotare i porti di Trieste, Venezia e Capodistria di soluzioni comuni nella gestione della sicurezza, «creando una piattaforma transfrontaliera innovativa, condividendo le tecnologie e le migliori pratiche, sia a sostegno della competitività dei tre scali, sia a supporto del miglioramento della connessione e integrazione ai corridoi Ten-T». D’Agostino ha inoltre richiamato il fatto che «”Secnet” rappresenta il primo progetto in cui Trieste diventa capofila di partenariato ed è un bel segnale di collaborazione anche nell’ambito del “Napa”».

Secondo D’agostino «il porto di Trieste è uno dei pochi al mondo che è riuscito a integrare la sicurezza dei traffici via mare con quella in ambito retroportuale e ferroviario. Da questo punto di vista siamo un’eccellenza. In un panorama sempre più critico, serve un coerente aumento dei sistemi di sicurezza, soprattutto in un contesto che vede traffici importanti dalla Turchia, un confine di terra con la Slovenia e il sistema dell’interporto di Fernetti. A Trieste disponiamo di varchi informatizzati e una telesorveglianza che osserva con centinaia di telecamere ogni angolo del porto. L’interporto di Fernetti dispone della stessa tecnologia, che sarà ora estesa all’area Wartsila, nell’ambito dell’estensione del punto franco». 

D’Agostino ha rimarcato che «altrove si registrano problemi dovuti a tecnologie non comunicanti tra porti e interporti, ma qui abbiamo provveduto e integrato anche il traffico ferroviario, con appositi accordi con le ferrovie italiane, tedesche e austriache, che ci permettono di monitorare ogni singolo grammo che esce ed entra su ferro».