Istat: nel 2017 balzo dell’inflazione a +1,2% Allarmati i consumatori

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Rincari di 400 euro a famiglia Milano. Federconsumatori: «le famiglie non possono sostenere il ritmo di crescita dei prezzi». Preoccupati le organizzazioni dei commercianti

inflazione cartelloI prezzi tornano a crescere. Con la fine del 2017 l’Italia si lascia definitivamente alle spalle la deflazione, con i prezzi al consumo che registrano un aumento dell’1,2% nell’anno, a fronte della flessione dello 0,1% registrata nel 2016.

I dati Istat sono buone notizie per lo stato di salute dell’economia, un po’ meno per i consumatori. Le associazioni, infatti, parlano di “stangata” e denunciano per il 2017 rincari intorno ai 400 euro. La crescita è dovuta in particolare ai prezzi degli alimentari, inclusi gli alcolici, che registrano un aumento dell’1,8% su anno, accelerando rispetto al 2016, quando la crescita era stata dello 0,2%.

Netta anche l’inversione di tendenza dei prezzi degli energetici, che passano da un calo del 5,6% a un aumento del 4,6% nel 2017. Inoltre l’Istat rileva che la cosiddetta “inflazione di fondo”, al netto di energia e alimentari freschi, aumenta dello 0,7%, una crescita non molto più elevata di quella del 2016, quando era stata dello 0,5%. 

Le associazioni dei consumatori fanno i conti sui portafogli delle famiglie. Secondo l’Unione Nazionale Consumatori, la «pessima notizia» dell’aumento dell’inflazione si traduce in una maggior spesa annua complessiva di 469 euro per le famiglie con due figli. Per i genitori con un solo erede la spesa sarebbe pari a 432 euro, mentre per una coppia senza figli a 365 euro. Leggermente più ottimista il calcolo del Codacons, che stima un rincaro medio a famiglia di 364 euro. L’aumento dei prezzi dei soli alimentari, sempre secondo l’associazione, comporta un esborso da 102 euro e quello dei trasporti, una spesa di 110 euro in più.

Intanto anche per dicembre l’istituto di statistica segnala un aumento dell’inflazione, che cresce dello 0,4% su novembre e dello 0,9% su anno, lo stesso ritmo di novembre. Una stabilità che, spiega ancora Istat, dipende sia dall’accelerazione della crescita dei prezzi dei trasporti, sia dal rallentamento della crescita dei prezzi dei beni alimentari non lavorati e dei beni energetici non regolamentati. Più tiepido l’aumento mensile del cosiddetto carrello della spesa, i cui prezzi salgono dello 0,1%, mentre su anno i prezzi per la cura della casa e della persona segnano ancora un incremento dell’1,3%. 

«A fronte di tali rilevazioni, ci troviamo a ribadire la necessità di un capillare monitoraggio di prezzi e tariffe per contrastare il fenomeno degli aumenti inspiegabili ed ingiustificabili, che mette in serissima difficoltà i cittadini» dichiara Emilio Viafora, presidente di Federconsumatori. Verifiche e controlli mirati devono essere effettuati soprattutto nel settore dei carburanti, i cui gli aggravi si ripercuotono in modo diretto sulle tasche degli automobilisti ma anche indirettamente sui prezzi dei beni di consumo, poiché in Italia il trasporto dell’86% delle merci avviene su gomma.

Per Federconsumatori i dati appena trasmessi appaiono in forte e chiaro contrasto con le condizioni economiche dei cittadini, che ancora faticano a far quadrare i bilanci familiari e, anche se da più parte sentiamo parlare ottimisticamente e irrealisticamente di ripresa ormai avviata, la situazione resta incerta. Anche la frenata dei consumi (che nel terzo trimestre del 2017 fanno registrare il dato più basso degli ultimi due anni, appena il +0,2%) e il parallelo aumento della propensione al risparmio dimostrano i sentimenti di incertezza, preoccupazione e indeterminatezza che orientano le scelte quotidiane della gran parte della popolazione. E’ inoltre significativo il fatto che la crescita dei prezzi sia determinata soprattutto dagli aumenti dei beni energetici, quindi carburanti, luce e gas.

Sul fronte delle aziende del commercio, per il presidente di Federdistribuzione, Giovanni Cobolli Gigli, denuncia la propria preoccupazione «per i prossimi mesi a causa degli incrementi annunciati per quanto riguarda le bollette di luce e gas e i trasporti (autostrade, ecc). L’inflazione potrebbe risalire, ma si tratterebbe di un rialzo dei prezzi negativo, cioè non determinato dalla tensione del rapporto tra domanda e offerta a favore della prima, bensì da una serie di aumenti destinati a ridurre il potere d’acquisto delle famiglie e quindi a diminuire il già debole impulso alla ripresa dei consumi». Secondo Cobolli Gigli «il dato di dicembre conferma un’inflazione complessiva stabile al di sotto dell’1%, nonostante l’impulso al rialzo di fattori stagionali quali i prezzi dei trasporti (navi, aerei, ecc). Anche il valore modesto dell’inflazione di fondo, che conferma a dicembre lo 0,4% del mese precedente, testimonia un Paese nel quale la ripresa dei consumi non è ancora in grado di sostenere una “sana” crescita dei prezzi che ci avvicini a quel 2% obiettivo della Bce». Confcommercio parla di «incertezze sulla reale ripresa economica, ma migliorano le aspettative», mentre per il presidente della Commissione lavoro del Senato, Maurizio Sacconi (Energie per l’italia) «la bassa crescita dell’inflazione è un indicatore della bassa fiducia nel futuro della società italiana nella quale, non a caso, è cresciuta la propensione al risparmio. Si tratta di un vero e proprio rattrappimento compensato dalla forza dell’industria esportatrice per cui la crescita è per intero guidata dal commercio globale».