Mercatini di Natale, flop a Trento e Rovereto

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tentativi di ripresa del turismo italiano: inizia la voglia di inverno e di Natale con i tipici mercatini.
La diffusione di iniziative analoghe in tutta la provincia e anche fuori ha ridotto l’originalità della proposta. Mancata una seria politica di promozione e di innovazione del prodotto

mercatino natale roveretoDopo anni di numeri in continua crescita, i mercatini di Natale di Trento e Rovereto sono tornati sulla terra con l’edizione 2017 chiusa con numeri in deciso calo, con presenze decisamente più basse, complici anche le consistenti precipitazione nevose del periodo che hanno tenuto i turisti sulle piste da sci piuttosto che farli scendere nel fondovalle alla ricerca di passatempi.

Il flop è stato pesante soprattutto per gli operatori commerciali che hanno investito pesantemente sul mese di apertura dei mercatini, con le spese per l’affitto della casetta e il soggiorno in loco degli operatori che, in tanti casi, hanno decisamente superato le entrate. Al fallimento dell’edizione 2017 ha pesato anche un’organizzazione logistica poco curata della disposizione delle varie iniziative, soprattutto a Rovereto, dove il mercatino è stato “diluito” in un’area troppo vasta del centro storico, disorientando i turisti e sfavorendo l’affluenza.

A mancare sono stati soprattutto i turisti dei viaggi organizzati, quelli che si sobbarcano viaggi in pullman che in due giorni propongono la visita di tre-quattro località sottoponendo gli aderenti ad un vero giro forzato degli acquisti natalizi. Ciò probabilmente perché le varie Apt di ambito hanno trascurato un’adeguata promozione, forse contando sull’effetto volano delle passate promozioni, oltre che sul passaparola e sulla tradizione, sottovalutando il fatto che le altre località, anche da fuori provincia, non sono state con le mani in mano, ma hanno partecipato anch’esse all’orgia mercantile natalizia, finendo con il togliere presenze alle iniziative più storiche.

Per rilanciare i mercatini di Natale serve anche uscire dalla tradizione invalsa basata solo su prodotti artigianali (sulla cui effettiva originalità talvolta è lecito dubitare) e sugli alimentari tipici. E’ necessario allargare l’offerta alla cultura, alla storia, al territorio, offrendo un’esperienza più immersiva ai visitatori, magari capace di trattenerli sul territorio per uno-due giorni in più, proponendo dei pacchetti tutto compreso a prezzo competitivo utili anche per catalizzare l’attenzione delle famiglie alle prese con capacità di spesa falcidiata dal peso delle tasse e dal rincaro generalizzato delle tariffe dei servizi.