Per “I concerti delle 18” il recital pianistico di Michele Campanella

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Al Teatro “Verdi” di Pordenone programma monografico su Liszt

Michele Campanella 2“I concerti delle 18” – l’innovativo spazio musicale ideato dal Teatro “Verdi” per offrire al pubblico un ascolto profondo di musicisti diversi per età, esperienze e attività – entrano nel vivo con un incontro-concerto tutto dedicato a Franz Liszt.

Martedì 20 febbraio (ore 18.00) il grande pianista partenopeo Michele Campanella salirà sul palcoscenico del “Verdi” per un appuntamento monografico con il grande compositore ungherese e la sua celebre Sonata in si minore, pagina visionaria e spettacolare, diventata ormai un classico nel repertorio del romanticismo musicale.

Straordinario pianista e grande innovatore della musica ottocentesca, Franz Liszt (1811 – 1886), colto e cosmopolita creatore del poema sinfonico, nuovo genere musicale per orchestra che trae la sua ispirazione da motivi storici, pittorici, letterari o naturalistici, che affascinarono non solo il vasto pubblico ma anche Richard Strauss e Richard Wagner; sviluppò un linguaggio originale e nuovo, spesso venato di misticismo, che avrebbe portato a un superamento della musica romantica. Michele Campanella è uno degli interpreti lisztiani più noti a livello internazionale e al “suo” compositore ha dedicato anni di studio e un libro: “Il mio Liszt” edito da Bompiani. 

Il suo sarà un percorso musicale e racconto biografico, sino alla definizione di una nuova immagine del compositore ungherese. Trionfante virtuoso e frequentatore dell’alta società, Liszt termina i suoi anni chiuso nella riservatezza dell’asceta e nella sperimentazione di nuovi linguaggi musicali. Una storia da riscoprire.

Campanella, accademico di Santa Cecilia, condurrà il pubblico alla scoperta del “caso” Liszt e al centro porrà la superba “Sonata in mi minore”, unica composizione di Liszt a riferirsi ad una forma classica, fu terminata il 2 febbraio 1853 e dedicata a Robert Schumann. È tra i massimi esiti di scrittura musicale da parte di Liszt che sosteneva di poter trarre dal proprio strumento “più che da una intera orchestra”.