Cattolica assicurazione presenta i risultati del 2017: utile i calo del 40% a 56 mln per le svalutazioni

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Cattolica Assicurazioni: Alberto Minali (a sx) e Paolo Bedoni

Confermato il dividendo a 0,35 euro. In crescita la raccolta sia nel ramo vita che in quello danni. Minali: «i risultati confermano la solidità del Gruppo». Bedoni: «il sistema cooperativo dimostra tutta la sua validità».

Cattolica Assicurazioni ha chiuso il 2017 con un utile in calo del 40% a 56 milioni di euro, dopo le importanti svalutazioni registrate nel primo semestre dell’anno. In crescita a 5 miliardi la raccolta (+5,2%), con un aumento sia del ramo vita (+7,5%) che del ramo danni (+2,1%), mentre il dividendo è stato confermato a 0,35 euro per azione.

Il gruppo assicurativo mutualistico mantiene una «elevata solidità», con un “solvency ratio II” al 239%. Il risultato operativo è in calo dell’8,8%, a 206 milioni di euro, per effetto del “combined ratio”, che si mantiene su «ottimi livelli», afferma la compagnia, pur salendo di 1,5 punti percentuali rispetto al 2017.

«I risultati che presentiamo oggi confermano che Cattolica è un gruppo dai robusti fondamentali. La crescita della raccolta premi, l’elevata solidità di capitale e l’eccellenza tecnica evidenziano le nostre capacità manageriali e la nostra competenza industriale, dandoci un’ulteriore spinta a perseguire con tenacia il Piano Industriale» ha detto l’amministratore delegato Alberto Minali commentando il bilancio della compagnia veronese, il primo della sua gestione. «Il dividendo che proporremo all’assemblea dei soci – ha aggiunto – è pari a 0,35 euro per azione e riflette l’impegno di Cattolica a remunerare al meglio i nostri soci e azionisti».

Secondo il presidente, Paolo Bedoni, «la solidità di Cattolica, la sana gestione e i recenti cambiamenti messi in atto hanno permesso di affrontare la forte competizione di mercato e nello stesso tempo di rinnovare la nostra società, rendendola solida, efficiente e capace di adattarsi alle mutate condizioni del sistema economico e finanziario. In questo contesto il sistema cooperativo ha dimostrato tutta la sua validità, consentendoci di raggiungere ancora una volta risultati positivi e di remunerare adeguatamente i soci e gli azionisti».

Minali ha poi detto che «la decisione definitiva sulla gestione di Cattolica verrà presa nel consiglio del 29 marzo» che approverà la riforma dello statuto da sottoporre al voto dei soci in assemblea. Confermando l’intenzione di ridurre il numero dei consiglieri e di introdurre il sistema monistico, Minali ha detto che sul numero dei posti che verranno riservati ai soci di capitale, così come sulla percentuale rispetto alla composizione del consiglio di amministrazione sarà necessario aspettare una settimana. «E’ chiaro che dobbiamo dare una percentuale di rappresentanza che sia coerente con le istanze dei fondi, ma che non snaturi l’impianto cooperativo. Sarà il prossimo consiglio a definire questi ultimi aspetti – ha aggiunto Minali -. Il Consiglio ha lavorato molto e in maniera molto coesa sulla riforma della governance. Per una cooperativa l’adozione monistico, la riduzione del numero consiglieri, l’ingresso in consiglio d’amministrazione dei soci di capitale sono evoluzioni decisive e un passo avanti verso una gestione migliore».

Rispetto al possibile ingresso di rappresentanti di Berkshire Hathaway, la holding di Warren Buffett che è primo azionista con oltre il 9% del capitale, Cattolica non ha avuto «nessun segnale. E’ una decisione che spetta solo al nostro azionista», ha detto Minali. Confermando ancora una volta che il tema della trasformazione da cooperativa in società per azioni «non è sul tavolo» né potrebbe esserlo nel caso in cui la Corte Costituzionale non rilevi oggi vizi di costituzionalità nella riforma del governo Renzi.

Quanto alle svalutazioni effettuate e in particolare sulla partecipazione nella bancassicurazione con la Popolare di Vicenza, Cattolica ha già svalutato a zero l’opzione di vendita delle joint venture, ora in liquidazione coatta amministrativa. «Ci siamo insinuati nella massa fallimentare della Vicenza per 184 milioni di euro e siamo uno dei tanti creditori. Ritenendo che la “put” sia di difficile incasso non abbiamo previsto – sottolinea Minali – alcuna contabilizzazione a bilancio e quindi nel caso in cui ci sia rimborsato qualcosa registreremo una sopravvenienza attiva mentre se non incasseremo nulla, non dovremo registrare nulla».