Emilia-Romagna e Toscana chiedono una revisione della graduatoria per l’assegnazione del centro di ricerca per la fusione nucleare

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Crescono i dubbi sulle modalità di valutazione delle domande. Anche il Veneto ha chiesto di vedere le carte.

Non c’è solo il Veneto a chiedere di “vedere” le carte che hanno portato l’assegnazione del centro di ricerca per la fusione nucleare al centro Enea di Frascati: dubbi sulle modalità di assegnazione li esprimono anche le regioni Emilia-Romagna e Toscana chiedono una revisione della graduatoria che ha visto bocciata la candidatura del sito del Brasimone, nel territorio di Camugnano sull’Appennino bolognese.

A Bologna, si è costituito un gruppo di lavoro per il Brasimone alla presenza dell’assessore regionale alle attività produttive Palma Costi, il consigliere delegato alle attività produttive Massimo Gnudi e il capo di gabinetto Giuseppe De Biasi in rappresentanza della Città Metropolitana, i sindaci di Castiglione e Camugnano, Maurizio Fabbri e Alfredo Del Moro, con l’obiettivo di seguire in modo congiunto tutte le ipotesi di valorizzazione del sito a partire dal programma Dtt (Divertor tokamak test facility), che consente di studiare materiali, componenti e soluzioni ingegneristiche per futuri sistemi di produzione di energia pulita e sicura e più in generale, in programmi di ricerca e di potenziamento tecnologico dell’Ente.

La lettera, firmata da Palma Costi e dall’omologo toscano, l’assessore Stefano Ciuoffo, chiede al presidente Enea, Federico Testa, la revisione della graduatoria finale, contestando la formulazione dei punteggi che hanno portato all’assegnazione attribuita al Centro di Frascati. Nella lettera, si invita l’Enea a rivedere la graduatoria di assegnazione e impegnarsi affinché «il Centro del Brasimone venga considerato prioritario nello sviluppo legato al Dtt e in nuove iniziative e progetti innovativi, più in generale in programmi di ricerca e di potenziamento tecnologico dell’Ente, se non altro in considerazione della qualità del gruppo di ricerca lì attivo e del contesto operativo in cui esso è inserito».

«Restiamo sorpresi – si legge nel documento stilato dai due assessori – nell’osservare che l’Emilia-Romagna e la Toscana vengano considerate a minor potenziale tecnologico di Lazio, Abruzzo e Puglia; che l’aeroporto di Bologna (7,7 milioni di passeggeri l’anno, di cui il 75% per tragitti internazionali), insieme a quello di Firenze, siano stati paragonati, come aeroporti internazionali, con Pescara, Brindisi e Ciampino, venendo persino penalizzati per una questione di pochi chilometri. Appare discutibile, a nostro avviso, la straordinariamente bassa considerazione dei ridotti costi d’insediamento in locali attualmente inutilizzati e facilmente riadattabili, a fronte di oneri derivanti da complesse operazioni di smantellamento necessarie per la macchina Ftu e di quelle strutture attualmente destinate ad altri progetti presso il Centro di Frascati, ancorché sviluppati da gruppi di ricerca altamente qualificati e tematicamente connessi alla fusione nucleare».