Addio a fabbri e falegnami: tra i nuovi lavori è boom di giardinieri e tatuatori

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Secondo l’indagine di Unioncamere Infocamere sul mondo artigiano negli ultimi cinque anni tracollo dell’edilizia con 111.000 attività ain meno. L’abilità manuale e l’inventiva è premiata.

La crisi ha lasciato il segno sui mestieri dell’artigianato. Dal 2012 al dicembre 2017, secondo l’indagine effettuata da Unioncamere Infocamere sono sparite oltre 110.000 attività legate ai mestieri, con un crollo dei lavori nell’edilizia, a conferma della perdurante crisi del mercato immobiliare. Per contro, altre attività hanno fatto registrare un vero e proprio boom, come i tatuatori che nel quinquennio preso in esame sono più che raddoppiati. La crescita maggiore, superata in termini assoluti soltanto da quella degli addetti alle pulizie degli edifici.

Vanno bene anche i giardinieri, quasi 3.400 attività in più rispetto a cinque anni fa, così coem sono cresciuti mestieri tradizionali come panettieri e pasticceri (+1.355), sarti (+2.440) e meccanici industriali (+1.854).

Forte aumento anche per le attività legate al disbrigo di pratiche burocratiche (+1.983 addetti) e agli accessoristi nel comparto della moda (+1.461). Più blanda la crescita di parrucchieri ed estetisti (+617), ma si è in presenza di categorie artigiane che annoverano quasi 130.000 persone, molto diffuse e radicate sul territorio, talvolta pure in presenza di un’effettiva saturazione di mercato.

Dai settori in crescita a quelli in calo. La crisi delle costruzioni ha falcidiato alcuni mestieri tradizionali. Dagli idraulici ai serramentisti, fino ai carpentieri, i vetrai, gli imbianchini e i piastrellisti, ai fabbri: tutti i lavori legati al mattone sono stati travolti dalla stagnazione dei cantieri. Crisi anche nel campo dell’autotrasporto, quello dei “padronicini” in vistoso calo (-13.725 in cinque anni), vuoi per la concorrenza straniera dei trasportatori dell’Est Europa che per il boom del commercio elettronico.