Elezioni politiche in Slovenia: il voto premia la destra

Trionfa l’ex primo ministro sloveno Janez Jansa alla guida del Partito democratico sloveno. 

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Si rafforza il venticello di centro destra che sta soffiando in Europa: anche la Slovenia, alle elezioni politiche anticipate, vince il partito democratico dell’ex primo ministro sloveno Janez Jansa, 59 anni che si è affermato come prima forza politica alle elezioni per eleggere 90 membri del Parlamento.

Molti i temi che accumunano le elezioni italiane con quelle del vicino sloveno: dagli slogan populisti ad una campagna giocata sulle politiche anti clandestini, alla revisione del sistema pensionistico, alla preferenza dei residenti rispetto ad altri cittadini europei o extracomunitari.

Ora tocca al presidente della Repubblica, Borut Pahor, trovare la “quadra” per la formazione di una maggioranza in grado di governare. Lo Sds di Jansa è primo partito con poco meno del 25% dei consensi, con circa 25 seggi sul totale dei 90 nell’assemblea. Seconda la lista dell’ex comico Marjan Sarec con il 12,7% (13 seggi). Il premier europeista uscente, Miro Cerar, ha raccolto appena il 10%, confermando così la sconfitta al referendum che lo ha costretto alle dimissioni anticipate. L’ultradestra (Sns) si è piazzata oltre il 5%, sopra la soglia di rappresentanza. Bassa, attorno al 40%, la partecipazione al voto.

Per Sansa e il suo Partito democratico sloveno, per due volte primo ministro, finito in prigione per una storia di corruzione quattro anni fa (sentenza annullata dalla Corte Costituzionale), un ottimo risultato e una riabilitazione politica completa ma cheora si scontra con le difficoltà di formare una maggioranza di governo, visto che, a parole, sono pochi gli esponenti politici disposti ad allearsi con lui. Con tutta probabilità, toccherà al “Grillo sloveno”, l’ex comico e imitatore liberale Marjan Sarec dichiarato «anti sistema», il ruolo di ago della bilancia: con il 12,6%, servirà a garantire la governabilità, chiunque diventi primo ministro. Sarec, alle presidenziali dello scorso anno arrivò secondo, ottenendo di disputare il ballottaggio contro Pahor, poi eletto.

La Slovenia nel corso di pochi lustri è stata protagonista di un’esemplare parabola politica, passando da paese modello dal punto di vista delle istituzioni, economia brillante e capace di entrare nell’area euro senza grandi problemi, è poi incappata nella crisi finanziaria che ne ha scardinato l’equilibrio per qualche anno, uscendo comunque dalla crisi con le proprie gambe.

La politica ha comunque risentito dall’enorme afflusso di clandestini sul suo territorio, quasi mezzo milione di immigrati diretti verso l’Europa centrale che ha creato problemi di convivenza con i quasi 2 milioni di abitanti della piccola repubblica. E i risultati elettorali di domenica ne hanno dato puntuale conferma.