Bilancio del comparto metalmeccanico del I trimestre 2018 in Emilia Romagna

Tarozzi: «anche in una realtà di grandi performance come l’Emilia, occorre creare sinergie tra politiche economiche, dell’istruzione e del lavoro per garantire al territorio tutte le opportunità di sviluppo». 

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comparto metalmeccanico

«Il comparto metalmeccanico è la spina dorsale dell’economia italiana. Ed è ancora più vero per quella emiliana, dove la manifattura metalmeccanica si è conquistata un ruolo di leadership – ricorda Fabio Tarozzi, presidente e amministratore delegato di Siti-B&T Group e vicepresidente di Federmeccanica -. Per non tornare indietro, ma anzi espandersi, è necessario che si recuperino livelli di produttività in linea con quelli dei nostri principali concorrenti».

Tarozzi illustra l’indagine congiunturale di Federmeccanica per il I trimestre 2018, presentata ogi su tutto il territorio nazionale. La produzione metalmeccanica è ancora in fase espansiva, anche se si avvertono segnali di rallentamento diffusi all’intera area comunitaria. Secondo l’indagine, questa fase dovrebbe continuare anche nel resto dell’anno: crescono gli ordini in portafoglio e migliora il giudizio espresso dalle aziende sulle consistenze in essere, mentre dovrebbe continuare ad espandersi la componente estera.

Nel primo trimestre del 2018, l’attività produttiva metalmeccanica registra un -0,4% rispetto al IV trimestre 2017, ma un +4,4% rispetto al I trimestre 2017. Comunque, rapportati al periodo pre-recessivo (I trimestre 2008) i livelli del primo trimestre 2018 si confermano ancora a -22,7%.

Sono in crescita Prodotti in metallo (+7,8%), Macchine e apparecchi meccanici (+4,4%), Altri mezzi di trasporto (+6,0%) e, in particolare, navalmeccanica, aerospaziale e locomotive e materiale rotabile; invece risulta in frenata Autoveicoli (+0,5%), e in flessione Computer, elettronica e strumenti di precisione (-1,6%). Nei primi tre mesi dell’anno è continuato a calare l’utilizzo della cassa integrazione (-48,6%).

C’è un rallentamento rispetto al 2017, ma una crescita del 3% rispetto al primo trimestre dell’anno scorso. Il calo osservato verso l’extra Ue (-2,4%) è stato compensato da un +7,2% verso l’area Ue: in particolare, aumentano le esportazioni verso Francia (+6,9%) e Germania (+5,3%), mentre diminuiscono, dopo alcuni anni di costante crescita, quelle verso gli Usa (-6,4%).

«Su tali prospettive incombono però molte incognite – commenta Tarozzi -. La non auspicabile guerra dei dazi, le eventuali sanzioni degli Usa verso Russia e Iran, la crescita dei prezzi delle materie prime e, in particolare, dei prezzi dei prodotti petroliferi».

Passando allo scenario emiliano romagnolo, i dati economici complessivi più recenti (scenari di Prometeia analizzati da Unioncamere Emilia-Romagna) prospettano un contesto positivo, che rispecchiano di fatto anche l’area vasta (Bologna, Ferrara, Modena) in cui è attiva Confindustria Emilia. È previsto un consolidamento a breve e un sensibile miglioramento a lungo termine della crescita del Pil dell’Emilia-Romagna: +1,7% nel 2017, +1,8% nel 2018 e +1,7% anche nel 2019. Una tendenza superiore all’1,4% per l’Italia nell’anno in corso. L’Emilia-Romagna si è confermata la prima regione italiana per crescita nel 2017, insieme alla Lombardia, e nel 2018 si prospetta prima assoluta, motore dell’economia italiana, davanti a Lombardia e Veneto, con un ritmo di crescita allineato a quello della Francia.

La tendenza è determinata dal ciclo positivo degli investimenti (+4,4% 2017 e 2018) e dall’accelerazione delle esportazioni (+4,8% 2017 e +5% 2018).

La ripresa è diffusa in tutti i settori, trainata dalla crescita nell’industria (+2,1% 2017 e +3,2% 2018) e da un deciso ritorno alla crescita per le costruzioni (+1,0% 2017 e +1,6% 2018), dopo 9 anni di recessione, mentre si conferma la crescita per i servizi (+1,8% 2017 e +1,3% 2018).

«Nel Paese ci sono più di 100.000 imprese metalmeccaniche che occupano più di 1,6 milioni di lavoratori – prosegue Tarozzi -. Il nostro settore è il più importante in Italia e in Europa siamo secondi solo alla Germania. L’industria metalmeccanica, con circa 120 miliardi di valore aggiunto, contribuisce per l’8% al Pil nazionale, e rappresenta il 50% delle esportazioni complessive (216 miliardi di euro), generando un attivo dell’interscambio pari ad oltre 50 miliardi di euro. Preservare la metalmeccanica e stimolare la sua crescita deve essere quindi la priorità per la politica nazionale e locale, nell’interesse generale. Continuare sulla strada delle riforme è indispensabile, così come stimolare la creazione di un ecosistema 4.0».

Tarozzi allarga il ragionamento sulla competitività del Paese «che passa anche attraverso azioni coordinate e sinergie tra centro e periferia e la convergenza di politiche economiche, dell’istruzione e del lavoro. Quindi le istituzioni nazionali e locali devono operare in maniera coordinata per sostenere gli investimenti privati produttivi, in tecnologia e innovazione e gli investimenti pubblici (infrastrutture); per creare sistemi educativi che consentano di rispondere ai fabbisogni delle imprese di oggi e di domani; per avere un mercato del lavoro flessibile (in entrata e in uscita) e inclusivo (che rafforzi le tutele sociali con le politiche attive) con anche un sostanziale abbattimento del costo del lavoro».

I rapporti con le istituzioni educative (scuole e università) sono da tempo diventati parte integrante dei processi di integrazione nel territorio e di sviluppo delle comunità locali. «Solo un esempio – ricorda Tarozzi -. Da quest’anno Confindustria Emilia ha esteso a tutte e tre le province in cui opera (Bologna, Ferrara, Modena) “Eureka funziona!”, il progetto sull’educazione all’imprenditoria e di orientamento allo studio delle materie STEM lanciato da Federmeccanica, coinvolgendo 35 classi e quasi 900 bambini».

«Le nostre imprese svolgono una funzione decisiva in ambito economico ma hanno anche un fondamentale ruolo sociale. Grazie a progetti di welfare sempre più evoluti è possibile non solo creare un virtuoso collegamento tra il lavoro e la vita privata ma anche tra le aziende e il territorio, generando valore aggiunto per effetto del rilevante impatto sociale e della ricaduta sull’economia reale locale. Siamo a metà del secondo anno di applicazione del nuovo contratto nazionale di lavoro – conclude il vicepresidente di Federmeccanica – dove sono stati introdotti nuovi ed innovativi strumenti di welfare che consentono di soddisfare i bisogni delle persone con costi ragionevoli per le imprese: l’assistenza sanitaria gratuita per i dipendenti con MetaSalute; flexible benefit che danno la possibilità di rispondere alle più diverse esigenze dei lavoratori; previdenza complementare che, agendo sulle future pensioni, dà più sicurezze ai lavoratori. Inoltre, per la prima volta in un Ccnl è stato previsto il diritto soggettivo alla formazione. È un importante investimento sulle persone: per i lavoratori che, grazie all’acquisizione di competenze e conoscenze, potranno crescere professionalmente ed essere occupabili nel tempo; per le imprese, che con risorse umane qualificate, potranno essere più competitive».