La metalmeccanica del FVG analizzata da un monitoriaggio congiunto tra Comet Cluster e Università

Settore ancora in “tiro” per export ed occupazione. 

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riaprire le fabbriche metalmeccanica

«La metalmeccanica in Friuli Venezia Giulia, come in Italia, è la spina dorsale dell’economia del Paese contribuendo all’8% del PIL nazionale. La sua fase espansiva persiste nel 2018 con un progresso del +4,4% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente» sottolinea Sergio Barel, presidente di Comet Cluster.

«Come conferma l’analisi i numeri restano positivi – afferma Barel – e vedono in crescita l’attività relativa alla fabbricazione dei prodotti in metallo (+7,8%), macchine e apparecchi meccanici (+4,4%), altri mezzi di trasporto (+6,0%) tra i quali navalmeccanica, aerospaziale e locomotive, e materiale rotabile». L’export segna un +3% con un +7,2% verso i Paesi UE, con Francia (+6.9%) e Germania (+5,3%) protagoniste del traino. La crisi dei dazi e il raffreddamento dei rapporti commerciali verso gli USA ha comportato invece un -2,4% verso i Paesi extra-UE».

In questo contesto, Comet Cluster ha realizzato un’approfondita analisi del sistema metalmeccanico regionale in collaborazione con le Università di Udine e Trieste che sarà presentata prossimamente nei quattro capoluoghi regionali. «Abbiamo coinvolto i poli universitari regionali – conferma il Barel – confermando la nostra attenzione a sviluppare un sistema regionale integrato che leghi mondo della produzione e della formazione. Affiancando a questo la collaborazione con Federmeccanica, saremo in grado di avere un costante monitoraggio dell’andamento regionale del settore, mettendolo a confronto con il dato nazionale».

L’analisi “La metalmeccanica in FVG” realizzata da Guido Bortoluzzi, Maria Chiarvesio e Raffaella Tabacco, evidenzia che tra le PMI del comparto metalmeccanico regionale c’è molta voglia di sperimentare e di confrontarsi con il nuovo paradigma dell’industria 4.0. Il 78% delle imprese del campione di 229 PMI, ha dichiarato di aver adottato almeno una delle soluzioni del 4.0. «Un valore elevato – affermano i ricercatori – che si abbina a un percorso di adozione peculiare e in parte diverso da quello delle grandi imprese. Perché basato su una selezione accurata di poche tecnologie, in linea con le strategie di sviluppo già avviate e con il modello di innovazione in essere».

La ricerca fa emergere un messaggio importante: per un ulteriore rinnovamento della manifattura in chiave 4.0 servono proposte non standard, ma in grado di cogliere le esigenze specifiche delle PMI. Soluzioni su misura per ambiti di applicazione specifici e in contesti, come quelli della fornitura e della subfornitura, in cui la nuova “manifattura digitale” si deve sposare con modelli di business sedimentati – fatti di competenze produttive e relazionali – che hanno fatto della metalmeccanica italiana una delle più competitive al mondo.

Per Roberto Siagri, presidente della sezione metalmeccanica di Confindustria Udine, «la quarta rivoluzione industriale è alle porte e farà sentire presto i suoi effetti. Mi auguro che le imprese, soprattutto quelle che oggi vanno bene, accelerino nella trasformazione digitale (che non aspetta i ritardatari), ed entrino da protagoniste in questa nuova era». Gianfranco Bisaro, presidente della sezione metalmeccanica di Unidustria Pordenone vede le PMI come un «elemento indispensabile per lo sviluppo delle nostre imprese: sono i propulsori dell’export, e contribuiscono fattivamente al saldo attivo della bilancia commerciale e alla salvaguardia dell’occupazione. Oggi dobbiamo stimolare il mercato interno. Il rinnovamento passa dalla valorizzazione delle persone, nel tenere aggiornate le competenza, condividere la responsabilità e i risultati, aprire collaborazioni e sinergie con tutte le componenti della filiera produttiva, creando un rapporto diretto con il cliente e con tutti gli attori del territorio».