Economia Italiana segnali sempre più forti di caduta

Pil in calo, diminuzione dell’export, domanda nazionale ferma e inflazione in crescita trainata dal costo dei trasporti e dei beni alimentari dovuto alle bizze meteorologiche. 

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Sull’economia italiana le nubi sono sempre più fosche foriere di tempesta. Secondo l’analisi dell’Istat cui dati definitivi del II trimestre 2018 il prodotto interno lordo (Pil), espresso in valori concatenati con anno di riferimento 2010, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, è aumentato dello 0,2% rispetto al trimestre precedente e dell’1,2% nei confronti del secondo trimestre del 2017, in contrazione rispetto ai trimestri precedenti, tanto che la variazione del Pil acquisita per il 2018 è pari a +0,9%.

Rispetto al trimestre precedente, tutti i principali aggregati della domanda interna registrano leggeri aumenti, con una crescita dello 0,1% dei consumi finali nazionali e del 2,9% degli investimenti fissi lordi. Le importazioni sono cresciute dell’1,8%, mentre le esportazioni sono diminuite dello 0,2%.

La domanda nazionale al netto delle scorte ha contribuito per 0,6 punti percentuali alla crescita del Pil, con un contributo nullo sia dei consumi delle famiglie e delle istituzioni sociali private (ISP), sia della spesa delle amministrazioni pubbliche (AP) e un contributo positivo di 0,5 punti percentuali degli investimenti fissi lordi. La variazione delle scorte ha contribuito positivamente alla variazione del Pil per 0,2 punti percentuali, mentre l’apporto della domanda estera netta è risultato negativo per 0,5 punti percentuali.

Si registrano andamenti congiunturali positivi per il valore aggiunto dell’industria e dei servizi pari, rispettivamente, a +0,3% e +0,2%, mentre il valore aggiunto dell’agricoltura è diminuito dell’1,4%.

Ad agosto è registrata in crescita pure l’inflazione, che, al lordo dei tabacchi, registra un aumento dello 0,5% su base mensile e dell’1,7% su base annua (da +1,5% di luglio). L’accelerazione dell’inflazione si deve in prevalenza ai prezzi dei servizi relativi ai trasporti (il cui tendenziale si porta da +1,7% di luglio a +2,9%) e dei beni alimentari lavorati (da +1,8% a +2,3%); registrano invece un rallentamento della crescita i prezzi dei beni energetici (da +7,9% del mese precedente a +7,6%) e dei beni alimentari non lavorati (da +3,6% a +3,0%).

L’“inflazione di fondo”, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, e quella al netto dei soli beni energetici accelerano rispetto a luglio, rispettivamente da +0,7% a +0,9% e da +0,9% a +1,1%. L’aumento congiunturale dell’indice generale dei prezzi al consumo si deve prevalentemente ai rialzi dei prezzi dei servizi relativi ai trasporti (+4,6%), dovuti in larga parte a fattori stagionali.

L’inflazione decelera lievemente per i beni (da +2,1% registrato nel mese precedente a +2,0%), mentre per i servizi si registra un’accelerazione (da +0,9% a +1,1%); rispetto a luglio il differenziale inflazionistico tra servizi e beni si attenua (da -1,2 punti percentuali a -0,9). L’inflazione acquisita per il 2018 è +1,4% per l’indice generale e +1,1% per la componente di fondo.