Elezioni in Trentino, la montagna del centrosinistra partorisce l’ex senatore Tonini

Passo in dietro della “novità” Ghezzi. Evaporata come neve al sole la candidatura dell’ex civico Daldoss che viene sconfessato dai fondatori della formazione dei sindaci. Il Patt sceglie (al momento) la corsa solitaria. 

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Piano, ma ci si muove: i partiti stanno lentamente  raggiungendo la “quadra” per le alleanze e i candidati presidente per le prossime elezioni in Trentino. Ci sono volute ore di lungo e difficile travaglio, ma alla fine la montagna del centro sinistra trentino formata da Pd (azionista di maggioranza relativa) con quanto rimane dell’arcipelago post democristiano riunito nell’Upt (Unione per il Trentino) e con il fresco innesto dell’ala più a sinistra di tutte di “Futura2018”, la nuova “creatura” di Paolo Ghezzi, ha partorito il topolino, anzi, il Topolone (non fosse altro per le sue massicce dimensioni corporali): si tratta dell’ex senatore Dem di lunghissimo corso, Giorgio Tonini.

Un risultato scaturito dopo lunghissimi giorni di mediazione e dopo un colpo di scena in corner con l’avvicinamento di quel Carlo Daldoss che per settimane aveva sdegnosamente rifuggito ogni possibilità di abboccamento (e di alleanza) con il “vecchio” della politica trentina, incarnato da Pd, Upt e Patt. Ma alla fine, l’ancestrale richiamo della foresta ha avuto la meglio anche su di lui, entrato da potenziale candidato presidente della Provincia espressione del movimento dei sindaci e uscito evaporato dopo la votazione dei maggiorenti dell’alleanza di centro sinistra: terzo su tre candidati.

Come detto, il corpaccione Dem, dopo avere fatto strame del Patt che ha guidato la giunta durante la legislatura che s’approssima alla fine, vendicando così l’affronto autonomista del sorpasso alle primarie del 2013 con l’autonomista Rossi che surclassò quello Dem, ha scelto l’usato sicuro, l’ex senatore Giorgio Tonini che si carica sulle spalle una sfida bella grossa: invertire la tendenza che oggi dà il centro destra guidato dal sottosegretario alla sanità (che non si dimette dall’incarico, nonostante le critiche), il leghista Maurizio Fugatti, largamente vincente sia sull’onda del successo alle Politiche del 4 marzo scorso, sia per la voglia di cambiare professata da molti elettori dopo cinque anni di legislatura opaca e priva di successi rilevanti, specie in economia (cosa che pare abbia convinto molti imprenditori a cambiare cavallo).

A Tonini l’onere di portare al successo (o, perlomeno, contenere il più possibile la disfatta) del centro sinistra, cercando di attirare l’attenzione di un elettorato stanco e sfiduciato, che avrebbe di gran lunga preferito la freschezza e la novità della candidatura Ghezzi, al momento la candidatura più dirompente ed empatica tra tutti quelli che sono in lizza, che in buon ordine si è ritirato nel ruolo del fedele scudiero del Topolone, ritagliandosi il ruolo di combattente di punta contro il drago leghista.

Un’operazione non facile, ma che potrebbe anche riuscire, sfruttando la tendenza degli elettori a votare in un modo alle Politiche (spesso andando controcorrente) e in un altro alle Provinciali (preferendo la stabilità e la continuità, come testimoniano il ventennio di regno del centro sinistra nelle sue varie declinazioni). Potrebbe pure contare su un incremento dell’astensionismo che potrebbe spingere lontano dalle urne coloro che avevano visto nel movimento civico lanciato dai sindaci una “cosa nuova” degna di voto. Potrebbe pure cercare di sfruttare una crescita del grillismo, anche se alle scorse Politiche è andato peggio delle aspettative. Potrebbe pure contare sullo scarsa capacità di empatia personale del candidato del centro destra anche se questo potrà fruire del traino non secondario garantito dalla visibilità del suo leader nazionale. Potrebbe, ma i se e i forse sono tantissimi e la corsa al momento è in decisa salita.

Così come è in salita la gara in solitaria o al più in “bicicletta” con la neo formazione politica animata da un altro “ex”, il già senatore Udc Ivo Tarolli che ha appena tenuto a battesimo “Uniti per il Trentino Alto Adige”, del Patt che sfodera come bandiera sfilacciata la figura del presidente uscente Ugo Rossi e che nei confronti del centro sinistra si atteggia come una vergine sedotta ed abbandonata. Se l’abbinamento con “Uniti per il Trentino Alto Adige” andrà in porto, in casa del Patt qualcuno dovrà spiegare la “novità” di un programma politico improntato sul rilancio dell’ente Regione Trentino Alto Adigedopo che negli ultimi anni Svp, Pd, Upt e lo stesso Patt l’hanno agito come tanti piranha spolpandola di competenze e denaria favore delle due province autonome di Trento e di Bolzano. Sarebbe una delle tante inversioni a “U” in politica che hanno caratterizzato il Patt gestito da un altro ex, Franco Panizza, già assessore provinciale e già senatore uscito maciullato dalla contesa del 4 marzo scorso.

E i Civici che dovevano assurgere a fare da ago della bilancia ad urne chiuse, visto che avevano professato la loro diversità e equidistanza dal “vecchio” della politica trentina? Dopo il capitombolo del loro candidato presidente, Carlo Daldoss, finito brutalmente scomunicato per il suo tardivo riavvicinamento personale al centro sinistra (cosa che potrebbe perfino costargli un posto in lista) dai due fondatori del movimento (i sindaci di Rovereto Francesco Valduga e di quello di Pergine Valsugana, Roberto Oss Emer), ora fervono alacri trattative per cercare un abboccamento (e accasamento) con la Civica Trentina che, però, nelle more del tira e molla del movimento dei sindaci, ha già fatto una scelta di campo tra le fila del centro destra. Uno scenario che potrebbe anche concretizzarsi, visto che la maggioranza dei sindaci ha più affinità con il centro destra che con il centro sinistra e considerato che la legge elettorale provinciale proporzionale con premio di maggioranza al 40% premia le coalizioni rispetto alle singole formazioni. Partecipare ad una gara in solitaria per i Civici sarebbe una condanna all’insussistenza e alla mera testimonianza. Ma potrebbe pure capitare uno scenario differente, specie se in seno al prossimo direttivo della Lega non si superasse l’attuale “niet” alla candidatura di uno dei due attuali consiglieri provinciali della Civica Trentina, ex leghista. In questo caso, la Civica Trentina potrebbe staccarsi dall’armata del centro destra e fare gara al centro raccogliendo facilmente i consensi di tutti coloro che non si identificano in uno dei due poli della politica trentina.

Staremo a vedere. Intanto, c’è la corsa al deposito dei simboli delle varie liste.