Commercio al dettaglio: in Alto Adige possibili otto aperture domenicali e festive all’anno

I vertici dell’Unione presentano al presidente della Provincia Kompatscher la proposta per una legge provinciale: «sette anni di liberalizzazione totale del commercio non hanno dato vantaggi». 

0
722
Commercio al dettaglio

L’Unione commercio turismo servizi Alto Adige ha elaborato una proposta per una legge provinciale con cui tornare a regolamentare le chiusure domenicali e festive nel commercio al dettaglio.

Il documento è stato predisposto dal massimo organo associativo dell’Unione, la Giunta esecutiva, e in questi giorni verrà discusso e ulteriormente ottimizzato in seno ai singoli direttivi mandamentali dell’Unione. Allo stesso tempo la soluzione, tagliata su misura delle specifiche necessità dell’Alto Adige (la Provincia ha competenza primaria in fatto di regolamentazione commerciale), è stata presentata al presidente della Giunta provinciale nonché assessore all’economia Arno Kompatscher in occasione di un incontro. Il risultato: la proposta di normativa del commercio al dettaglio ha trovato l’interesse del massimo rappresentante della politica provinciale e sarà ora vagliata dal punto di vista della correttezza giuridica.

«Abbiamo cercato di trovare il massimo consenso sulla base delle molte necessità delle nostre aziende commerciali e della varietà del nostro tessuto commerciale» afferma soddisfatto il presidente dell’Unione, Philipp Moser, il quale allo stesso tempo informa che la nuova norma prevede eccezioni per due categorie di località turistiche nonché per le aziende di vicinato e per le aziende di tradizione.

Fondamentalmente la proposta dell’Unione prevede che, nel corso dell’anno, siano permesse fino a otto aperture domenicali e festive. In 24 comuni a massima vocazione turistica e in altri 9 comuni turistici (tra cui tutte le grandi città), al contrario, le aperture sono permesse nei mesi delle stagioni invernali ed estive, al di fuori delle zone produttive e, nei comuni turistici, solo nei centri storici. Dovrebbero inoltre essere introdotti limiti anche per gli orari di apertura giornalieri nei giorni feriali e per le stesse aperture domenicali e festive nonché per gli orari di apertura prolungata serale.

«Sette anni di liberalizzazione totale nel commercio al dettaglio non hanno portato alcun vantaggio: il fatturato è rimasto il medesimo, solo suddiviso su sette giorni invece che sui precedenti sei. Per le piccole e medie imprese gli orari di apertura liberalizzati non sono economicamente sostenibili, favoriscono il formarsi di grandi concentrazioni commerciali e, in ultima analisi, turbano la concorrenza – spiega Moser -. La domenica, inoltre, come prevede la nostra tradizione, è il giorno dedicato al riposo, e garantisce pertanto il tempo libero necessario alla cura degli interessi personali, della società e della famiglia. Per questi motivi, regolamentare la materia appare del tutto sensato».