Veneti nel Mondo, aperti i lavori della Consulta a Padova

Lanzarin presiede i lavori del “parlamentino” degli emigrati: «le rimesse morali e culturali di chi è partito continuano ad arricchire il Veneto». I numeri dell’emigrazione. 

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Consulta dei Veneti nel Mondo

«L’emigrazione dei Veneti nel Mondo non è solo una pagina dolorosa della nostra storia, ma un patrimonio della nostra identità, che contribuisce a promuovere il Veneto nel mondo e ha arricchito di esperienze e di valori la nostra società». E’ quanto ha affermato l’assessore ai flussi migratori della regione Veneto, Manuela Lanzarin, aprendo a Padova i lavori della Consulta dei Veneti nel Mondo e del Meeting dei giovani oriundi Veneti.

Il “parlamentino” che dà rappresentanza ai 126 circoli di Veneti e loro discendenti presenti in 18 paesi di quattro continenti si riunisce per tre giorni, a palazzo Santo Stefano, sede della Provincia di Padova, per dare voce al composito mondo dell’emigrazione veneta e al contributo culturale, sociale, economico e imprenditoriale che i discendenti degli oltre 3 milioni di veneti che hanno preso la via dell’estero intendono continuare a dare alla loro “madre-patria”.

«Vogliamo continuare a fare vivere questa storia – ha ribadito l’assessore, che presiede la Consulta dei Veneti nel Mondo – che è diventata modello di integrazione, in un’epoca in cui i flussi migratori sono tornati ad essere imponenti, e coinvolgono anche tanti nostri giovani attirati delle opportunità offerte dai paesi esteri. Oggi come ieri, i Veneti che emigrano nel mondo sono portatori di capacità, competenze, valori di onestà e impegno, che testimoniano  la cultura e la tempra della gente veneta e la forte capacità di integrazione in contesti sociali, culturali ed economici diversi. Il loro contributo è fondamentale per promuovere il sistema-veneto nel mondo».

Secondo Lanzarin «dall’Unità di Italia a oggi, oltre 25 milioni italiani sono emigrati e la prima regione nella classifica dell’esodo è il Veneto. Non ci sono state solo le rimesse economiche degli emigranti, che hanno contribuito a sostenere lo sviluppo e la crescita economica del nostro Veneto, ma dai paesi di emigrazione sono arrivate rimesse morali, culturali e sociali non meno importanti di quelle economiche. Per questo la Regione Veneto ha istituzionalizzato con una legge specifica i rapporti con le comunità dei veneti nel mondo chiedendone il coinvolgimento attivo nella definizione dei piani triennali e dei programmi annuali delle politiche regionali per iniziative di scambio, sostegno e relazione. C’è una circolarità di cervelli, talenti e culture tra il Veneto di oggi e l’altro “Veneto” che rappresenta un patrimonio di energie, esperienze, saperi e tradizioni al quale non possiamo e non vogliamo rinunciare».Consulta dei Veneti nel Mondo

Il presidente del Consiglio regionale del VenetoRoberto Ciambetti, ha portato i saluti istituzionali alla Consulta dei Veneti nel Mondo. «Benvenuti in Consiglio regionale – ha esordito – che è il massimo consesso istituzionale della Regione, e benvenuti in Veneto. Auguro alla Consulta di lavorare in modo proficuo, in questi giorni, come sempre ha fatto negli ultimi anni, perché è di vitale importanza mantenere, anzi, rinsaldare il legame tra il Veneto e le proprie comunità all’estero, e valorizzare le numerose eccellenze regionali. Ringrazio l’assessore Lanzarin, che ha preso veramente a cuore la delega ai Veneti nel Mondo e che sta lavorando bene, l’assessore Pan e il sindaco di Cittadella, Luca Pierobon, sempre sensibili alle tematiche afferenti i corregionali all’estero. E anche il sottoscritto ha a cuore i tanti Veneti che dalla fine dell’Ottocento sono emigrati all’estero e hanno saputo, nei paesi che li hanno accolti, essere autentici ambasciatori dei valori, delle tradizioni e delle eccellenze della regione, ritagliandosi spesso un ruolo di primo piano. Fuori dal Veneto – ha concluso Ciambetti – esiste un altro Veneto, fatto di persone che si riconoscono nei nostri valori e che li hanno esportati, in primis la cultura del lavoro. Il legame con i nostri corregionali all’estero può produrre positive ricadute, anche di tipo economico».

Luciano Alban, vicepresidente della Consulta dei Veneti nel Mondo ha ringraziato «il Consiglio regionale del Veneto per la splendida e calorosa accoglienza. Penso che oggi sia sbagliato parlare ancora di emigrazione veneta, in quanto questo concetto è riduttivo, dato che nel mondo vivono e lavorano ormai veneti di quarta e di quinta generazione, che non sono emigrati, ma che promuovono lontano dal Veneto il nome della nostra regione. Le nostre comunità all’estero annoverano governatori, parlamentari, industriali e costruttori, uomini e donne che hanno saputo onorare il Veneto e occupare posti di prestigio all’interno delle società che li hanno accolti. In un mondo ormai globalizzato, è di importanza strategica sviluppare la rete rappresentata dai veneti nel mondo, per avere ricadute importanti, soprattutto per lo sviluppo socio-economico della regione. Quanti sono partiti, tanti anni, hanno purtroppo versato lacrime e sangue, ma oggi possono raccontare una splendida epopea, quella dei veneti nel mondo».

La grande emigrazione, che vide intere famiglie lasciare il Veneto e portò allo spopolamento di paesi e contrade, ebbe inizio nel 1876: contadini e braccianti si imbarcarono verso i paesi dell’America Latina per scappare dalla povertà e dagli effetti della grande crisi agraria, incentivati dalle agenzie di emigrazione  e dai governi dei paesi di destinazione. In Brasile, con l’abolizione della schiavitù (1889), i grandi proprietari terrieri delle piantagioni di caffè dello stato di Sao Paulo cercavano nuova manodopera all’estero: la maggior parte degli emigranti divennero contadini nelle fazendas e nelle piantagioni di caffè. Nel sud del Paese i nuovi arrivati fondarono nuovi insediamenti: Nova Venezia, Bella Vista, Curitiba sono ancora oggi cittadine dove si parla in italiano, anzi in “Talian”. Ma anche grandi città come San Paolo in Brasile o Buenos Aires in Argentina sono caratterizzate da una forte impronta italiano/veneta.

L’esodo interessò tutte le regioni italiane, ma in particolare il Nord Italia: tre regioni fornirono da sole il 47% dell’intero contingente migratorio, il Veneto (17,9%), il Friuli Venezia Giulia (16,1%) e il Piemonte (13,5%). Con 3.190.000 di emigrati tra il 1866 e il 1990 il Veneto detiene il primato tra le regioni per flussi migratori. Oltre la metà delle partenze  venete (il 57%) avvenne prima della Grande Guerra. Un’altra grande ondata di emigrazione si verificò in Italia nel secondo dopoguerra, con meta l’Europa Settentrionale, il Canada e l’Australia: quasi quattro milioni di italiani lasciarono il paese per dirigersi soprattutto nei paesi europei più vicini. Il governo De Gasperi, che si trovò ad affrontare la drammatica situazione post bellica, vide nell’emigrazione una soluzione al problema demografico e occupazionale e incoraggiò fortemente la partenza di migliaia di lavoratori italiani verso Francia, Svizzera, Belgio e, più tardi, Germania.

Il fenomeno migratorio dall’Italia è ripreso con la crisi del 2008, la peggiore dal secondo dopoguerra: a partire sono soprattutto i giovani diplomati o laureati che non trovano occupazione, anche se in possesso di diplomi qualificati, e vanno a fare i camerieri, i muratori, i lavapiatti all’estero. Più che di una “fuga di cervelli” è una emigrazione dettata dalla necessità di trovare un’alternativa a precariato e disoccupazione.

Nel 2013 i connazionali che hanno deciso di trasferirsi in un Paese estero sono stati 82.000, di cui 7.367 Veneti, seconda regione per numero di partenze dopo la Lombardia. Nel 2013 si è verificato il numero più alto di cancellazioni anagrafiche degli ultimi dieci anni, in crescita del 20,7% rispetto al 2012, anno in cui emigrarono in 67.998. Ad espatriare sono in particolare i più giovani (oltre il 35% nella fascia di età 20-34 anni). I principali Paesi di destinazione sono il Regno Unito (13.000 emigrati), Germania (oltre 11.000 emigrati), Svizzera (circa 10.000), Francia (8.000), oltre agli Stati Uniti (5.000), Australia e Canada. Tra le nuove mete compare la Repubblica Popolare Cinese, sempre più presente tra i poli di attrazione per l’espatrio negli anni recenti.

Le Associazioni venete iscritte al registro regionale sono 8 (Bellunesi nel mondo, Trevisani nel mondo, Vicentini nel mondo, Padovani nel mondo, Veronesi nel mondo, Polesani nel mondo, Associazione veneti nel mondo, Unione dei Triveneti nel mondo e Associazione nazionale Emigrati ed ex emigrati in Australia e Americhe).

I Comitati e le federazioni dei circoli veneti all’estero iscritti al registro regionale (di cui all’art. 18 della L.R. n.2/2003) sono 13 e hanno sede nei paesi di maggiore emigrazione veneta: 7 in America latina (4 in Brasile negli stati del Rio Grande do Sul, di Santa Catarina, di San Paolo e del Paranà; 1 in Argentina, 1 in Venezuela e 1 in Uruguay), 2 in Canada (stati dell’Ontario e del Québec), 2 in Australia (Nuovo Galles del Sud e Victoria), 1 in Svizzera e 1 in Sudafrica.

I Circoli veneti all’estero iscritti al registro regionale sono 126, presenti in 18 stati.

La loro presenza si concentra, in particolare, in America latina (45 in Brasile, 13 in Argentina, 3 in Uruguay), in Australia (23) e in Canada (12).

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