L’economia non osservata in Italia vale circa 210 miliardi di euro, il 12,4% del Pil

E quella sommersa vale circa 192 miliardi totalmente esentasse. 

0
1779
economia non osservata

Nel 2016, l’economia non osservata (sommerso economico e attività illegali) vale circa 210 miliardi di euro, pari al 12,4% del Pil. Il valore aggiunto generato dall’economia sommersa ammonta a poco meno di 192 miliardi di euro, quello connesso alle attività illegali(incluso l’indotto) a circa 18 miliardi.

Le stime dell’Istat al 2016 confermano la tendenza alla discesa dell’incidenza della componente non osservata dell’economia sul Pildopo il picco del 2014. Si riscontra un’ulteriore diminuzione di 0,2 punti percentuali dopo quella di 0,5 punti registrata nel 2015.

La composizione dell’economia non osservata registra variazioni limitate. Nel 2016, la componente relativa alla sotto-dichiarazionepesa per il 45,5% del valore aggiunto (circa -0,6 punti percentuali rispetto al 2015). La restante parte è attribuibile per il 37,2% all’impiego di lavoro irregolare (37,3% nel 2015), per l’8,8% alle altre componenti (fitti in nero, mance e integrazione domanda-offerta) e per l’8,6% alle attività illegali (rispettivamente 9,6% e 8,2% l’anno precedente).

Le altre attività dei servizi (33,3% nel 2016), il commercio, trasporti, alloggio e ristorazione (23,7%) e le costruzioni (22,7%) si confermano i comparti dove l’incidenza dell’economia sommersa é più elevata.

Anche il peso della sotto-dichiarazione sul complesso del valore aggiunto risulta più rilevante nei medesimi settori: 16,3% nei servizi professionali, 12,4% nel commercio, trasporti, alloggio e ristorazione e 11,9% nelle costruzioni. Nel manifatturiero, l’incidenza è relativamente elevata nella produzione di beni alimentari e di consumo (7,5%) e molto contenuta nella produzione di beni di investimento (2,3%).

La componente di valore aggiunto generata dall’impiego di lavoro irregolare incide maggiormente nel settore degli altri servizi alle persone (con un peso del 22,8% nel 2016), dove è principalmente connessa al lavoro domestico, e nell’agricoltura, silvicoltura e pesca (16,4%).

Nel 2016, le unità di lavoro irregolari sono 3.701.000, in prevalenza dipendenti (2.632.000), in lieve diminuzione rispetto al 2015 (rispettivamente -23.000 e -19.000 unità). Il tasso di irregolarità, calcolato come incidenza delle unità di lavoro (ULA) non regolari sul totale, è pari al 15,6% (-0,3 punti percentuali rispetto all’anno precedente).

L’incidenza del lavoro irregolare è particolarmente rilevante nel settore dei servizi alle persone (47,2% nel 2016, in calo di 0,4 punti percentuali rispetto al 2015), ma risulta significativo anche nei comparti dell’agricoltura (18,6%), delle costruzioni (16,6%) e del commercio, trasporti, alloggio e ristorazione (16,2%).

Le attività illegali considerate nella compilazione dei conti nazionali hanno generato poco meno di 18 miliardi di euro di valore aggiunto (compreso l’indotto), con un aumento di 0,8 miliardi, sostanzialmente riconducibile alla dinamica dei prezzi relativi al trafficodi stupefacenti.

© Riproduzione Riservataeconomia non osservata