Conti pubblici, il quadro italiano dà pochi spazi di trattativa con l’Unione Europea

Secondo Unimpresa i dati 2017 del Paese sono i peggiori d’Europa. 

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Il quadro dei conti pubblici italiani sembra dare pochi spazi di manovra al governo di Giuseppe Conte nella trattativa con l’Unione europea. Nel confronto con i paesi dell’area euro, osservando i principali indicatori relativi al 2017, l’Italia mostra i risultati peggiori: rispetto al prodotto interno lordo, l’Italia ha il secondo peggior debito pubblico dopo la Grecia (131,8% contro 178,6%), uno dei più alti livelli di spesa pubblica (48,9% del Pil) sulla quale pesa significativamente la spesa per interessi sui titoli di Stato (3,8% del Pil) affiancata da uno dei più bassi livelli di spesa per investimenti (2,0% del Pil contro l’1,8% del Portogallo). Questi alcuni degli elementi di riflessione che emergono dall’analisi del Centro studi di Unimpresa sui conti pubblici italiani nel confronto coi paesi dell’area euro.

«Nelle ultime settimane si è acuita la tensione per i continui botta e risposta tra Roma e Bruxelles. Un negoziato caratterizzato da strappi costanti non fa bene al nostro Paese: le regole imposte dall’Ue sono anacronistiche e sbagliate, ma bisogna puntare alle regole e non a cercare scappatoie», osserva il presidente di Unimpresa, Giovanna Ferrara.

Secondo l’analisi dell’associazione, basata su dati della Banca d’Italia relativi al 2017, l’Italia presenta un quadro di conti pubblici particolarmente allarmante. Rispetto al Pil il debito pubblico italiano è al 131,8%: peggio dell’Italia, c’è solo la Grecia col 178,6%; la Francia è al 97,0%, la Germania al 64,1%, il Portogallo al 125,7%, la Spagna al 98,3%, media area euro 86,7%.

Per quanto riguarda l’indebitamento netto rispetto al Pil, l’Italia è al 2,3%, la Francia al 2,6%, la Germania al -1,3%%, la Grecia al -0,8%, il Portogallo al 3,0%, la Spagna al 3,1%%, media area euro 0,9%. Le entrate totali nelle casse dello Stato raggiungono le seguenti percentuali rispetto al Pil: Italia 46,6%, Francia 53,9%, Germania 45,2%, Grecia 48,8%, Portogallo 42,9%, Spagna 37,9%, media area euro 46,2%. Sempre rispetto al Pil, la pressione fiscale è al 42,5% in Italia, al 48,6% in Francia, al 40,5% in Germania, al 37,0% in Portogallo, al 34,6% in Spagna, media area euro 41,4%.

Per quanto riguarda la spesa, il totale delle uscite dalle casse pubbliche, rispetto al Pil, raggiunge le seguenti percentuali: Italia 48,9%, Francia 56,5%, Germania 43,9%, Portogallo 45,9%, Spagna 41,0%, media area euro 47,1%. Ma è osservando i dettagli della qualità della spesa che emerge un quadro pessimo per l’Italia nel confronto internazionale: rispetto al Pil, l’Italia è al 3,8% (dato tra i peggiori nell’area euro) nella spesa per interessi sul debito pubblico e al 2,0% nella spesa per investimenti; la Francia è rispettivamente all’1,8% e al 3,4%, la Germania all’1,1% e al 2,2%, la Grecia al 3,2% e al 4,4%, il Portogallo al 3,9% e all’1,8%, la Spagna al 2,6% e al 2,0%, la media dell’area euro al 2,0% e al 2,6%.

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