Il capo della Protezione civile Borrelli in visita alle zone colpite dal maltempo del NordEst

Il responsabile nazionale in visita alle zone colpite del Friuli Venezia Giulia e del Trentino. Domani in Veneto. Danni per miliardi di euro. Particolarmente colpito il patrimonio boschivo con intere foreste abbattute dalla tempesta di vento. 

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da sx, Riccardo Riccardi, Angelo Borrelli, Massimiliano Fedriga

Nel NordEst si inizia a fare i conti dei danni causati dalla furia del maltempo che ha causato la distruzione di molte infrastrutture e abbattuto centinaia di ettari di foreste secolari, con effetti destinati a prolungarsi per almeno un secolo. Il capo della Protezionecivile nazionale Angelo Borrelli ha fatto una serie di ricognizioni sul territorio per rendersi conto della situazione e preparare le azioni per il ripristino della normalità.

Prima tappa in Friuli Venezia Giulia nella Carnia martoriata. A Tolmezzo, dinanzi ai vertici della regione e degli amministratori locali, Borrelli ha detto «recepisco la richiesta di stato di emergenza nazionale consegnatami dal governatore Massimiliano Fedriga. Ora faremo la nostra istruttoria e la proporremo al Consiglio dei ministri assieme a quelle pervenute da Veneto, Trentino Alto Adige e Liguria che con il Friuli Venezia Giulia sono le quattro regioni maggiormente colpite dagli eventi eccezionali di maltempo».

La prima valutazione effettuata dai tecnici della Protezione civile regionale ha quantificato in circa 500 milioni di euro i danni occorsi alle sole infrastrutture pubbliche. «Una valutazione che ha un impatto enorme sull’economia e sulla vita quotidiana delle famiglie del Friuli Venezia Giulia», ha affermato Fedriga rivolgendosi a Borrelli. Ripercorrendo le tappe della gestione dell’emergenza, il governatore ha voluto sottolineare come la popolazione ha reagito con lucidità, muovendosi all’unisono con i volontari e le istituzioni. «Forse c’è stata un’attenzione meno forte dei media sulla nostra regione ma ne dobbiamo essere orgogliosi – ha sottolineato Fedriga -: qui i fatti drammatici sono stati evitati grazie alla capacità nel gestire l’emergenza che contraddistingue il nostro sistema di protezione civile e alla prontezza della nostra gente che, senza piangere e con la testa alta, si è data subito da fare».

Attivati i primi interventi di emergenza con forze e risorse regionali e riscontrata l’impossibilità di affrontare le conseguenze provocate sul territorio regionale dagli eccezionali eventi atmosferici con i mezzi e i poteri ordinari e straordinari di cui dispone la Regione, il governatore ha rappresentato a Borrelli «l’urgente necessità che sia dichiarato lo stato di emergenza nazionale».

Nel corso dell’incontro, a cui hanno preso parte anche gli assessori regionali alle infrastrutture, Graziano Pizzimenti, e alle finanze,Barbara Zilli, è stato il vicegovernatore con delega alla Protezione civile, Riccardo Riccardi, a fare il bilancio della situazione e a elencare le principali criticità, non senza prima ringraziare la macchina dei soccorsi che ha visto impegnati oltre 1.000 volontari di protezione civile operativi al fianco di centinaia di Vigili del Fuoco e delle Forze dell’ordine per il soccorso della popolazione. Anche il Corpo Forestale ha attive sul territorio 12 squadre per un totale di 70 operai forestali che lavorano assieme al personale delle stazioni. Da una prima e ancora incompleta stima, il legname abbattuto in questi giorni è di oltre 800.000 metri cubi, più di tre volte la massa che viene normalmente raccolta in un anno.

Ora le due maggiori criticità, ha reso noto Riccardi, restano il totale ripristino della transitabilità delle strade e la riattivazione delle utenze residenziali rimaste senza fornitura elettrica (nel momento di picco sono state 26.000 a causa dei numerosi schianti di alberi che hanno interessato la rete elettrica) che, ad oggi, sono ancora 1.600.

Il direttore della Protezione civile regionale, Amedeo Aristei, ha sottolineato come gli allerta diramati dal sistema regionale integrato di protezione civile, che vede la collaborazione proficua delle forze dello Stato e della Regione, hanno contribuito a evitare vittime e feriti. A seguito delle verifiche effettuate dai tecnici, permane comunque lo stato di pericolosità in conseguenza ai danni provocati alla viabilità, al reticolo idrografico e ai manufatti di difesa idraulica del territorio, con particolare attenzione ai bacini dei fiumi Tagliamento e Cellina Meduna.

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Nucleo elicotteri Mattarello di trento: da sx, Maurizio Fugatti, Angelo Borrelli, Ugo Rossi, Tiziano Mellarini

Dal Friuli al Trentino: qui Borrelli ha compiuto un volo in elicottero di un’ora sulle vallate della Provincia devastate dal maltempo, l’incontro a Dimaro con i soccorritori intervenuti in una grande colata detritica che ha causato la morte di una persona, la riunione con i vertiti della Provincia di Trento e i responsabili della complessa macchina dei soccorsi.

Borrelli è arrivato a Trento per toccare con mano l’entità dei danni e la portata degli interventi necessari alla ricostruzione di ponti, strade, abitazioni, capannoni industriali e, non ultimo, di un territorio ferito dalla furia dell’acqua e del vento. Ad accompagnarlo, durante la perlustrazione aerea, il neo presidente eletto della Provincia, Maurizio Fugatti, quello uscente, Ugo Rossi, l’assessoreprovinciale uscente alla Protezione civile, Tiziano Mellarini, e il capo della Protezione civile del Trentino, Stefano De Vigili.

«Il Trentino ha agito con tempestività e competenza nel momento dell’emergenza, offrendo ai cittadini la risposta adeguata ai bisogni. A voi va il ringraziamento personale e dell’intera nazione per quanto avete fatto e per l’impegno che metterete nell’opera ricostruzione», ha sottolineato Borrelli, nel corso della riunione con la Protezione civile del Trentino, presso il nucleo elicotteri di Mattarello, durante il quale ha annunciato l’ipotesi di chiedere il contributo dell’Unione europea al finanziamento della ricostruzione anche in Trentino.

Durante la ricognizione in elicottero, Borrelli ha visto un Trentino fortemente colpito dalle devastazioni del maltempo, con frane e vastissime distruzioni delle foreste, specie in Val di Sole, Val di Fiemme e sull’altopiano di Pinè: in totale, sono stati devastati oltre un milione di metri cubi di legname Nella riunione con l’unità di crisi della Protezione civile trentina, Borrelli ha preso atto del lavoro già svolto in pochi giorni: la maggior parte della rete stradale riaperta, ripristinati luce e gas, monitoraggio continuo del territorio per gli interventi di consolidamento e la conta dei danni.

«Siamo onorati – ha esordito il presidente eletto della Provincia, Maurizio Fugatti – di avere l’attenzione della Protezione civile nazionale. Il Trentino ha saputo reggere l’urto di un evento naturale che non ha riscontri negli ultimi 50 anni e che avrebbe potuto avere effetti devastanti se in passato non fosse stata portata avanti un’importante opera di cura e prevenzione sul territorio». Secondo Fugattiè ancora prematura una stima dei danni che dovrà essere fatta nel più breve tempo possibile così da consentire alla nuova giunta provinciale di decidere le misure da attuare, dopo la dichiarazione dello stato di calamità pubblica del precedente esecutivo. Fugatti ha voluto ringraziare l’impegno della Protezione civile: «in questi giorni migliaia di persone – tra questi vigili del fuoco, volontari, tecnici e professionisti – hanno lavorato in maniera incessante per garantire la gestione il superamento della fase emergenziale. A loro va tutto il nostro ringraziamento e la presenza di Borrelli oggi è la conferma dell’attenzione per un modello trentino che è riferimento in Italia».

Accanto a lui c’era il presidente uscente Ugo Rossi che ha garantito, con il collega di giunta Tiziano Mellarini, il passaggio di consegne alla nuova maggioranza. «Le istituzioni vengono prima di ogni cosa» ha detto Rossi che, rivolto a Fugatti, ha aggiunto: «il nuovo presidente potrà contare su persone di straordinaria professionalità ed impegno. Da cittadino mi sento tranquillo nell’affidare a questa Protezione Civile il futuro e la ricostruzione delle aree flagellate dal maltempo».

«Il Trentino è un modello di cura e prevenzione del territorio, così come di organizzazione e gestione della Protezione civile – ha riconosciuto Angelo Borrelli -. Pur nell’emergenza ho visto due presidenti, Rossi e Fugatti, lavorare di comune accordo con grande senso di responsabilità e questo è indice del livello di responsabilità delle istituzioni trentine».

Borrelli, dopo la visita ai luoghi del disastro, ha detto che «la vista dei boschi del Trentino, soprattutto quelli orientali, è impressionante, così come la zona di Dimaro testimonia la forza del fenomeno. Voglio ringraziare tutti i responsabili della Protezione civile e le squadre impegnate sul territorio per quello che hanno fatto fino ad oggi e per come hanno gestito la bufera, certo annunciata ma che si è poi rivelata la più importante degli ultimi 50 anni, maggiore dell’inondazione del 1966. Se non ci fosse stato il vento, i danni sarebbero stati certo importanti, ma più limitati». maltempo del NordEst

Parlando del futuro, Borrelli ha evidenziato il lavoro per la sistemazione di infrastrutture e territorio: «il paesaggio appare fortemente compromesso in vaste aree e ci vorranno anni per misurarci con i rischi geologici e valanghivi, dovuti all’assenza delle piante. Ma credo che il Trentino saprà misurarsi con la nuova realtà e trovare le contromisure adeguate».

La situazione delle foreste devastate in larghe aree del NordEst, dal Trentino al Veneto e al Friuli, preoccupa su un duplice livello: quella della sicurezza idrogeologica del territorio e quella del mercato del legname. Sul primo aspetto, ad un primo esame ci vorranno anni per la sola bonifica del territorio, con il recupero del legname schiantato, spesso in luoghi inaccessibili. Sarà necessario approntare strade di servizio per potere fare accedere i mezzi meccanici necessari per il prelievo degli alberi schiantati, Poi, dovrà partire l’operazione di reimpianto delle conifere, indispensabili per garantire la sicurezza del territorio dalle frane, valanghe e per l’impatto paesaggistico, anche se ci vorranno almeno 70-90 anni perché si riesca ripristinare la situazione precedente il disastro.

L’altra questione riguarda il mercato del legname. La bufera ha causato lo schianto di circa tre volte il quantitativo complessivo che viene prelevato dalle foreste del NordEst. L’abbattimento repentino di una simile quantità di alberi avrà ripercussioni per gli anni a venire sulle quotazioni del legno, in quanto l’offerta salirà repentinamente, abbattendo il prezzo e, conseguentemente, le entrateper gli enti locali proprietari in gran parte delle foreste. Per cercare di mitigare i danni, è necessario recuperare il prima possibile gli alberi schiantati, per assicurare un utilizzo produttivo del legno. Tuttavia, gran parte degli alberi schiantati finirà nel canale della legna da ardere e delle biomasse, oltre ad alimentare l’industria dei pannelli.

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