Dissesto idrogeologico: dallo Stato disponibili oltre sei miliardi e mezzo per gli interventi

Gli stanziamenti disponibili derivano per circa metà dal Fondo per lo sviluppo e coesione, mentre le rimanenti sono del ministero all’Ambiente. Ma si potrebbe fare di più: perché non utilizzare i 18 miliardi per il reddito di cittadinanza e quota 100 delle pensioni? 

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Frane in Italia dissesto idrogeologico

Ammontano a oltre sei miliardi e mezzo di euro le risorse disponibili, a livello nazionale, per contrastare il dissesto idrogeologico del Belpaese. La conferma è arrivata dal ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, che ha incontrato a Roma i governatori regionali, in occasione della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome.

La Conferenza ha offerto l’occasione per un confronto sulle misure da adottare contro il dissesto idrogeologico e per dare risposta ai recenti e gravi fatti conseguenti all’ondata di maltempo che si è abbattuta su molte regioni italiane, soprattutto del Nord con danni miliardari (circa 600 milioni di euro a testa in Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia e Liguria, oltre il miliardo di euro in Veneto).

Delle risorse statali disponibili (6.543,97 milioni di euro), 3.110,87 milioni derivano dal Fondo per lo sviluppo e la coesione (FSC) mentre 3.482,600 milioni sono il totale delle risorse assegnate al ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare su stanziamenti pluriennali. Una prima utile base, ma ancora largamente insufficiente per mettere realmente in sicurezza tutto il territorio: come ha detto il vicepremier Matteo Salvini durante una sua visita in Veneto, per rimettere a posto la situazione serve investire non meno di 40 miliardi di euro. Una cifra enorme.

Che fare dinanzi al ripetersi di emergenze che sono sempre più tristi ricorrenze? Una soluzione ci sarebbe: utilizzare i fondi stanziati da Lega e M5s per il reddito di cittadinanza e per “quota 100” delle pensioni per i iniziare a riqualificare idrogeologicamente il Paese. Sono stati stanziati nel bilancio 2019 in corso di discussione al Parlamento 18 miliardi di euro che alimenteranno quasi sicuramente solo la spesa assistenzialistica, senza alcuna crescita reale dell’economia nazionale. Saranno 18 miliardi spesi praticamente solo per motivi clientelari ed elettoralistici su cui l’Unione Europea ha più di un motivo per contestare l’Italia.

Sarebbe molto più utile e lungimirante investire queste risorse per ridurre il dissesto idrogeologico (abbattendo contemporaneamente la montagna di carte necessaria per avviare i lavori): si darebbe da subito iniezione alla ripresa economica equamente diffusa su tutto il territorio nazionale. Si genererebbe un volano considerevole, capace di creare posti di lavoro autentici in tutto il Paese (compreso quel Sud che Di Maio vorrebbe irrigare con un farlocco ed inutile reddito di cittadinanza). Si metterebbero in sicurezza le zone più critiche e quelle a rischio. Soprattutto, si ridurrebbe la spesa ex post per gli interventi di emergenza, valorizzando la bellezza del Paese.

E’ troppo chiedere da queste colonne a Luigi Di Maio e a Matteo Salvini (oltre che a Giuseppe Conte) di fare un bagno di umile realtà, abbandonando (come in effetti stanno già silenziosamente facendo, spostando l’efficacia dei provvedimenti nel tempo) proposte di bandiera eccessivamente pretenziose che farebbero solo danni al Paese, bruciando oltretutto un’ingente mole di risorse? Errare è umano, perseverare è diabolico. Il cambiamento di direzione della spesa porterebbe anche l’Europa a rivedere la sua posizione critica verso l’aumento del deficit, che andrebbe in investimenti concreti e non in spesa corrente.

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