Alla Neurochirurgia di Trento eseguito un intervento innovativo sugli aneurismi cerebrali

Tra i primissimi in Italia ad aver operato un paziente in condizioni di veglia.

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2020
aneurismi cerebrali

L’Unità operativa di neurochirurgia dell’ospedale di Trento all’avanguardia nel campo della chirurgia degli aneurismi cerebrali con l’esecuzione coronata da successo del primo intervento di esclusione di aneurisma intatto dell’arteria cerebrale media dell’emisfero sinistro con paziente in condizioni di veglia (awake surgery), una metodica utilizzata nell’asportazione chirurgica dei tumori cerebrali in aree critiche del cervello.

La tecnica, applicata agli aneurismi cerebrali intatti, denominata “awake clipping”, prevede il risveglio intra-operatorio del paziente per monitorare le funzioni linguistiche, motorie complesse, visive e della elaborazione delle emozioni durante l’applicazione della clip metallica a chiusura del vaso dilatato.

Il direttore generale dell’Apss Paolo Bordon ha espresso soddisfazione per questo risultato frutto «dell’altissimo livello di professionalità e specializzazione presente all’interno dell’équipe della neurochirurgia che, anche grazie alla sinergia e collaborazione di tutti gli operatori, dalla neuro-anestesia e neuro-rianimazione, al personale di reparto e di sala operatoria, ha permesso di implementare una cura innovativa degli aneurismi cerebrali, patologie che possono avere esiti altamente invalidanti. L’intervento effettuato costituisce un ulteriore passo in avanti per tutto lo staff dell’Unità Operativa di Neurochirurgia di Trento e per Apss, nel percorso finalizzato all’ottimizzazione dei trattamenti di patologie complesse e con un elevato impatto potenziale sulla qualità di vita dei pazienti».

Franco Chioffi, direttore dell’Unità operativa di neurochirurgia ha illustrato la nuova metodica utilizzata: «gli aneurismi cerebralisono malformazioni congenite o acquisite delle pareti delle arterie del cervello che si manifestano nella maggior parte dei casi in seguito a una rottura, con conseguente emorragia subaracnoidea o cerebrale. Alcune volte la loro scoperta avviene casualmente in seguito ad approfondimenti diagnostici eseguiti per altre patologie come ad esempio cefalea, traumi cranici, patologie del distretto carotideo. Se l’aneurisma viene riscontrato prima della rottura viene definito “incidentale” e il trattamento, chirurgico o endovascolare, viene proposto per prevenire una potenziale emorragia cerebrale».

Chioffi ha illustrato le modalità dell’intervento: «il trattamento chirurgico consiste nel posizionare una clip metallica a chiusura della dilatazione ricostituendo il normale profilo del vaso da cui essa origina. Questo trattamento è, nella maggior parte dei casi, definitivo nel senso che il paziente può considerarsi guarito ma è gravato da rischi rilevanti, specie se considerato che i pazienti candidati al trattamento sono per lo più giovani, senza deficit neurologici né problematiche mediche di rilievo e che hanno una vita assolutamente normale. Le principali possibili complicanze sono generalmente legate all’imperfetta chiusura dell’aneurisma con stenosi del vaso portante o dei suoi rami di divisione e conseguenti eventi ischemici in territori cerebrali particolarmente rilevanti dal punto di vista funzionale».

«Esiste una buona tecnologia intra-operatoria come la video-angiografia e la flussimetria (di cui l’Unità di neurochirurgia è dotata da anni) che permettono di capire se il normale flusso all’interno dei vasi interessati dal clippaggio sia conservato e invariato, prima e dopo l’esclusione dell’aneurisma – prosegue Chioffi -. Nonostante siano state introdotte numerose e valide tecniche di controllo intra-operatorio (video angiografia, flussimetria, potenziali evocati motori e sensitivi) la garanzia assoluta dell’assenza di complicanze intra-operatorie conseguenti al clippaggio dell’aneurisma può essere ottenuta soltanto attraverso la collaborazione del paziente durante l’intervento. La metodica di “awake clipping” consente il monitoraggio non solo della motilità e sensibilità primaria ma anche il controllo di funzioni cognitive superiori e più complesse, come ad esempio il linguaggio, la comprensione, l’elaborazione di emozioni, la visione, l’organizzazione motoria. Ad oggi nella letteratura internazionale si trovano pubblicati solo sette lavori su questa metodica, di cui una sola serie di 30 casi e i restanti relativi a singoli casi (case reports)».

Sulla scorta di queste prime esperienze e delle consolidate competenze che l’Unità operativa di neurochirurgia dell’Ospedale S. Chiara ha maturato nel corso di questi anni in ambito di “awake surgery”, utilizzata per l’asportazione di tumori cerebrali in aree critiche del cervello, il 14 novembre è stato eseguito il primo intervento, in condizioni di veglia del paziente, per il trattamento chirurgico di un’aneurisma cerebrale (“awake clipping”). «L’intervento è perfettamente riuscito – ha sottolineato Chioffi -, la paziente ha ben tollerato la procedura chirurgica e non si sono verificate complicanze. La paziente è stata dimessa dopo pochi giorni a domicilio, in perfette condizioni clinico-neurologiche e del tutto guarita dall’aneurisma cerebrale».

Per l’assessore provinciale alla salute, politiche sociali, disabilità e famiglia, Stefania Segnana, «questa è una bella notizia che va salutata con soddisfazione, anche se – è stato giustamente detto – non si tratta di un punto di arrivo ma di un punto di partenza. Tuttavia è giusto riconoscere che queste notizie si concretizzano se alla base le condizioni ci sono e mi riferisco al potenziale di eccellenza che la sanità trentina è capace di esprimere. In questo caso specifico possiamo parlare di un risultato che è frutto da una parte della professionalità degli operatori e dall’altra dell’alto livello tecnologico della strumentazione impiegata».

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