Accordo Eni-Coldiretti per avviare la prima rete di rifornimento per biometano agricolo

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Entro il 2030 il 30% del consumo di energia dovrà essere prodotto da fonti rinnovabili riducendo del 40% anche le emissioni di CO2 per arrivare all’80% entro il 2050 rispetto ai valori del 1990, mentre il settore trasporti entro l’anno prossimo dovrà coprire con fonti rinnovabili il 10% del fabbisogno energetico, per salire al 21,6% fra dieci anni.

Questi gli obiettivi dell’intesa sottoscritta tra Coldiretti e Eni per dare il via alla prima rete di rifornimento per il biometano agricolo “dal campo alla pompa” per raggiungere l’obiettivo di produrre 8 miliardi di metri cubi di gasverde” entro il 2030 e abbattere lo smog che soffoca le città italiane. Il protocollo firmato a Lodi al Parco Tecnologico Padano dal presidente di Coldiretti, Ettore Prandini, con Giuseppe Ricci, direttore generale Refining & Marketing dell’Eni, alla presenza del sottosegretario per i rapporti con il Parlamento, Guido Guidesi, prevede la creazione di mini impianti che sfruttando gli scarti agricoli delle coltivazioni e degli allevamenti producano biometano per coprire fino al 12% del consumo di gas in Italia entro dieci anni.

«In un’ottica di sostenibilità ambientale – spiega Prandini – è necessario passare da un sistema che produce rifiuti e inquinamento verso un nuovo modello economico circolare in cui si produce valorizzando anche gli scarti con una evoluzione che rappresenta una parte significativa degli sforzi per modernizzare e trasformare l’economia italiana ed europea, orientandola verso una direzione più sostenibile in grado di combinare sviluppo economico, inclusione sociale e ambiente».

Il contributo del biometano alla riduzione dell’uso dei combustibili fossili non si limita al solo consumo energetico, ma grazie al suo processo produttivo rende disponibili una serie di altri sottoprodotti come il digestato, che utilizzato come materia organica ammendante, migliora la resa del terreno agricolo e la sua capacità di imprigionare l’anidride carbonica presente nell’aria.

Nell’arco dei prossimi dieci anni, si stima che in Europa circoleranno 12,6 milioni di auto a gas, mentre gli autobus a gas arriveranno a un terzo del totale, i camion a un quarto del circolante, mentre i furgoni a gas cresceranno da 9.000 a 190.000, secondo il rapporto di Oil&nonoil. Parallelamente, aumenterà anche la produzione di gas rinnovabile. In Europa già oggi vengono prodotti 1,23 miliardi di metri cubi annui, grazie ad oltre 17.000 impianti a biogas (il 70% nel settore agricolo) per 9.985 MWe. In Italia con una potenza complessiva che supera i 1.400 MWe si contano oltre 1.900 impianti operativi, di cui 2 su 3 nel settore agricolo, con l’Italia il secondo posto a livello europeo dopo la Germania.

Le possibili destinazioni del biometano sono stazioni di rifornimento di carburante per far viaggiare in modo pulito autobus e furgoni, auto, camion e trattori, cogenerazione in impianti centralizzati, contatori domestici per riscaldamento e cottura e utenze per le produzioni industriali. In questo modo sarà possibile generare un ciclo virtuoso di gestione delle risorse, taglio degli sprechi, riduzione delle emissioni inquinanti, creazione di nuovi posti di lavoro e sviluppo della ricerca scientifica in materia di carburanti green.

In Italia il gas copre il 34,6% dei bisogni energetici nazionali con oltre 71 miliardi di metri cubi distribuiti principalmente tra il settore residenziale e artigianale (40,7%), industriale (20,4%) e quello dei trasporti (1,5%). Il biometano diventa così un volano importante di sviluppo in un paese come l’Italia che è già al terzo posto in Europa per consumi alimentati da fonti rinnovabili con una quota complessiva pari al 17,41% del totale dell’energia utilizzata a livello nazionale e ha raddoppiato in undici anni i propri consumi “green” arrivando a 21,1 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio (Mtep) nel 2016.

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