Maggiore autonomia delle regioni del Nord sul binario morto causa M5s e politici meridionali

La procedura sta finendo su un binario morto. Appello di Bond: «avanti tutti uniti in modo trasversale sull’Autonomia del Veneto e delle regioni del Nord». 

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Da quanto sta emergendo in queste ore dalle varie dichiarazioni e comportamenti, la maggiore autonomia per le regioni del Nord Italia(Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna) pare avviata verso il binario morto, verso la palude delle trattative e delle compensazioni per le regioni del Sud che vedono come la peste la possibilità che la mammella che fino ad oggi le ha alimentate sempre a piè di lista senza nulla in cambio riduca di qualche goccia l’afflusso di latte derivato dalla capacità del Nord di produrre ricchezza e reddito.

A remare fortissimamente contro la maggiore autonomia sono il M5s e gli esponenti politici di tutti i partiti eletti nei collegi meridionali. Tutti uniti a difendere la loro greppia, la manomorta che da decenni affonda nel residuo fiscale generato dalle regioni produttive del Nord, che legittimamente e nel pieno rispetto della Costituzione, reclamano giustamente più autonomia e più capacità di autodeterminarsi, sostituendosi ad uno Stato spesso inefficiente nella gestione della spesa pubblica, generando maggiori efficienzee risparmi di spesa da allocare in altre iniziative e servizi pubblici.

A guidare la corsa dei frenatori, i vari Di Maio, Fico, Vizzini. Tutti esponenti di primo piano del M5s che, dopo le continue disfatte elettorali incassate nelle tornate regionali (e, con tutta probabilità, domenica prossima in Sardegna si materializzerà una nuova replica), sono alla strenua ricerca di qualche risultato utile da offrire in pasto alla loro base elettorale, in gran parte allocata in quelle regioni meridionali che temono la fuga in avanti delle regioni del Nord con la loro richiesta di maggiore autonomia.

Sarà difficile per il leader della Lega Matteo Salvini ottenere la maggiore autonomia prima dell’appuntamento elettorale delle Europee del 26 maggio, aprendo il rischio di incassare al Nord un clamoroso stop nella corsa della Lega verso la conquista dell’egemonia del centro destra.

La stessa ministro alle regioni, la vicentina Erika Stefani, fino ad ora ha portato a casa nulla di concreto, se non un profluvio di ciance. Lei stessa dichiara che «i testi non ci sono perché l’intesa non c’è. Non c’è l’accordo, i nodi da sciogliere sono numerosi. C’è ancora molto da decidere e i testi saranno pronti quando ci sarà un accordo». Ovvero alle calende greche, con buona pace del ministro che sta girando a vuoto, che si prepara a dover ingoiare pure la richiesta che le intese tra Stato e Regioni, una volta raggiunte, invece di essere immediatamente esecutive possano finire sotto le forche caudine della discussione parlamentare come battono vari giuristi meridionalisti con buone entrature presso le austere stanze del Colle con l’assist della pattuglia parlamentare pentastellata.

Una situazione che ha spinto il deputato bellunese Dario Bond (Forza Italia) a lanciare un accorato appello: «l’autonomia del Veneto (e di quella delle altre regioni del Nord che l’hanno richiesta) sta andando dritta verso il binario morto guidata in questa direzione dai capotreni pentastellati e degli esponenti politici del Meridione che non vogliono regioni con maggiori responsabilità ed efficienza nella gestione della cosa pubblica». Bond ricorda come «il Veneto oltre un anno fa ha svolto un referendum popolare dove il popolo veneto ha risposto in modo plebiscitario dichiarandosi a favore della maggiore autonomia per la Regione. Non dobbiamo disperdere questo storico risultato».

«Tutti i partiti del Veneto – questo l’appello del deputato forzista bellunese – devono unirsi in questa battaglia a favore della nostra secolare capacità di autogoverno, storicamente una delle migliori in assoluto, in modo trasversale e a tutti livelli, Parlamento compreso. Il mio è un appello a tutti i parlamentari del Veneto perché lottino e vincano assieme per un Veneto autonomo». Si vedrà quanti saranno i parlamentari di buona volontà a raccogliere l’istanza per una reale e concreta maggiore autonomia per le regioni del Nord.

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