Regione Trentino Alto Adige, fumata nera per la giunta regionale

Una “sorpresa” statutaria blocca il varo: manca la nomina del vicepresidente di lingua tedesca. Obbligatorio l’allargamento della compagine di governo da 5 a sette assessori. 

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L'aula del Consiglio regionale del Trentino Alto Adige.

Dopo il varo delle due giunte provinciali di Trento e di Bolzano, sembrava giunto il momento per il decollo anche della giunta della regione Trentino Alto Adige, dopo ben 4 mesi dalle elezioni. Quattro mesi trascorsi tra trattative e tira e molla tra le varie compagini politiche chiamate a dare un governo anche alla Regione, la “scatolaistituzionale su cui s’innestano le autonomie specialissime delle due province autonome di Trento e di Bolzano.

Peccato che sia scoccato il classico inghippo a bloccare la votazione della giunta regionale, con un Consiglio regionale (formato dall’assemblea congiunta dei due consigli provinciali) convocato proprio per effettuare il suo varo. Un granellino di sabbia gettato negli ingranaggi delle procedure costituzionali proprio da candidato in pectore presidente per la prima metà della legislatura, il presidentedella giunta provinciale di Bolzano, Arno Kompatscher. Un granellino che si chiama vicepresidente di lingua tedesca. Già, perché il bilancino della ripartizione etnica tra i tre gruppi linguistici della Regione, impone, oltre ad un presidente di Giunta, anche tre vicepresidenti uno per ciascun gruppo etnico. Se la base della Svp puntava ad una giunta snella e ristretta a 5 componenti (il presidente tedesco, due vicepresidenti – uno italiano e uno ladino – e due assessori), ora questa dovrà necessariamente allargarsi ad almeno 6 e, più probabilmente, a 7 componenti. Una composizione, quest’ultima, che consentirebbe al presidente della provincia di Trento di risolvere anche un delicato equilibrio all’interno della maggioranza di centro destra, dando una poltroncina anche ad entrambi i rappresentanti dei partiti minori della coalizione, il leader di Agire Claudio Cia e Giorgio Leonardi di Forza Italia, rimasti a bocca asciutta nel riparto dei posti di potere all’interno della giunta provinciale. Ma se a Trento questa soluzione sarebbe gradita, viceversa a Bolzano è vista come il fumo negli occhi perché, secondo gli oltranzisti della Svp guidati da un segretario Philipp Achammerdecisamente arrabbiato nei confronti di Kompatscher, ciò preluderebbe ad un rilancio dell’azione politica di quella Regione che, nel corso degli ultimi 20 anni, la Svp ha scientificamente svuotato di competenze a favore delle due province autonome con la connivente complicità del PD.

La gabola è tutta nel fatto che Kompatscher succederà a se stesso alla guida della Regione, decisione fatta per dare modo al suo collega trentino al primo mandato la possibilità di impratichirsi con le leve del potere. Se Kompatscher avesse invece fatto da vice al presidente italiano, la questione statutaria non si sarebbe posta, così come si sarebbe potuto varare una giunta snella. Ma così non è stato.

C’è poi il programma di legislatura che dovrà quadrare tra due diverse visioni: quella di spolpare gli ultimi ossi della Regione per portare le ultime competenze in capo alle due Province autonome che vorrebbe la Svp e quella a favore di un ritorno di competenze in campo alla Regione propugnata invece dal centro destra trentino. Cosa non del tutto infondata, anche per gestire meglio su una scala più ampia (l’intera Regione significa un bacino di poco più di un milione di abitanti) servizi e funzioni che oggi su una scala provinciale mal si giustificano, da quello della viabilità alla sanità.

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