Federaccai in allarme per i limiti di peso alla circolazione dei Tir

Crescono i divieti ai veicoli eccezionali. Uggé: «Federacciai deve tornare nella legalità dei pesi massimi ammessi dal Codice della Strada, evitando di scaricare costi sulla collettività». 

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Federacciai in allarme

Federacciai in allarme sui sempre più frequenti vincoli e divieti alla circolazione dei veicoli eccezionali transitanti sulle opere d’arte stradali, in gran parte ponti, messi a serio rischio di stabilità dal passaggio di carichi di 100 e oltre tonnellatequando il limite legale di circolazione per i mezzi pesanti stabilito dal Codice della Strada è di 44 tonnellate.

La preoccupazione del settore è stata rilanciata nel Bresciano, dove la Duferco di San Zeno si vede “accerchiata” dai limiti di peso imposti dalla provincia alle infrastrutture di sua competenza. Antonio Gozzi, presidente di Duferco ed ex presidente di Federacciai, lamenta come la limitazione a 20 tonnellate di un ponte che ha sempre sopportato i passaggi dei carichi a 108 tonnellate «comporta all’azienda non pochi problemi, da quello di individuare nuovi tracciati a quello di frazionare i carichi in quattro o cinque spedizioni con conseguente aumento dei costi».

Per il direttore di Federacciai, Flavio Bregant, «la situazione di molti associati non è semplice perché si è decisamente complicata la gestione della logistica dei prodotti finiti», chiedendo agli enti locali «di attivarsi per ristrutturare le opere in precarie condizioni di staticità al fine di consentire il passaggio dei carichi da 108 tonnellate senza gli attuali vincoli».

Sul tema interviene il vicepresidente di Confcommercio e Conftrasporto, Paolo Uggè, secondo cui «Federacciai deve abbandonare la comoda strada della deroga e ritornare nell’alveo della legalità stabilita dal Codice della Strada, dove il carico massimo ammesso ordinario sulle strade del Paese è di 44 tonnellate. Non mi stancherò di ricordare come un carico oltre questa soglia generi sulle infrastrutture pubbliche un aggravio di usura che ricade su tutta la collettività. Utilizzare carichi da 108 tonnellate consente un consistente risparmio agli industriali dell’acciaio, ma i loro risparmi vengono scaricati su tutta la collettività e questo non è giusto e tollerabile».

Secondo Uggè «se tutti rispettano le norme, anche le infrastrutture pubbliche durano più a lungo e necessitano di meno manutenzione. Federacciai se ne faccia una ragione e torni ad utilizzare carichi entro la norma delle 44 tonnellate, soprattutto per i cosiddetti carichi frazionabili, come i coils d’acciaio, lasciando i convogli eccezionali solo per quelli non frazionabili in pezzo unico».

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