Prosecco, boom dell’export mentre scoppia la battaglia sull’etichetta

Consorzio Doc: «la Docg ha tutto diritto di cancellare la dizione “Prosecco”, ma non denigri lavoro altrui». Secondo Coldiretti +50% export I semestre in Francia, Usa supera Gb. Produzione 2019 a 400 milioni di bottiglie. 

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monitor distretti industriali del triveneto Coronavirus e il vino prosecco vendemmia 2018

Mentre il Prosecco continua a mietere successi di vendite (+50% l’export nel I semestre 2019), scoppia la guerra delle dizioni tra la Doc e la Docg: è “Prosecco” o è “Valdobbiadene»? La disputa sul superamento in etichetta del nome del vino che rivaleggia nel mondo con lo champagne assume i toni di una battaglia commerciale.

Il sasso l’ha gettato la “Confraternita di Valdobbiadene” per la tutela della Docg, favorevole a far sparire la dizione Prosecco” dalle bottiglie a favore del luogo che esprime il territorio d’origine. L’iniziativa a molti non è piaciuta. L’enologo Loris Dall’Acqua, presidente della Confraternita, e tra i fondatori dell’aziendaCol Vetoraz”, già da due anni sul mercato col solo con la dizione “Valdobbiadene Docg” e non più Prosecco”, ha spiegato la scelta con la confusione cresciuta negli ultimi anni intorno al vino veneto. «Oggi – dice Dall’Acqua – la nostra immagine e la percezione della nostra denominazione è alienata dalla presenza di cinquecento milioni di bottiglie di Prosecco generico privo di storia e di vocazione territoriale. Il grande sistema Prosecco sta fagocitando la denominazione Conegliano Valdobbiadene per banalizzare le colline di quest’area a semplice cartolina d’immagine». E il fatto di rimuovere dalle bottiglie prodotte “Col Vetoraz” la dicitura “Prosecco”, sostiene, non avrebbe prodotto ripercussioni nella platea dei clienti storici.

La Confraternita ha così promosso una petizione fra i produttori della Docg, per rendere autonoma la denominazione Conegliano Valdobbiadene Docgrispetto al “sistema Prosecco”. Pronta la risposta di Stefano Zanette, presidente del Consorzio di tutela vino Prosecco Doc, il gigante del sistema Prosecco: «la Denominazione Conegliano Valdobbiadene Docg ha tutto il diritto di decidere del proprio nome, ovviamente anche di rinunciare al termineProsecco”, ma trovo inspiegabile che in questo si tenda a denigrare il lavoro degli altri. La Prosecco Doc, invece, dati alla mano – prosegue Zanette – ha sostenuto indirettamente lo sviluppo della Docg. La produzione della Docg è passata in 10 anni dai 60 milioni di bottiglie del 2009 agli oltre 90 milioni attuali. Quindi, la crescita della Doc ha favorito anche la Docg, sia in termini di volume che di valore».

Il Consorzio di tutela del Conegliano Valdobbiadene Docg sceglie al momento una linea più sfumata, sottolineando come il disciplinare «prevede già ora la possibilità di riportare in etichetta anche il nome della località di produzione, senza quello del vino». Ma un’eventuale modifica del disciplinare, avverte, «prevede un iter normato dalla legge, europea e italiana, e richiede un ampio consenso dei produttori, con l’approvazione del ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali e del turismo e della Commissione Europea».

Il Consorzio del Prosecco Doc presieduto da Innocente Nardi ha commissionato al Cirve un’indagine sulla etichettatura delle bottiglie di Conegliano Valdobbiadene: il risultato dice che il 92% riporta in etichetta il termineProsecco Superiore”, oltre al luogo di origine.

Sulla disputa interviene anche il governatore del Veneto, Luca Zaia, “padre” (da ministro dell’Agricoltura) del decreto del 2009 che fissò la tutela del Prosecco e del suo territorio e aprì la strada che nel luglio 2019 ha portato l’Unesco a riconoscere le colline di Conegliano- Valdobbiadene patrimonio dell’Umanità. «Togliere la parolaProsecco” dalle etichette – dice Zaia – è una partita che riguarda i produttori. Ovviamente dovrà essere modificato il disciplinare. Personalmente penso che togliere repentinamente il nome dalle etichette farà spostare gli acquirenti, soprattutto all‘estero, su quelli che hanno il nome. L’appello ai Consorzi è che si facciano sentire, perché rappresentano i produttori. E’ inaccettabile sentir dire che con il decreto del 2009 il “Prosecco” ci ha rimesso».

Mentre gli alfieri del Prosecco litigano, intanto fioccano i successi commerciali nel mondo. Secondo Coldiretti, le esportazioni di vino Prosecco verso la Francia nel primo semestre del 2019 sono aumentate del 50% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, e per la prima volta il mercato americano supera in valore – ma non per numero di bottiglie – quello inglese. Le vendite generali del prodotto all’estero ammontano ad un valore di 458 milioni di euro, con una crescitadel 17%. Grazie alla dinamica osservata, che rileva un +41% nel mercato Usa, quella americana, con un fatturato di 131,5 milioni da gennaio a giugno 2019, è diventata la prima destinazione superando il primo cliente storico rappresentato dalla Gran Bretagna (129,8 milioni). In terza e quarta posizione si collocano Francia e Germania, paese quest’ultimo la cui progressione (+7%) si rivela più tiepida che in passato, mentre in terra transalpina si registra una crescita record. Per quanto ancora molto contenuti, i volumi di Prosecco diretti alla Cina registrano un’accelerazione del 66% nel periodo.glera prosecco galera resistente

Secondo Coldiretti, quest’anno il raccolto di uva Glera sarà inferiore del 10-15% rispetto allo scorso anno ma «tale da garantire una produzione di grande eccellenza». La produzione del Prosecco scenderà quest’anno a 400 milioni di bottiglie con l’uva raccolta sugli oltre 24.000 ettari di vigneti tra Veneto e Friuli Venezia Giulia.

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