Al V forum italo russo di Trento i rapporti economici e politici tra i due paesi

Iniziativa dell’Associazione Conoscere Eurasia, provincia di Trento, Trentino Sviluppo, Confindustria Trento, Roscongress, Spief e banca Intesa Sanpaolo. 

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forum italo russo
Il V forum italo russo di Trento: da sx, l'assessore trentino Achille Spinelli, l'ambasciatore russo in Italia Sergey Razov, il presidente dell'Associazione Conoscere Eurasia e di Banca Intesa Russia, Antonio Fallico

A Trento il V forum italo russo ha posto le relazioni tra i due paesi al centro del dibattito tra operatori economici, con particolare attenzione alle innovazioni tecnologiche, infrastrutture, collaborazioni strategiche e cooperazione nel campo del turismo e dell’agroalimentare. L’evento è stato promosso da Associazione Conoscere Eurasia, Roscongress, Spief (St. Petersburg International Economic Forum), Provincia di Trento, Confindustria Trento e Trentino Sviluppo, con il sostegno di banca Intesa Sanpaolo.

Secondo i dati diffusi dall’Associazione Conoscere Eurasia nel corso del forum italo russo, l’interscambio tra la regione Trentino Alto Adige e Mosca supera i 62 milioni di euro, in aumento del 8,7% rispetto allo stesso periodo del 2018. Un risultato positivo dovuto all’impennata delle importazioni che sono complessivamente raddoppiate nel semestre considerato con quasi 21 milioni di euro. In diminuzione, invece, l’export per tutta la regione. Infatti, se Bolzano si ferma a quota 20,8 milioni di euro, le esportazioni trentine si fermano a 20,5 milioni di euro, entrambi in calo, seppur con percentuali differenti (-5% per Bolzano, – 18,6 % per Trento, complessivo in Regione 41,3 milioni di euro – 12,2%). Sul fronte turismo, l’ultimo anno ha visto 36.000 turisti russi in Trentino nel 2018 e 120.000 presenze.

Ed in attesa di un cambiamento della politica internazionale dopo le dichiarazioni di apertura del recente G7 a Biarritz, la Russia continua ad essere non solo un Paese strategico ma anche un mercato decisivo di sbocco verso la grande Eurasia e la Cina. In questo la diplomazia del business ha un ruolo di primissimo piano.

In apertura di lavori del forum italo russo, Achille Spinelli, assessore allo Sviluppo economico, ricerca e lavoro della Provincia di Trento – ha sottolineato che «se quello della Federazione Russa è uno dei mercati di maggiore rilevanza ed interesse dell’economia mondiale, il Trentino non si farà certo cogliere impreparato se pensiamo a due dei settori economici “più forti”: turismo e agrifood. Già da tempo, il nostro territorio si sta sempre più orientando verso l’apertura internazionale della propria offerta economica e turistica, anche per bilanciare l’andamento della domanda interna».

Negli ultimi anni, Trentino Sviluppo, in collaborazione con la Provincia, ha attivato missioni commerciali in Russia, attivando svariati incontri tra gli operatori economici russi e le imprese trentine, per vagliare le possibilità di dare avvio a nuove collaborazioni in svariati settori, come agrifood e le filiere della meccatronica, cosmesi e design industriale, sistema casa.

A seguire, l’intervento di Sergey Razov, ambasciatore della Federazione Russa in Italia che ha parlato di «concretezza di fatti» con un occhio al nuovo governo nazionale appena insediato: «noi lavoriamo con qualsiasi governo liberamente e democraticamente eletto, o formato in ambito parlamentare. Dispiace per la perdita di tempo causata dal cambio di Governo, ma partiamo da una posizione di continuità. Siamo pronti a lavorare con il nuovo Governo italiano sui progetti già avviati dopo la visita di Giuseppe Conte in Russia e quella del presidente Vladimir Putin in Italia, lo scorso luglio. La Federazione russa segue con grande attenzione gli eventi interni all’Italia, che hanno poi riflesso sulla politica estera del Paese. Ma noi – ha proseguito Razov – non interveniamo in alcun modo». Sulla questione delle ingerenze russe nella politica italiana, Razov ha parlato di «fantasie»: «i media continuano a insistere su questo aspetto. Nulla alimenta la fantasia come l’assenza di fatti. Noi accettiamo le esigenze di un governo democratico, e rispettiamo la libertà di stampa. Ma deve esserci una responsabilità da parte dei giornalisti, che hanno effetti su milioni di persone. Non vediamo antagonisti in Italia alla Russia. Con Conte vi sono ottimi rapporti, come dimostrato dall’ultimo incontro con il presidente Vladimir Putin, durato oltre 5 ore».

Sul fronte economico, Razov ha ribadito la volontà di migliorare le relazione tra i due Paesi: «il nostro compito in Italia è sviluppare nuove relazioni e migliorare continuamente quelle esistenti. Dal punto di vista economico andiamo verso rallentamento, dovuto alla contrapposizione tra gli Stati uniti e la Cina e all’incertezze del mercato petrolifero. Ci sono però i presupposti per una ripresa».

Per Antonio Fallico, presidente di Conoscere Eurasia e di Banca Intesa Russia, «la crescita dell’interscambio tra la Russia e il Trentino Alto Adige dimostra le potenzialità esistenti dei rapporti economici e commerciali bilaterali. I dati negativi delle esportazioni delle due Province dei primi 6 mesi di quest’anno, in controtendenza rispetto al dato nazionale, vanno inquadrati in uno scenario di generale sfiducia delle imprese generato dalla crisi geopolitica in corso. Ciò nonostante, e in attesa di un cambiamento della politica internazionale dopo le dichiarazioni di apertura nel recente G7 a Biarritz, la Russia continua ad essere non solo un Paese strategico ma anche un mercato decisivo di sbocco verso la grande Eurasia e verso la Cina. Oggi la diplomazia del business ha un ruolo di primissimo piano da svolgere in vista di uno sblocco delle tensioni attuali, per andare verso uno sviluppo economico e sociale armonico, attraverso una cooperazione economica proficua per le imprese».

Tra i settori dell’export regionale che trascinano in terreno negativo le vendite verso la Russia, emerge quello dei macchinari e degli apparecchi, calato del 31,5%, ma anche quello dell’elettronica (-62%). In recupero, invece, l’export di prodotti alimentari e bevande che, nel primo semestre, aumentano del 36,5% per un valore di circa 5,2 milioni di euro.

Dopo l’intervento di Fallico, sono iniziate le due sessioni di lavoro in agenda al forum italo russo. La prima con taglio più strettamente economico legato ai rapporti commerciali, ha visto la partecipazione di Lorenzo Delladio, nella doppia veste di Vicepresidente Confindustria Trento con delega all’internazionalizzazione e imprenditore che ha avuto esperienze nel mercato russo, che ha confermato l’attuale apertura delle relazioni commerciali in Russia un difficile momento degli ultimi anni, causato anche dal complicato scenario geopolitico. Igor Karaveav, presidente rappresentanza commerciale della Federazione Russa della Repubblica italiana, Remo Tarolli, partner studio legale Tarolli, Oleg Dzhus, membro del management board, responsabile tesoreria Banca Intesa Russia e di Vincenzo Trani, presidente della Camera di commercio Italo-Russa.

Nella seconda sessione, spazio ai risvolti ed alle prospettive di cooperazione tra Italia e Russia, che in ottica futura andranno sviluppate soprattutto con riferimento al comparto turistico e agroalimentare.

A latere dei vari interventi, due interviste con Antonio Fallico e con Vincenzo Trani.

Presidente Fallico, come sono i rapporti economici tra Italia e Russia?

Sono calanti, nel senso che, complici le sanzioni economiche, le esportazioni italiane sono ancora inferiori ai volumi precedenti, mentre dalla Russia l’Italia importa soprattutto prodotti energetici tra petrolio e gas naturale. Le ripercussioni all’interscambio italiano riguardano soprattutto il settore agroalimentare, dove l’Italia aveva una posizione di rilievo sul mercato russo. In Russia ci sono aziende nel campo della distribuzione alimentare di qualità che acquistano ben il 56% del suo fabbisogno proprio in Italia. In Russia c’è fame di prodotto italiano, soprattutto quello di qualità.

Come Banca Intesa Russia cosa offrite agli imprenditori che affrontano il mercato russo e viceversa?

Siano una realtà finanziaria molto estesa, copriamo tutta la Russia con numerose filiali e siamo i partner ideali per tutti gli imprenditori che desiderano fare affari, sia in Russia che in Europa e in Italia. La Russia è una realtà molto complessa ed articolata, che si estende anche ai paesi confinanti con essa, che stanno vivendo una decisa fase di crescita, con molte imprese italiane attive sia nel campo dell’estrazione petrolifera e del gas che in quello delle infrastrutture.

Qual è la missione dell’Associazione Conoscere Eurasia?

Dall’Italia si conosce poco o nulla di questa grande realtà che va dalla Russia al Kazakistan, alla Kirghizia all’Armenia. Si tratta di una realtà molto variegata e dinamica, con molti legami anche con l’Italia. La missione dell’Associazione è di valorizzare questi legami creandone di altri, sia a livello economico che culturale.

Il lato dei rapporti commerciali tra Italia e Russia sono stati approfonditi con il presidente della Camera di commercio Italo-Russa, Vincenzo Trani.

Come sono i rapporti tra l’economia italiana e quella russa vista dal suo osservatorio della Camera di commercio italo-russa?

Sono da sempre molto stretti, rapporti tra popoli che hanno alle spalle una storia di oltre 200 anni, quindi molto forti. Quanto all’interscambio tra i due paesi, dalle statistiche ufficiali non emergono i dati realistici sull’interscambio, in quanto gran parte dei movimenti avviene attraverso paesi terzi. L’export italiano verso la Russia è cresciuto del 4% nell’ultimo anno stando alle rilevazioni ufficiali, ma di fatto è molto maggiore. Ciò nonostante, dal 2014 al 2017, inizio 2018, la situazione non è stata delle migliori a causa delle sanzioni votate dal Parlamento europeo che ha penalizzato non poco l’export italiano. Oggi è nettamente migliorata, con un giro d’affari tra Italia e Russia di circa 9 miliardi di euro di cui 4,4-4,7 sono di export italiano verso la Russia, mentre gran parte del flusso inverso è costituito da prodotti energetici.

Risultati che potrebbero essere ancora migliori se non ci fosse il fenomeno dell’“italian sounding” che, complice le sanzioni, molte aziende russe (e non solo) hanno iniziato ad imitare il migliore “Prodotto in Italia” sottraendo quote di mercato a quello italiano.

Il fenomeno dell’“Italian sounding” affligge non solo la Russia, ma un po’ tutto il mondo. Ma anche noi italiani sbagliamo approccio: piuttosto di puntare solo al “Prodotto in Italia” sarebbe meglio puntare ad un “Prodotto con gli italiani”, anche perché tanti prodotti finali sono realizzati anche con il contributo delle merci realizzate da italiani in Italia e all’estero. Sarebbe un modo per incrementare le nostre quote di mercato e la visibilità internazionale, anche considerando che gran parte della manifattura italiana è cresciuta e si è specializzata nella sua veste di terzista e di componentista.

Anche in Russia sta crescendo la capacità manifatturiera e il contenuto tecnologico dei prodotti finiti.

Negli ultimi anni, i flussi commerciali verso la Russia hanno riguardato sempre più la componentistica che i prodotti finiti, oltre che i macchinari. I russi stanno spingendo sempre di più verso la produzione di prodotti finiti, incrementando così la loro quota di valore aggiunto. In questo contesto, meglio rafforzare la posizione italiana nell’esportazione di componentistica che spesso, oltre ad essere indispensabile, è anche la preferita per il suo rapporto prezzo/qualità e contenuto innovativo.

Riguardo agli interscambi italo-russi, oltre ai prodotti energetici, quali altre voci pesano sull’import italiano dalla Russia?

L’Italia importa dalla Russia molto pesce, ad iniziare dal salmone che copre quasi il 70% del mercato nazionale. Per non dire dei prodotti digitali, ad iniziare dagli antivirus informatici che in larga parte prodotto da aziende russe, alcune rese famose da sponsorizzazioni in Formula1. Nel digitale c’è moltissimo spazio di crescita, anche perché la Russia negli ultimi vent’anni ha fatto enormi balzi in avanti, saltando fasi di “vecchia economia” in cui l’Italia è ancora immersa. Le conoscenze sviluppate nel settore digitale dalla Russia sono decisamente superiori a quelle italiane.

Dal suo osservatorio, quanto è lontana la definitiva cancellazione delle sanzioni economiche alla Russia che stanno penalizzando il sistema produttivo italiano, soprattutto agroalimentare?

Difficile dirlo. La mia impressione è che la situazione è molto differenziata, con i vari esponenti europei ed anche americani che hanno notevolmente ammorbidito la loro posizione di contrasto nei confronti della Russia. Credo che siamo molto vicini alla loro cancellazione.

La competitività delle aziende attive in Italia è decisamente vincolata anche dal peso della burocrazia e dalle lungaggini nei contenziosi giudiziari quando si hanno procedimenti giudiziari in corso. Questa situazione quanto pesa nell’attrattività italiana nei confronti delle imprese russe?

Credo che la riforma della giustizia italiana, soprattutto di quella civile, sia ormai ineludibile per attirare gli investimenti esteri in Italia. Se guardiamo al volume del contenzioso attivo tra imprese italiane e russe, quelli attivati dalle imprese russe che investono in Italia è decisamente maggiore rispetto a quelli delle imprese italiane che investono in Russia. La farraginosità delle norme italiane e i tempi morti della burocrazia è oggettivamente un grosso limite per l’arrivo e per l’attività delle imprese estere in Italia e questo frena notevolmente gli investimenti esteri.

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