Decreto Clima, la bozza nasce pasticciata e controproducente

Conftrasporto: «i tagli lineari all’autotrasporto sarebbero un clamoroso autogol per l’ambiente. Serve una ragionamento più dettagliato». 

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La bozza del decreto Clima all’esame del prossimo Consiglio dei ministri che punta a cancellare le agevolazioni fiscali dannose per l’ambiente rischia di essere un clamoroso autogol per la genericità del provvedimento.

Da quanto emerge dalla bozza del decreto Clima, parrebbe che la nuova maggioranza Pd-M5s vorrebbe dare una svolta alle politiche del governo, spostando il timone verso azioni maggiormente ambientalistiche, mettendo nel mirino i circa 20 miliardi di agevolazioni vigenti per i più disparati settori ritenuti inquinanti. Il governo punterebbe ad una serie di tagli lineari del 10% annuo per arrivare ad un completo annullamento entro il 2040. Tra le agevolazioni finite nel mirino, le quelle all’autotrasporto merci (1,2 miliardi nel 2018), la minore accisa gravante sul gasolio rispetto alla benzina (4,9 miliardi nel 2018), gli sgravi sui carburanti a favore del settore agricolo (865 milioni nel 2018).

Secca la reazione di Conftrasporto Confcommercio, per il tramite del vicepresidente Paolo Uggè: «se il provvedimento fosse confermato come si legge nella bozza del decreto Clima, sarebbe un clamoroso autogol per lo Stato. I tagli lineari che riguardassero l’autotrasporto sarebbero quantomeno inaccettabili, innanzitutto perché il governo verrebbe meno all’impegno assuntocon la categoria. In secondo luogo perché in questo modo si penalizzerebbero anche i mezzi pesanti meno inquinanti come gli Euro 6, con il solo risultato che i camion di tutte le categorie farebbero rifornimento all’estero dove il gasolio costa decisamente meno che in Italia, con una perdita secca per le imprese italiane di distribuzione e per le casse dello Stato».

Uggè azzarda un consiglio al governo: «sarebbe utile, come del resto proponiamo da tempo, che vengano penalizzati solo i veicoli più vecchi, quelli a standard Euro 4 ed inferiori maggiormente inquinanti, tagliando solo a questi i rimborsi parziali delle accise sul gasolio. In questo modo si spingerebbero le imprese a rinnovare il parco circolante, con un evidente vantaggio per l’ambiente considerato che il 60% dei mezzi circolanti in Italia è ancora di categoria ante euro 4. Ne beneficerebbero anche la filiera dell’automotive e lo Stato, che incasserebbe l’Iva su ogni veicolo di nuova generazione acquistato. Viceversa – puntualizza Uggé – i risultati dei tagli lineari sarebbero diametralmente opposti a quanto dichiarato dal Governo: sul fronte ambientale i benefici sarebbero pari a zero, mentre ci sarebbe un gettito aggiuntivo per le casse dello Stato».

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